Dybala irrompe dalla panchina per far saltare i nervi a Dumfries: lo provoca, poi si nasconde
Paulo Dybala non ha giocato nemmeno uno minuto in questi Mondiali ma venerdì sera è salito alla ribalta nel finale incandescente di Olanda–Argentina. Veleno, sfotto', spintoni e il tentativo di regolare conti in sospeso dopo quell'esultanza sfacciata, irrispettosa al termine della sequenza dei rigori hanno scandito i titoli di coda. Il match è stato infuocato, caratterizzato da provocazioni e vendette, baruffe, gol ed emozioni, l'interpretazione non impeccabile dell'arbitro, Mateu Lahoz.
La Fifa ha aperto un procedimento verso le due nazionali per violazione degli articoli 12 (cattiva condotta dei giocatori e dello staff) e 16 (ordine e sicurezza della partita): la decisione arriverà a breve (entro martedì prossimo, giorno della sfida con la Croazia in semifinale), la Seleccion è quella che rischia di più (con Messi e Paredes finiti sotto la lente della Commissione Disciplinare per alcuni episodi avvenuti durante e dopo l'incontro).
In mezzo a quella gazzarra c'è finita anche la Joya. Si è lanciata nella mischia, lasciandosi trascinare dalla corrente dei compagni di squadra e dall'adrenalina. Ha dato un senso alla sua partecipazione alla Coppa. S'è ritagliato una piccola parte – tutt'altro che esaltante, considerati contesto e mimica sgradevole – anche se da attore non protagonista in un copione che lo vede solo ai margini, ridotto al ruolo di controfigura "per scelta tecnica" o perché è giusto dare spazio a coloro che "sono necessari" come più volte ripetuto dal ct, Scaloni.
Dybala è entrato in scena per un cameo. Ha fatto tutto a braccio, dando sfogo all'istinto. Pochi attimi per mettersi in mostra nel peggiore dei modi. S'è adeguato al clima e ha aggiunto anche il suo tocco d'emotività non potendo farlo in campo.
Il calciatore della Roma aveva il fratino addosso e un ghigno beffardo stampato sul viso: ce l'aveva con il difensore dell'Olanda (e dell'Inter), Denzel Dumfries, uno dei più furibondi (prenderà il cartellino rosso) anche dopo la celebrazione sberleffo subita dagli avversari in quegli attimi fatali per i calci di rigore. In quegli attimi in cui un secondo prima sei in paradiso e un altro dopo sprofondi all'inferno. In quegli attimi sospeso tra la vita e la morte (sportiva) mentre le Parche tessono e disfano il tuo destino.
Dumfries ha un diavolo per capello, i nervi gli esplodono. Potesse farlo, saprebbe come far rimangiare all'Albiceleste l'arroganza del vincitore che infierisce sugli sconfitti. I compagni di nazionale lo trattengono ma non basta. Un gesto e un paio di ‘paroline' di Dybala lo fanno infuriare: "vai a casa… vai a casa", gli dice Dybala (come si evince dal labiale e da un movimento della mano molto eloquente).
L'esterno olandese viene frenato a stento anche da Edgar Davids. C'è perfino Tagliafico (terzino della Seleccion) che lo cintura e gli evita guai peggiori. "Non mi piace puntare il dito contro gli altri giocatori, ma avevo le mie ragioni. È successo qualcosa che mi ha fatto reagire", dirà dopo aver sbollito la rabbia. Dybala era a pochi metri da lui… ha lanciato il sassolino e poi fatto qualche passo indietro, protetto dal ‘cordone' di giocatori che intervengono e fanno da scudo. Sorride indisponente ma la sua non è vera Joya.