Donnarumma, Jorginho e la scarsa conoscenza del nuovo regolamento di Euro 2024: Italia impreparata
Oltre che battuta nel risultato, superata 1-0 dalla Spagna, l'Italia è uscita dal campo di Gelsenkirchen lasciando più di un dubbio anche circa la preparazione agli Europei dal punto di vista della conoscenza del regolamento. In particolare per quanto accaduto al quarto d'ora del primo tempo, quando Gigio Donnarumma prima si è fatto ammonire dall'arbitro Vincic e poi ha protestato vivacemente dopo aver visto il cartellino giallo sventolatogli sotto il naso dal direttore di gara sloveno. Una successione di eventi che dimostra che probabilmente sarà opportuna una rinfrescata normativa da qua al prossimo match contro la Croazia, ultima partita del girone che sarà decisiva per il nostro eventuale accesso agli ottavi (ci basta un pareggio per passare da secondi).
Donnarumma ammonito dall'arbitro: non capisce perché
Tutto inizia quando Giovanni Di Lorenzo si scontra fortuitamente con Nico Williams sulla trequarti dell'Italia, restando poi a terra. L'azione prosegue e la Spagna non riesce a concretizzare, facendosi murare al limite dell'area. A quel punto l'arbitro ferma il gioco per sincerarsi delle condizioni di Di Lorenzo, e Donnarumma scatta dalla propria area piccola per andare a dirgliene quattro, probabilmente lamentando il mancato fischio a favore degli azzurri e chiedendo un cartellino per l'attaccante iberico. Per tutta risposta, il portiere del PSG riceve lui l'ammonizione, accolta con incredulità e ulteriori rimostranze nei confronti del direttore di gara.
Donnarumma evidentemente riteneva di poter andare a conferire in maniera privilegiata – ed esente da provvedimenti – con l'arbitro, alla luce del fatto che fosse il capitano della nazionale. A maggior ragione dopo che alla vigilia degli Europei era stato chiesto con forza – e comunicato a tutte le nazionali con dovizia di spiegazioni – che "tutte le squadre si assicurassero che il proprio capitano fosse l'unico giocatore a parlare con l'arbitro".
Il tono della lettera scritta il mese scorso da Roberto Rosetti, direttore generale arbitrale dell'UEFA, era perentorio e spiegava cosa sarebbe accaduto a chiunque non fosse stato il capitano e avesse protestato: "Qualsiasi compagno di squadra che ignori il ruolo del capitano e/o che si avvicini all'arbitro mostrando qualsiasi segno di mancanza di rispetto o di dissenso verrà mostrato un cartellino giallo". Insomma, tolleranza zero nei confronti di tutti gli altri, come ha appreso subito lo spagnolo Rodri, ammonito per questo motivo nel match contro l'Italia.
Perché Donnarumma non poteva essere lì in ogni caso
Donnarumma – giovedì sera migliore in campo della squadra azzurra – pensava dunque di non fare nulla di sbagliato andando dall'arbitro per cercare di far valere le ragioni dell'Italia, ma in realtà ignorava un paio di cose importanti. Prima di tutto – come fa notare l'ex arbitro e oggi commentatore Luca Marelli, quando pone la domanda "perché è stato ammonito nonostante fosse il capitano e non si sia rivolto in maniera inurbana a Vincic" – "la spiegazione è banale: ogni portiere che esca dalla propria area di rigore per avvicinarsi all'arbitro è passibile di ammonizione. E si tratta di ammonizione mandatory, cioè codificata, obbligatoria".
Quindi, a prescindere da ogni ulteriore aggiustamento regolamentare sopravvenuto, Donnarumma doveva sapere che per nessun motivo sarebbe potuto uscire dall'area di rigore per andare a lamentarsi con l'arbitro. Se poi pensava che le parole di Rosetti significassero una deroga per il portiere qualora fosse capitano, l'ex milanista si sbagliava due volte, visto che le stesse disposizioni disciplinavano in maniera puntuale anche questa fattispecie: "Se il capitano è un portiere, sarà necessario nominare un giocatore di movimento che possa ricoprire questo ruolo nel caso in cui si verificasse un incidente all'estremità opposta del campo".
Cosa avrebbe dovuto fare l'Italia con l'arbitro Vincic
Marelli chiarisce ulteriormente anche questo secondo punto: "La fascia di capitano al portiere è certamente un limite (ma lo è sempre stato: un portiere che esce dalla sua area per protestare, capitano o meno, deve essere sempre ammonito e non certo da oggi) ma c'è una specifica dell'UEFA in merito: nel caso in cui il capitano della squadra sia il portiere, è delegato a chiedere delucidazioni (chiedere delucidazioni, non protestare) il vice capitano oppure un giocatore all'uopo indicato.Nel caso dell'Italia, a meno che le delucidazioni (delucidazioni, non proteste) siano richieste all'interno dell'area di rigore (esempi: calcio d'angolo, punizione che prevede barriera nell'area, ecc.), il giocatore autorizzato a parlare con l'arbitro è Jorginho".
Nella circostanza, Jorginho è nei pressi, ma non si vede interloquire con l'arbitro, a differenza di Barella e Frattesi, oltre a Donnarumma. Che non doveva mai essere lì. Eppure lo stesso portiere dell'Italia – alla vigilia del match di esordio con l'Albania – aveva commentato così le nuove disposizioni in materia: "Quando ci saranno situazioni vicino alla mia area ci sarò io a parlare con l'arbitro, poi prima della partita decideremo chi nel caso andrà a parlarci in situazioni lontano dalla mia area di rigore: possono essere Jorginho o Barella… ci organizzeremo così". Fatto sta che né lui è rimasto in area, né Jorginho o chi per lui ha preso le sue veci in maniera ‘ufficiale'.
Alla fine, la conseguenza è solo un cartellino giallo per il portiere azzurro che non ha avuto ulteriori ripercussioni, ma resta la sensazione di un'Italia impreparata a gestire queste situazioni, nonostante le ampie spiegazioni date in merito dall'UEFA a tutte le parti in causa.