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Domenghini ricorda lo storico trionfo in Coppa Italia dell’Atalanta: “Perché può andare così anche stavolta”

Angelo Domenghini a Fanpage.it racconta lo storico trionfo dell’Atalanta in Coppa Italia del 1963 e lo confronta con la finale che la Dea giocherà con la Juventus.
A cura di Vito Lamorte
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Domenghini, capocannoniere di quell'edizione della Coppa Italia, alla destra al capitano Gardoni che solleva il trofeo dopo la finale.
Domenghini, capocannoniere di quell'edizione della Coppa Italia, alla destra al capitano Gardoni che solleva il trofeo dopo la finale.

Angelo Domenghini è l’uomo che ha regalato all’Atalanta l’unico trofeo della sua storia. Almeno fino ad oggi. La Dea ha vinto nella stagione 1962-1963 l’unica Coppa Italia della sua storia e il Domingo, nato a Lallio in provincia di Bergamo, realizzò uno tripletta nella finale di Milano contro il Torino di capitan Ferrini. Campione d'Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970 con la Nazionale Italiana, Domenghini è figlio dell’Atalanta e di Bergamo: ha fatto tutto il settore giovanile con gli orobici prima di spiccare il volo e diventare un pezzo fondamentale della Grande Inter di Herrera e dell’irripetibile Cagliari dello Scudetto del ’70.

Il 2 giugno del 1963 l’allenatore Paolo Tabanelli schierò questa formazione allo stadio Meazza: Pier Luigi Pizzaballa, Alfredo Pesenti, Franco Nodari, Giorgio Veneri, Piero Gardoni, Umberto Colombo, Angelo Domenghini, Flemming Nielsen, Salvatore Calvanese, Mario Mereghetti, Luciano Magistrelli. Nomi rimasti scolpiti nella storia del club lombardo. Gli avversari incontrati e superati nel cammino per arrivare alla finale con il Torino furono Como (4-2 ai supplementari), Catania (2-1), Padova (2-0) e Bari (1-0).

A Fanpage.it Angelo Domenghini ha raccontato lo storico trionfo dell’Atalanta in Coppa Italia del 1963 e lo ha confrontato con la finale che la Dea si appresta a giocare con la Juventus.

Che ricordo ha di quella finale al Meazza?
"Fu una finale sorprendente perché noi non eravamo dei favoriti, il Torino era fortissimo da qualsiasi parte del campo ma noi abbiamo giocato subito alla grande e siamo riusciti a portare la gara dalla nostra parte fin da subito".

Certo, lei segnò dopo quattro minuti e poi ne fece altri due: non capita spesso di fare tre gol in una finale…
“È vero. Sono passati tanti anni ma mi ricordo ancora benissimo il primo gol, che feci di testa. Calvanese era il centravanti ma andò a battere la punizione e non mi spiegavo perché: mise un bel cross sul secondo palo e io arrivai a colpire anticipando portiere e difensore. Quel momento lo ricordo in maniera nitida, gli altri due un po’ meno, sa l’età… però ricordo anche l’atmosfera prima della partita”.

Angelo Domenghini, con la coppa, portato in trionfo dai compagni dopo la vittoria sul Torino.
Angelo Domenghini, con la coppa, portato in trionfo dai compagni dopo la vittoria sul Torino.

Ci dica.
"Il Torino aveva giocatori molti forti come il capitano Ferrini, Peirò… gente che quando scendeva in campo faceva sempre valere il tasso tecnico e l’esperienza. Per noi era diverso ma ci presentammo in campo in maniera molto competitiva, soprattutto nell’atteggiamento, fin dai primi minuti e così riuscimmo a spuntarla. Loro erano forti ma riuscimmo ad avere la meglio. Potrebbe andare così anche questa volta, chi può dirlo".

Ecco, arriviamo alla finale dell’Olimpico. I ragazzi di Gasperini possono regalare questa gioia alla città di Bergamo come avete fatto voi, in attesa anche dell’Europa League?
"Bisogna partire sempre dal fatto che l’allenatore può dare tutte le indicazioni possibili ma queste partite sono imprevedibili. Non sono come le altre, e vale per entrambe le squadre. L'Atalanta è più in condizione rispetto alla Juve in questo momento ma su un episodio può girare tutto in un attimo: può farcela, possono ripetere quello che abbiamo fatto noi, ma la Juventus in queste partite sa sempre essere pericolosa. In 90 minuti può succedere di tutto. In Europa League avrà di fronte un avversario fortissimo, non perdono da quasi 50 partite. Ma bisogna analizzare una partita e un avversario per volta, non c’è fretta".

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