Due giocatori della Juve hanno girato agli investigatori i messaggi Whatsapp finiti nell’inchiesta
Il campionato è fermo a causa della pandemia. Il Covid ha costretto anche il mondo del calcio a fermarsi, a fare i conti con la contrazione degli introiti che asciuga i bilanci. I calciatori delle squadre non sanno ancora quando potranno riprendere gli allenamenti regolari né quando ci sarà la ripresa del campionato e delle Coppe.
La Juventus non resta ferma, non può. C'è fervore come si apprende dalla narrazione degli eventi e dal resoconto delle indagini della Procura che ha guardato cosa non quadrava nei conti fino a chiedere il rinvio a giudizio dell'ex presidente, Andrea Agnelli e altre 12 persone. La dirigenza ha incombenze impellenti perché quel buco finanziario che via via è divenuto voragine sgretola il terreno sotto i piedi. Quel periodo di vuoto è un impaccio, una iattura, l'imponderabile che mette i bastoni tra le ruote rispetto ai piani della dirigenza. Ci sono ammanchi da colmare ma è tutto fermo, una situazione contingente che aggrava quella dei bianconeri.
C'è bisogno di una strategia ulteriore, alternativa. Una sorta di "lato b" rispetto al piano delle plusvalenze e alla "opacità" delle operazioni che hanno portato gli investigatori a studiare il meccanismo complesso che era stato messo in piedi per coprire una situazione debitoria divenuta preoccupante, quasi ingestibile.
È in quel frangente, in quei due anni dolorosi e devastanti, che s'innestano le due "manovre stipendi" a cui sono risaliti gli investigatori e relative alle stagioni comprese nel biennio 2019/2021. Non è stato semplice farlo anche perché, scrivono i pm nella relazione agli atti, viene rilevato un "contegno reticente assunto dai dirigenti juventini escussi (e finanche da qualche giocatore, su tutti Chiellini Giorgio), che non hanno in alcun modo contribuito genuinamente alla ricostruzione dei fatti".
A corredo di questa deduzione viene sottolineato il contenuto della deposizione dello stesso Chiellini che dichiara di "non ricordare di aver ricevuto la sera prima della diffusione del comunicato (27.3.2020) una bozza dello stesso, ove si indicava soltanto la rinuncia a quattro mensilità, contrariamente al contenuto dell'accordo siglato il 28.3.2020 con il presidente. Alla domanda ‘Le è stato chiesto dalla società di non divulgare i termini dell'accordo siglato con il Presidente?' ha risposto laconicamente: No. Ha ammesso che vi era generale consapevolezza del fatto che il comunicato sarebbe uscito ‘diverso (dagli accordi reali, ndr)' e che tutti erano a conoscenza di tutto".
Ai calciatori viene chiesto un sacrificio ma con la garanzia che il pagamento del corrispettivo pattuito sarebbe stato effettuato anche in caso di cessione: la prima volta attraverso un accordo collettivo nel quale emerge la figura di Giorgio Chiellini (ma nelle carte si fa riferimento anche ai senatori Leonardo Bonucci e Gigi Buffon) che fa da tramite tra la squadra (che viene informata di tutto attraverso una chat su WhatsApp e discute attraverso video-riunioni) e la società; la seconda volta passando a trattative individuali.
Almeno inizialmente non tutti prendono bene l'ipotesi prefigurata dalla società, lo spiega Paulo Dybala nel colloquio con gli inquirenti: "La proposta era quella di non percepire i quattro mesi di stipendio (non ricordo di preciso quali mesi). Noi non eravamo d'accordo perché non volevamo rinunciare a così tanti mesi. L'accordo è stato che di quei quattro mesi ne percepivamo tre nella stagione successiva e uno lo lasciavamo come solidarietà. Quando ci hanno chiesto di rinunciare a quattro mesi, siamo rimasti stupiti e molti di noi hanno detto no".
La squadra è presa alla sprovvista, si sente smarrita. È un momento di confusione, orientarsi è difficile. Le parole della Joya sono emblematiche al riguardo: "È difficile dire chi ce lo ha chiesto la prima volta, forse è stato Matteo Fabris (Team manager, ndr) e poi abbiamo un gruppo di whatsapp con i compagni di squadra. L'informazione è girata lì; era un periodo confuso, alcuni era no andati all'estero altri erano rimasti in Italia. Ricordo che prendemmo la decisione di decidere insieme, cioè di accettare o meno la proposta ma di farlo tutti insieme".
