Dybala tocca la coppa e ha un solo pensiero, condividerla con suo padre: era il suo sogno
Paulo Dybala è campione del mondo con l'Argentina e lo è diventato da protagonista, il che non era assolutamente scontato vedendo lo spazio nullo che gli ha concesso il Ct Scaloni nelle prime cinque partite del torneo, quando il 29enne romanista è rimasto inchiodato alla panchina durante l'intera fase a gironi e poi negli ottavi e nei quarti contro Australia e Olanda. In quest'ultimo match, l'ex Juve si era peraltro ritagliato un ruolo non esattamente calcistico quando dopo il successo dell'Albiceleste ai rigori aveva preso in giro Dumfries con un gesto accompagnato da un eloquente labiale ("vai a casa, vai a casa"), contribuendo a far espellere a partita finita il giocatore dell'Inter.
Sul campo il Mondiale di Dybala è invece cominciato nella partita successiva, la semifinale vinta sulla Croazia, quando è entrato in campo sul 3-0 per far trascorrere gli ultimi minuti e dare un po' di riposo a Julian Alvarez. Ma è nella finale con la Francia che l'attaccante di Laguna Larga si è conquistato un posto eterno nella storia sportiva argentina e non certo per i pochi attimi giocati quando Scaloni lo ha inserito a supplementari praticamente finiti al posto di Tagliafico: il Ct lo ha aveva messo in campo per fargli tirare uno dei calci di rigore che di lì a poco avrebbero assegnato la coppa, assieme a Messi, Paredes, Montiel e Lautaro (la cui conclusione non è stata necessaria, visto che l'Albiceleste ha chiuso i giochi al quarto tiro).
Dybala non ha tradito la fiducia concessagli e ha battuto Lloris, avendo peraltro sulle spalle la pressione derivante dal fatto che i due giocatori che prima di lui erano entrati in questi Mondiali negli ultimi 5 minuti dei supplementari proprio per battere i rigori (il marocchino Benoun e lo spagnolo Sarabia) avevano fallito miseramente. Paulo ha invece dato ragione a Scaloni e messo un mattone pesantissimo per portare a casa la coppa dopo 36 anni. Poi finalmente ha potuto toccare quella coppa che sognava fin da bambino e in quel momento ha alzato gli occhi al cielo.
Perché vedergli sollevare la coppa che vale la carriera di un calciatore era anche il sogno di suo padre, morto nel 2008 quando Paulo aveva appena 15 anni. Qualche mese prima all'uomo era stato diagnosticato un tumore all'intestino che non gli avrebbe lasciato scampo.
Papà Adolfo sperava che suo figlio diventasse un calciatore professionista e ha fatto di tutto perché potesse raggiungere questo obiettivo. "Perderlo fu un dolore fortissimo – Dybala raccontò nel 2017 a Vanity Fair – Nei mesi precedenti non riusciva più a venirmi a trovare e il club (giocava nelle giovanili dell'Instituto allora, ndr) mi fece andare a casa per un po' di tempo. Sei mesi erano troppo pochi e mi venne la tentazione di mollare tutto. Forse un giorno lo ritroverò o forse no, a papà però penso sempre e gli dedico tutti i miei gol".
Adesso, a distanza di 14 anni dall'averlo perso, Paulo può dedicare all'amato genitore qualcosa di più di una rete: la Coppa del Mondo prima toccata e poi sollevata nel cielo del Qatar. Da protagonista, come sognava papà Adolfo quando quel bambino faceva già magie col pallone tra i piedi.