Douglas Costa spacca difese (da quando Maurizio Sarri è alla Juventus)
“È già uno dei migliori esterni offensivi al mondo, ma può diventare uno dei migliori cinque interpreti del ruolo. La sua qualità migliore è il dribbling, ma ha anche l'intelligenza e la comprensione del gioco per individuare le migliori situazioni e costruire occasioni”. Così Pep Guardiola parlava nell'agosto del 2015 di Douglas Costa. Esterno brasiliano appassionato dei fumetti di Flash, il suo tempo e il suo rendimento dipende dalla velocità. È un giocatore da capire, e Sarri sembra poterci riuscire meglio di chi l'ha preceduto.
Douglas Costa, la forza dell'istinto
È un'ala più istintiva che razionale, tendenzialmente anarchico nel rispetto dell'etimo del termine: un'assenza di regole in quanto superflue. “Sono un giocatore molto offensivo e il gioco di Sarri è perfetto per me. La sua impostazione è uno stimolo in più per tutti noi attaccanti, Ronaldo, Higuain, Dybala: poter stare vicini alla porta ci aiuta a rendere meglio” ha detto alla Gazzetta dello Sport. È passato dal calcio iper-offensivo di Guardiola a un modulo più orientato all'equilibrio con Allegri. Ora si trova a riadattare quanto imparato nelle ultime stagioni. Sarri e Guardiola, ha spiegato, “sono simili: insistono sulla pressione offensiva e tengono la linea difensiva molto alta. A Guardiola piacciono i tocchi di palla molto rapidi come a Sarri, anche se il nuovo tecnico cura di più la fase difensiva. Sono allenatori differenti che propongono un’idea di calcio simile”.
Nell'ultima stagione, Douglas Costa ha completato il 50% dei 14 dribbling tentati, rivelano i dati Wyscout. Ha chiuso la stagione con una rete all'attivo in campionato a fronte di 0,8 expected goals, con una media di 2.52 tiri a partita. Ha tentato 5.58 cross, anche se sono uno su quattro si sono rivelati precisi. Ha vinto 20 duelli offensivi e completato 2.79 tocchi in area.
Un jolly sulle due fasce
Il brasiliano, scriveva Simone Torricini su Rivista Undici, “tende ad allargarsi su entrambe le fasce, taglia spesso il campo longitudinalmente, da destra verso sinistra. È un movimento che, nella sua semplicità, denota una personalità imponente (nel bene e nel male), che dimostra come l'ex Shakhtar non si preoccupi del tempo che scorre. Anche per questa tendenza, il suo atteggiamento sul campo può apparire un po’ elitario”.
Con il brasiliano, Allegri ha guadagnato una soluzione diversa per la manovra offensiva della Juve. Gli ha consentito una via per allargare la difesa avversaria, per andare sul fondo e servire Mandzukic, Dybala o Higuain. Di fatto, ha aumentato la mobilità della linea avanzata e la possibilità di recupero alto del pallone. Proprio alla stagione 2017-18 risale la partita con la sua più elevata produzione offensiva, in termini di expected goals, la sconfitta in casa contro la Lazio nell'ottobre del 2017.
Il 4-3-3 asimmetrico di Allegri l'ha sfavorito
Favorito dalla naturale tendenza al dribbling a rientrare, alternato alla possibilità di auto-lanciarsi in verticale, Douglas Costa aggiunge agli schemi offensivi della Juve un preciso tiro secco dalla distanza. Non a caso. Allegri l'ha fatto giocare spesso anche a sinistra. Da questa posizione, ha tentato una media di 1.54 tiri nella stagione 2017-18 (superiore alla sua media complessiva di conclusioni) e 3.29 nell'ultimo campionato.
Talento più individuale che associativo, si esalta quando può esprimere giocate in velocità. Quando tutta la squadra gioca in velocità. È uno dei migliori, nella stagione 2017-18, nel 3-1 al Bernabeu contro il Real Madrid, partita in cui riceve 25 passaggi e ne completa 26 su 34, di cui cinque su sei verso la trequarti offensiva. Nonostante un solo tiro in porta, in quella sfida Douglas Costa è l'elemento che sposta gli equilibri nella manovra della Juve. Spinge Marcelo a una marcatura aggressiva, scopre lo spazio alle sue spalle in cui si insinua Khedira che si alza dietro Casemiro. È proprio Douglas Costa ad avviare l'azione del terzo gol sfruttando la traccia interna sulla sovrapposizione di Lichtsteiner.
Fatica a trovare una posizione con Cristiano Ronaldo
Gioca chiaramente su una delle due fasce, sulla trequarti, con possibilità di accentrarsi negli spazi di mezzo. Nella scorsa stagione, l'esperimento del 4-3-3 asimmetrico e poi la necessità di integrare in squadra Cristiano Ronaldo l'ha portato a galleggiare lontano dalla porta senza un'identità tattica precisa. Il contesto di squadra, generalmente meno aggressivo e propositivo, non gli concede spazi ampi da attaccare in progressione. Perché il tecnico ricerca uno sviluppo della manovra equilibrato, bilanciato, soprattutto sulle fasce.
La sua Juve guadagna equilibrio, e la possibilità di reggere un attaccante atipico come Mandzukic che parte largo a sinistra, con una mezzala di corsa come Matuidi e giocatori più associativi nel ruolo di ala destra: Dybala, Cuadrado o Bernardeschi. La costruzione di linee di passaggio che possano valorizzare il gioco di posizione, ovvero le strutture offensive che metterebbero Douglas Costa nelle migliori condizioni, non si combinano con il gioco a ritmi più compassati con cui Allegri gestisce le partite. Ancor più dopo l'inserimento di Cristiano Ronaldo. Anche se il brasiliano raggiunge proprio l'anno scorso la sua media più alta di dribbling in un campionato, secondo i dati Opta raccolti dal sito Whoscored.
Sarri può cambiare la sua storia
Sarri, invece, porta molti uomini nella zona della palla, soprattutto negli ultimi trenta metri. Nel debutto in campionato, a Parma, Cristiano Ronaldo continua ad agire come attaccante aggiunto con l'aiuto di Alex Sandro in appoggio sulla fascia. Gli inserimenti a destra di Khedira negli spazi di mezzo aiutano De Sciglio e soprattutto Douglas Costa, che può così tagliare verso il centro.
Esterno versatile, ha offerto cinque key passes nelle prime due partite. Nel corso della stagione, la sua capacità di crossare in tanti modi (basso, teso, sul primo e sul secondo palo), può diventare anche l'uomo giusto per alimentare le ambizioni offensive di Cristiano Ronaldo. Mentre Bernardeschi, è più indicato nelle situazioni in cui la Juve dovesse ricercare di più l'azione nell'half-space e il servizio verso CR7 da dietro alle spalle della difesa, un po' quel che fa abitualmente Insigne verso Callejon.
L'unico suo limite può ancora essere la continuità nell'arco della stagione e una certa prevedibilità nelle scelte nell'uno contro uno che possono aumentare il numero di palle perse e complicare la gestione delle transizioni negative. Superarli potrebbe portarlo ad avverare la profezia di Guardiola.