“È la mia ancora, mi chiama ogni giorno”: Zaniolo svela l’affetto commovente di Florenzi
Alla fine Nicolò Zaniolo se n'è fatta una ragione: il secondo terribile infortunio al ginocchio – il sinistro, dopo che la malasorte gli aveva frantumato il destro 8 mesi prima – gli impedirà di partecipare ai prossimi campionati Europei, cui teneva tantissimo. Sarebbe stato un rischio troppo grande forzare per tornare a tutti i costi in campo nel finale di campionato, dopo che il chirurgo nella visita di controllo dello scorso aprile aveva riscontrato una differenza di tono muscolare ancora troppo grande tra le due gambe.
L'ennesima botta per il 21enne talento della Roma, che sulle pagine di ‘Sportweek' racconta le sofferenze non solo fisiche che lo hanno afflitto in questi ultimi mesi: "Quando mi sono rotto il crociato la seconda volta, ho pianto veramente tanto. Chiuso in casa per una settimana, ho spento il telefono, non riuscivo più a parlare, né a sorridere, ho pensato di mollare. Vedevo i ragazzi camminare, volevo essere come loro. Io per tre mesi mi tiravo su con le stampelle. Poi grazie ai miei e agli amici, sono arrivato a oggi con più voglia di prima".
Era il 7 settembre 2020, si giocava Olanda-Italia di Nations League: "È un dolore indescrivibile. Parte dai piedi e arriva al cervello, è uno scrocchio di dita. E non è solo quello che senti: in quel momento mi sono passati davanti tutti i 6 mesi di sacrifici e di allenamenti buttati via. Mi sono chiesto tante volte: perché proprio a me? Perché?".
Laddove c'è il buio, la luce si vede ancora di più, fino a diventare un bagliore accecante. Quella luce per Zaniolo ha un nome e un cognome: "Mi sono aggrappato a Florenzi, la mia ancora. Mi chiama ogni giorno, da quel giorno e mi chiede come sto. Ha vissuto il mio stesso doppio infortunio, con la stessa tempistica. Mi ha spiegato che non è finita. Mi ha detto di non abbattermi, di non pensarci, di fare più cose possibile, nelle norme. Che ho talento e devo preservarlo".
Il giovane talento che la Roma ha preso dall'Inter nell'affare Nainggolan adesso si sente più forte: "Se subisci due operazioni importanti, a 20 anni, non è scontato rialzarti. Potevo prendere solo il marcio, ma mi sono posto un obiettivo: tornare migliore di prima. Serve pazienza, lavorare tutti i giorni anche se non puoi farlo come vorresti. Ora spacco tutto, ma con la testa".
Zaniolo si è fatto forza anche grazie alla fede: "Sono molto credente. Tatuata sul braccio c'è la Madonna che mi protegge, la tigre che mi dice di non mollare mai e il serpente che… devo pungere quando serve. Cos'è la felicità? Casa, a tavola con la mia famiglia, gli amici e un bicchiere di vino. O una birra. Ridere, scherzare. Andare a ballare, quando si potrà. La felicità dura poco, esser felici non è facile". Con un pallone tra i piedi lo è di più: la Roma e l'Italia aspettano Nicolò.