Dove gioca Gnonto e perché a 16 anni è già stato costretto ad andare via dall’Italia
La domanda dopo Italia-Germania è più o meno la stessa che aveva fatto seguito alla lista di convocati diramata da Mancini: "E questo Gnonto da dove salta fuori?". Ma mentre il tono era dubitativo nei giorni scorsi, dopo il suo impatto al Dall'Ara il quesito ha acquisito una vena di incredulità. Dove siamo andati a pescarlo uno con queste qualità? Il rischio di esagerare nei giudizi dopo soli 25 minuti in azzurro è alto, così come l'hype che si è sviluppato intorno a Willy Gnonto, ma i colpi sono interessanti e la sua storia racconta di un potenziale evidente già almeno un paio d'anni fa.
Aprile 2020: è il momento in cui la carriera di Gnonto vive la svolta decisiva. È uno dei prodotti più interessanti del settore giovanile dell'Inter, perla tra le perle di una nidiata che sfornerà diversi talenti (Esposito e Satriano su tutti), e si è già imposto su una vetrina internazionale da sempre seguita con particolare attenzione dagli scout, quel Mondiale U17 in cui mette a segno tre gol in quattro partite con l'Italia. L'Inter ha nei piani di fargli firmare il primo contratto da professionista per poi definirne il percorso stagione dopo stagione: qualche prestito qua e là per testare il livello e valutare l'ingresso in prima squadra.
È qui che Gnonto mostra il coraggio. Oltre alla proposta dei nerazzurri, si presenta l'occasione di firmare per lo Zurigo, nella massima serie del campionato svizzero. Con un dettaglio non da poco: sarebbe da subito aggregato alla prima squadra, con possibilità immediate di ampio minutaggio. Quel contesto che in Italia sembra utopico anche per i ragazzi di talento – trovare spazio da subito, da quando si è davvero giovani – diventa uno scenario concreto per Gnonto, che a 17 anni non ancora compiuti firma per il club svizzero e lascia l'Italia e l'Inter, non senza sorpresa da parte del suo vecchio club.
"Andare via dall’Inter dopo tanti anni non è stato facile, ma a Zurigo mi hanno dato subito l'opportunità di far parte della prima squadra – ha spiegato il diretto interessato pochi mesi dopo il trasferimento –. È bello sapere di avere il tempo di crescere e di migliorarmi stando con i grandi. Sento la fiducia dell'allenatore e della società". A 18 anni Gnonto ha già all'attivo 62 partite e 11 gol in prima squadra a Zurigo. "A quest’età bisogna giocare – ha detto alla Rai dopo Italia-Germania –. Io ho preso un grande rischio. Ero all’Inter, a casa mia, ma a un certo punto bisogna prendere decisioni difficili".
Non è l'Inter nello specifico ad avere colpe, ma un sistema complessivo che costringe i giovani a mille peripezie prima di poter dar loro una vera occasione. Non è un caso che lo stesso concetto di giovane, in Italia, abbia qualche anno di differenza in più rispetto a quello a cui si fa riferimento all'estero. Un sistema che ha progressivamente causato i danni con cui facciamo i conti oggi, al secondo Mondiale di fila che guarderemo da casa e con una Nazionale da rifondare senza avere un bacino di calciatori particolarmente florido. In cui gli Gnonto dovrebbero essere la normalità, e non piacevoli eccezioni.