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Donnarumma mostra la cicatrice sul volto: “Sono un tipo gentile, ma in campo divento cattivo”

Il portiere del Paris Sait-Germain e della Nazionale ricorda quel brutto incidente di gioco con Singo. “Per me l’unica cosa che conta è che la palla non superi la linea”.
A cura di Maurizio De Santis
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La cicatrice sulla guancia destra di Gianluigi Donnarumma fa parte dei rischi del mestiere di portiere che è pronto a tutto. Difficilmente andrà via del tutto, qualcosa sulla gota gli resterà a futura memoria di quella sera in cui avrebbe potuto perfino perdere un occhio pur d'impedire al calciatore dell'As Monaco di fargli gol. In quei momenti non pensi, agisci. Non puoi stare trincerato tra i pali ma devi uscire, costi quel che costi. Chiudi lo specchio e prendi la palla, speri che le mani grandi e la braccia larghe bastino a stopparla.

Al numero uno del Paris Saint-Germain e della Nazionale quell'intervento estremo è costato una scarpata in faccia, coi tacchetti che gli hanno graffiato il volto fino a sfigurarlo. Per sua fortuna la ferita è stata meno grave di quel che s'è temuto rivedendo in tempo reale la dinamica dell'impatto con Wilfried Singo (ex Torino): l'avversario lo colpì con la suola nel tentativo di superarlo.

Oggi, che i francesi hanno già messo in tasca il titolo della Ligue 1 e sono attesi dal doppio confronto nei quarti di Champions con l'Aston Villa, Donnarumma può raccontare cosa gli ha lasciato addosso (cicatrice a parte) un episodio di quel tipo. Nessun trauma particolare, fa parte del gioco e dell'approccio che lui stesso spiega nell'intervista a Being Sport, durante la quale quel frangente diventa il pezzo del più grande mosaico che è la sua carriera raccontata attraverso il viaggio nella sua terra natia e nella sua scuola calcio dove tutto è iniziato.

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Un "leone in campo", così si definisce il portiere italiano spesso finito al centro delle critiche per alcune incertezze soprattutto nei match di Coppa. Fa dannare e imprecare così come gioire: i rigori parati contro il Liverpool gli hanno restituito le luci della ribalta mediatica (quasi) come agli Europei in Inghilterra.

Un leone dal carattere mite solo in apparenza. "Sono molto gentile, almeno è quel che si vede all'esterno – ha ammesso Donnarumma – ma in campo do tutto me stesso con grande determinazione e divento cattivo (in senso agonistico, ndr). Ci metto sempre la faccia sulla palla (e accompagna le parole a un gesto con la mano destra inequivocabile), cerco di dare tutto per la mia squadra".

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Furioso e sanguinante, attese il direttore di gara che aveva graziato Singo per chiedere della mancata espulsione poi incrociò il rivale e si comportò con grande classe, cogliendo il rammarico sincero dell'ex granata.

Lo fa con consapevole sprezzo del pericolo e quella dose di coraggio che non può mai mancare. Il resto lo fanno esperienza, capacità di reazione, necessità del momento e istinto. "Che si tratti del viso oppure del ginocchio… Per me è importante che la palla non superi la linea". E così è stato anche a dicembre scorso quando, dopo l'impatto con Singo, prima gli spillarono la ferita con delle graffette e poi gli applicarono dieci punti di sutura.

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