Dybala si scusa: “Non era una festa, ma ho sbagliato lo stesso”
Le scuse di Paulo Dybala sono arrivate nel tardo pomeriggio, dopo una giornata durissima a livello mediatico per il calciatore, i compagni di squadra (McKennie e Arthur) e la Juventus travolti dall'ondata di polemiche scaturita per il party organizzato dal centrocampista americano in piena zona rossa nonostante la pandemia di coronavirus. "Non era una festa ma ho sbagliato lo stesso", è il messaggio condiviso sui social dall'argentino in una story pubblicata su Instagram. "So che in un momento così difficile nel mondo per il Covid sarebbe stato meglio non sbagliare – si legge ancora -, ma ho sbagliato a rimanere a cena fuori".
I Carabinieri a casa McKennie
L'episodio è venuto alla luce quando, in seguito a un controllo dei Carabinieri allertati dai vicini, all'interno dell'abitazione di McKennie sono state scoperte una ventina di persone (oltre ai giocatori in questione) che partecipavano a quell'appuntamento conviviale. Un rendez-vous svolto violando tutte le prescrizioni in materia di contenimento dei contagi, senza alcun rispetto delle raccomandazioni da parte del club e della situazione contingente. Le circostanze, già imbarazzanti, hanno rischiato di provocare guai anche più grossi a livello penale: una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale a causa del ritardo che ha tenuto i militari dell'Arma ad attendere circa un'ora prima che fosse consentito loro l'accesso alla residenza dell'americano.
Le sanzioni della Juve nei confronti dei calciatori
Il sopralluogo s'è concluso con una segnalazione alle autorità competenti da parte dei Carabinieri che hanno elevato contravvenzioni nei confronti delle persone presenti in quel momento nell'appartamento. Quanto ai tre calciatori, la Juventus sta valutando provvedimenti molto duri: non solo un'ammenda salata ma anche una sospensione punitiva con relativa esclusione almeno dal prossimo impegno di campionato (il derby della Mole contro il Torino).