C'è un'immagine di Belgio-Italia che sta facendo il giro del mondo, tra commenti ironici e solite storie sulla teatralità (o furbizia) degli italiani. Ciro Immobile va giù in area di rigore del Belgio dopo un contrasto a gamba alta con Vertonghen e resta per terra. Chiede il rigore, forse ha sentito un contatto con l'avversario. Si contorce su se stesso per attirare l'attenzione dell'arbitro ed enfatizzare gli effetti del contrasto con il difensore del Belgio. Immediatamente pensiamo al VAR e alla possibilità che l'arbitro Vincic vada a rivedere l'azione al monitor. In realtà non facciamo neanche in tempo a protestare, noi lì ad osservare. Perché gli azzurri in campo neanche ci pensano a fermarsi per chiedere il rigore. Ripartono come furie in avanti, in ossequio al mantra della riconquista immediata del pallone, specialmente in zona alta, dove è più facile convertire un recupero in una potenziale occasione. Va in pressione prima Barella, poi ci prova Insigne e il Belgio finisce per sbagliare l'uscita consegnando la sfera a Verratti. Sono in quattro nel fazzoletto di campo attorno al portatore di palla avversario. Densità e aggressività. Nel giro di pochi istanti è gol, quello dell'1-0.
Alcune sequenze diventate virali si concentrano sull'atteggiamento di Immobile, che resta per terra per tutta la durata dell'azione, in attesa che qualcuno fermi il gioco per valutare la possibilità di concedere il calcio di rigore, e poi si rialza di colpo per andare a festeggiare con i compagni. Ma quello che meglio racconta l'Italia di Mancini è l'atteggiamento con cui gli azzurri hanno reagito d'istinto.
Quell'idea di calcio verticale e incisiva alla base dell'impronta di gioco che ha portato la Nazionale alla semifinale degli Europei dopo una striscia di 32 risultati utili consecutivi. Il pensiero proiettato alla possibilità di rubare subito palla piuttosto che alle proteste per invocare il rigore, la strada che avremmo scelto in altri momenti della nostra storia. Ma non adesso, non con questa mentalità, spinti da cotanta fiducia.
Un'ulteriore dimostrazione di quanto il lavoro di Mancini sul gruppo azzurro sia stato eccezionale. Parte dalla testa per arrivare a quello che vediamo in campo. Oggi l'Italia è una una squadra forte nei singoli, nel collettivo, nell'impianto di gioco e nel modo di stare dentro la partita. Intrappolata in uno stato di grazia perenne come fosse in una bolla, che dovrà resistere agli assalti esterni ancora per poco più di una settimana. Si può fare.