Dov’è stato Pellegrini per 77 minuti di Italia-Macedonia e le altre domande che ci tormentano
In gol contro la Germania e l'Ungheria. In due partite di Nations League le prestazioni di Lorenzo Pellegrini (e più in generale degli Azzurri) alimentano rimpianti, rabbia e un dubbio martellante: come ha fatto la Nazionale a sprecare la possibilità di qualificarsi ai Mondiali attraverso i gironi? Come ha fatto a farsi del male da sola perfino contro la Macedonia del Nord tecnicamente inferiore rispetto ai magiari? Dov'era il calciatore della Roma che, schierato nel tridente oppure da mezzala, mostra dinamismo, qualità, pericolosità, capacità di offrire soluzioni tattiche, mostrarsi duttile abbastanza nel cucire il gioco e, poco dopo, nel fiondarsi in area come fosse una punta?
Nel vivo dell'azione. Affonda il colpo e rientra. Ricama assist. Se ti volti, vedi già la sagoma di Pellegrini che è lì in area (o appostato dal limite) per battere a rete, agire da guastatore. Non si risparmia. Dialoga con Gnonto, con Spinazzola (compagno di club) gli basta un cenno, assieme a Barella (che botta all'incrocio dei pali!) e Politano (traversa che ancora trema) è uno dei migliori in campo. Eppure nella gara dei playoff contro una modesta Macedonia entrò solo al 77°: il ct lo lanciò nella mischia al posto di Immobile e sembrò una mossa dettata solo dalla disperazione. Lo tenne dietro le quinte, preferì altro e, alla luce del rendimento attuale, non si capisce perché. Ma non fu l'unica decisione del commissario tecnico che fece discutere.
Furono una decina i calciatori che vennero esclusi da quel match così delicato. Eccezion fatta per Bonucci, Locatelli e Scamacca (non in perfette condizioni fisiche), fecero rumore soprattutto il taglio di Belotti e Zaniolo tra i più in forma della Roma in quella fase della stagione (Gollini, Luiz Felipe, Biraghi, Sensi e Zaccagni completarono la lista degli esclusi) e la convocazione a sorpresa di Joao Pedro del Cagliari (subentrato per una manciata di minuti a Berardi nell'assalto all'arma bianca).
Perché il ct optò per quella soluzione? Per due ragioni, almeno secondo quanto trapelato allora: una sorta di debito di riconoscenza nei confronti del gruppo che aveva dato tutto e conquistato gli Europei, lasciando fuori solo quei calciatori non in forma; tentare la carta della duttilità puntando sull'italo-brasiliano che nelle convinzioni di Mancini poteva tornare utile "perché può fare la seconda punta oltre che l’esterno". La prestazione della Nazionale e il risultato di quella sera lo smentirono. Fanno ancora male e alimentano dubbi. A cominciare da Pellegrini, entrato solo al 77° minuto di una gara umiliante nonostante un'ottima annata con la Roma (9 reti in Serie A, 14 complessive compre le 5 in Conference League).