È morto Bruno Pizzul, voce storica del calcio italiano: avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni

Bruno Pizzul è morto all'ospedale di Gorizia, avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni. Voce storica del giornalismo sportivo italiano, con lui se ne va un pezzo dell'informazione che ha raccontato i momenti più belli ed esaltanti della Nazionale Azzurra di calcio. Cinque campionati del mondo e quattro Campionati Europei sono stati scanditi dall'enfasi misurata della sua narrazione e da una telecronaca mai urlata.
Le sue parole e il suo timbro fanno parte di quell'estate italiana delle notti magiche ai Mondiali 1990. "Baggio… Baggio… Baggio… goooool!", urlava in telecronaca sottolinenando le prodezze di "Codino" e gli occhi stralunati di Totò Schillaci. Le sue parole e il suo timbro ci riportano indietro con la memoria (anche) a quei "maledetti" rigori di Pasadena che quattro anni dopo segnarono in maniera profonda la delusione per una finalissima svanita solo dal dischetto. È stato lui nel '73 a esaltare il successo del Milan in Coppa delle Coppe e ancora, nella stessa competizione, della Lazio (1999) e del Parma in Coppa Uefa. "C'è un buco per Alemao… Careca… dentro ancora per Alemao… tiro e il pallone è in gol! grande azione del Napoli", urlò nel microfono a corredo di quel 3-3 nella finale di ritorno con lo Stoccarda che incoronò la squadra di Maradona in Coppa Uefa.

L'8 aprile 1970 debuttò dinanzi al microfono per Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia sul campo neutro di Como. Trentadue anni dopo arrivò il commiato nell'ultima telecronaca risalente all'agosto 2002 (amichevole Italia-Slovenia), che determinò anche il suo congedo in cuffia, salvo restare nel mondo della tv con le esperienze in programmi Rai quali Domenica Sprint e la Domenica Sportiva. Ma ce n'è ancora un'altra, sia pure non in veste ufficiale, che ha accompagnato la vittoria dell'Italia di Mancini nella finalissima di Euro 2021 contro l'Inghilterra: a Cormons (Comune in provincia di Gorizia dov'è cresciuto e ha vissuto), dinanzi a un maxischermo, prima annunciò le formazioni poi urlò "Siamo campioni d'Europa!". È stato "tutto molto bello".
Indimenticabile il racconto del dramma e della tragedia vissuta in prima persona allo stadio Heysel di Bruxelles, in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool. "Mi sentii schiacciato – spiegò in un'intervista – dall'assurdità di essere arrivato in una bella e civile città europea per raccontare le emozioni di una partita di pallone e aver invece fui costretto a parlare di 39 morti e centinaia di feriti".

Poco dopo, portò alla luce anche un episodio legato a quel giorno che lo toccò personalmente sotto il profilo emotivo. "Ricordo un paio di ragazzi, che erano riusciti a raggiungere la mia postazione. Mi chiesero di dire alle loro mamme che erano vivi. Io risposi che non potevo accontentarli, per non far preoccupare le mamme e i parenti degli altri ragazzi presenti allo stadio. In casi del genere ti trovi ad affrontare dilemmi tremendi, perché la realtà da raccontare è assolutamente fuori dai normali parametri della cronaca".
Altra pasta, altra epoca, altro tempi e modi di veicolare informazione. Pizzul ha sempre guardato con occhio critico al nuovo modo d'interpretare le telecronache. "Sono bravi, certo, ma adesso i telecronisti parlano un po' troppo… Anche ai miei tempi ci dicevano di parlare poco, figuriamoci oggi".