Divisi sugli spalti, uniti nel dolore: lo striscione degli ultrà di Brescia e Bergamo
"Divisi sugli spalti, uniti nel dolore". È lo striscione esposto sul ponte di Sarnico, Comune lombardo tra Brescia e Bergamo, due delle città della Regione più colpite dal contagio di Coronavirus e che nelle ultime ore hanno pagato un conto durissimo, in termini di vite umane, a causa della diffusione del morbo, Covid-19. I tifosi delle due squadre hanno voluto così mettere da parte la rivalità sportiva molto accesa, che non ha alcun senso in un momento così delicato nella storia del Paese.
Un gesto simbolico di "fratellanza" che può rappresentare anche l'inizio di un nuovo modo d'interpretare il tifo calcistico, non più esasperato anche nelle forme più violente ma con la (ri)scoperta di valori positivi. Un gesto sottolineato anche dall'abbraccio ritratto tra i colori delle due formazioni: due calciatori si stringono l'uno all'altro rimarcando compartecipazione emotiva. Un gesto che lascia in secondo piano altri episodi poco edificanti che hanno spesso scandito la storia (e le cronache) dei confronti tra le "rondinelle" e la "Dea". Oltre alle news sugli incidenti, come dimenticare la corsa di Carlo Mazzone che, insultato dai sostenitori nerazzurri, corre sotto la loro Curva col pugno alzato?
La Curva del Napoli: Nelle tragedia non c'è rivalità
"Nelle tragedie non c'è rivalità. Uniti contro il Covid-19". Recitava così lo striscione dei tifosi del Napoli esibito durante l'ultimo match di campionato giocato prima dello stop imposto a tutte l'attività agonistica dal Coni e poi dal Governo italiano.
Nei giorni del contagio – allora la percezione del pericolo non era così grave e allarmante come oggi – i sostenitori partenopei lanciarono un segnale molto chiaro a tutta l'Italia. Un messaggio che cancellò anche i cori più brutti e beceri ("napoletano Coronarivus", cantavano gli ultrà del Brescia), gli slogan più biasimevoli che echeggiano in molti stadi del Nord contro i meridionali.