Matthijs de Ligt (oggi al Bayern Monaco) e Mattia De Sciglio sono i due calciatori che hanno prodotto gli screen delle schermate dei messaggi whatsapp ricevuti il 27 e il 28 marzo 2020 da Chiellini. C'è anche una versione in inglese che viene girata: serviva per rendere il messaggio chiaro ai non italiani e soprattutto inoltrarlo facilmente ad avvocati e procuratori.
Ciao a tutti, come sapete stiamo parlando con Fabio (Paratici, ndr) e il presidente per cercare di aiutare il club e tutti i dipendenti in questo momento di difficoltà. La proposta finale è questa: ci mancano 4 mesi di salario, 3 mesi pagati in caso che riusciamo a finire il campionato, 2 mesi e mezzo in caso di stop. Il presidente ha garantito il pagamento di una mensilità il 1° luglio e il resto nella stagione 20/21.
Ringraziano davvero tutta la squadra per la sensibilità. In caso di ok, domani avrei un foglio firmato dal presidente dove si fa garante di quanto detto sopra. Per questioni legislative di Borsa, la comunicazione che uscirebbe è solo della rinuncia ai 4 mesi. È chiesto di non parlare delle interviste sui dettagli di questo accordo.
Vi arriverà nei prossimi giorni un foglio che vale tutto e niente come quello che abbiamo firmato io e il presidente, dove ci impegniamo a lasciare i restanti mesi di questa stagione. Successivamente, saranno contattati i vostri avvocati o agenti e nello stesso momento saranno firmati i contratti validi per questa stagione e per la prossima. La Juventus farà un comunicato stampa dove dirà che rinunciamo a 4 mensilità per aiutare il club. Grazie di tutto.
Il documento in questione è la scrittura privata che è fondamentale quale riscontro per la tesi dell'indagine sullo stratagemma contabile attuato dalla Juventus. Nello specifico, relativo agli ingaggi dei calciatori. "Con riguardo alla scrittura privata sottoscritta da Agnelli Andrea e Chiellini Giorgio in data 28 marzo 2020 hanno dichiarato che la stessa rispecchiava i termini dell'accordo ma che non l'avevano mai vista".
In buona sostanza, come si apprende dagli atti, ai giocatori vengono sottoposti altri documenti – quelli finali per formalizzare l'intesa – firmati qualche mese dopo (a maggio 2020 secondo le testimonianze rese). "In generale, hanno dichiarato di non ricordare il numero di documenti firmati e l'occasione o le occasioni in cui la firma sarebbe stata apposta, essendosi limitati a firmare una volta ricevuto il benestare da parte degli agenti/avvocati".
Scenario leggermente diverso nella seconda manovra stipendi (in questo caso il campionato non si è interrotto), quando i calciatori chiudono intese personali: questa volta oggetto dell'accordo è lo "spostamento di quattro mensilità senza rinuncia alcuna" sempre con garanzia di pagamento anche in caso di trasferimento ad altra squadra o all'estero.
"Abbiamo fatto anche qui una cosa similare – dice ancora Dybala -, ricordo di spostare in avanti i mesi senza però togliere nulla, neanche un mese. Non ricordo bene se era obbligatorio o se ognuno decideva per sé. In quel momento io e la Juve stavamo parlando del rinnovo e non andavamo molto d'accordo. Non volevo aderire a questa operazione sullo stipendio, volevo semplicemente ricevere tutti i mesi il mio stipendio; poi parlando con il mio gruppo di lavoro mi hanno detto: meglio se lo facciamo, abbiamo un buon rapporto con la società, anche per avere migliori prospettive per il rinnovo. Non volevo ma l'ho fatto".
La particolarità di questa seconda tornata di trattative era che "potevi accettare o no; quelli che accettavano avrebbero preso tutto l'anno dopo. Ognuno ha fatto per conto suo". Poi c'è il caso Cristiano Ronaldo ma quella della carta che non deve saltare fuori "altrimenti ci saltano alla gola" è un'altra storia.