Dybala ed El Shaarawy rilanciano la Roma, Udinese sconfitta: giallorossi al quinto posto, -3 dal Napoli
La Roma aveva un jolly da giocare e l'ha calato chiamando banco. Ha fatto all-in e messo le mani su un carico di Joya e punti: 3-1 all'Udinese con l'acuto di El Shaarawy. Missione compiuta, Mourinho esulta urlando verso la tribuna. Le sconfitte di Atalanta (in casa col Napoli) e Fiorentina (a San Siro con il Milan) le avevano spianato la strada per saltare a pie' pari la concorrenza e balzare al quinto posto, a -3 dai partenopei nell'attesa del posticipo di lunedì tra Bologna e Torino. L'occasione era ghiotta, andava sfruttata. E Dybala, nel momento più difficile, ci ha messo lo zampino servendo sul piatto la rete del 2-1, pesante e preziosa.
Un tocco di Joya. Ci voleva, era atteso. Ha spazzato via cattivi pensieri e i mugugni che erano sorti per come s'erano messe le cose. Ne era scaturito un pareggio amaro, maturato nella ripresa per il diverso approccio dei friulani rispetto a un primo tempo nel quale era stata la squadra di José Mourinho a tenere il pallino del gioco. Passava in vantaggio con Mancini, sfiorava il raddoppio con Pellegrini ma andava al riposo con poche certezze. Quelle che aveva si sgretolavano dopo una decina di minuti, complici un paio di opportunità (ancora Mancini, ma più clamorosa quella di Lukaku) per mettere il cappello sul risultato.
Blackout. Calava il buio quando Payero pennellava un cross sul secondo palo che trovava impreparata la difesa capitolina: Thauvin era lì, appostato e indisturbato, a battere di testa superando Rui Patricio con una traiettoria che lo beffava sul palo più lontano. Il tecnico portoghese ha avuto un sussulto, sbottando più di quanto non lo avesse fatto nel primo tempo quando, dinanzi alle ‘cadute facili' degli avversari, s'era alzato dalla panchina per stigmatizzare quegli atteggiamenti.
Mou ha preso il coraggio a due mani e aggiunto peso offensivo alla prima linea: fuori Spinazzola e Pellegrini, dentro El Shaarawy e Azmoun. La scelta gli ha dato ragione, tant'è che proprio dai piedi del Faraone che sono scaturiti un paio di passaggi che avrebbero meritato miglior fortuna ma la punta iraniana o non coglieva al volo le intenzioni del compagno oppure ci andava col ‘piede molle' (come si dice in gergo). Il tempo di una girata di testa di Cristante, fuori d'un soffio, poi arrivava un altro doppio cambio per i giallorossi: dentro Zalewski e Bove che prendevano il posto di Karsdorp e Paredes. Servoivano ‘gamba' e forse fresche per l'assalto finale. La pennellata è uno sbuffo di Joya, il Faraone cala il tris.