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“Dovete essere sorpresi che non l’ho picchiato”: D’Aversa durissimo, esplode il caso alla Sampdoria

Momento difficile per la Sampdoria, sconfitta seccamente in casa del Torino dopo aver perso con l’Atalanta nel turno precedente. La panchina di D’Aversa vacilla, ma Ferrero sembra intenzionato a concedergli un’ultima prova d’appello domenica prossima contro il Bologna. Intanto in casa blucerchiata esplode il caso.
A cura di Paolo Fiorenza
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La Sampdoria perde male in casa del Torino nell'anticipo del sabato sera e adesso i blucerchiati hanno soltanto due punti di margine sulla zona retrocessione. La panchina del tecnico D'Aversa traballa pericolosamente ma per ora sembrano esclusi ribaltoni: all'allenatore nato a Stoccarda sarà concessa un'ulteriore prova d'appello domenica prossima al Ferraris contro il Bologna. Una partita da non fallire e per questo la società ha deciso di portare i giocatori in ritiro da domani o al più tardi da martedì, per richiamare tutti alle proprie responsabilità.

I numeri del resto sono impietosi, soprattutto alla voce difesa: nelle prime 11 giornate Audero ha raccolto ben 23 palloni nella propria rete, difficile fare risultato con queste premesse. Che il momento sia teso e la voglia di scherzare ridotta a zero, lo dimostra quanto accaduto durante e dopo la partita persa per 3-0 contro il Torino. Al minuto 69 – sotto di due gol – D'Aversa ha effettuato la sua terza sostituzione dopo aver già inserito Caputo e Gabbiadini: dentro Kristoffer Askildsen al posto di Bereszynski, un cambio ulteriormente offensivo. Ma il 20enne centrocampista norvegese è durato pochissimo in campo, visto che il tecnico lo ha tirato fuori dopo appena 12 minuti, sostituendolo all'81' con Dragusin.

Al momento del cambio non è sfuggito il mancato saluto tra il giocatore e D'Aversa, ma questo è stato niente rispetto alle parole durissime pronunciate dal 46enne allenatore ex Parma nel dopo partita nei confronti di Askildsen: "Dovete essere sorpresi che non sono entrato in campo e non l'ho picchiato. Quando faccio un cambio bisogna dare l'anima. Era un segnale per lui, ma anche per gli altri. Bisogna onorare la maglia, una volta glielo dici con le buone ma quando entri in quella maniera devi dare l’anima". Il tempo delle carezze è finito, D'Aversa sa che si sta giocando una fetta di carriera: chi lo segue, bene, sennò si va con gli altri.

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