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Dimarco racconta l’addestramento militare al Sion: “Dormivamo in mezzo ai campi, ci facevano sparare”

In Svizzera Dimarco ha vissuto momenti durissimi ed è stato costretto addirittura a sottoporsi a un allenamento militare: “Era una punizione del presidente, se non andavi non ti pagava”
A cura di Ada Cotugno
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Da tifoso a giocatore, fino a diventare uno degli imprescindibili di Simone Inzaghi: Federico Dimarco ha vissuto un vero sogno a occhi aperti, passando dagli spalti al campo con la maglia dell'Inter. Un desiderio che è diventato realtà, ma che gli è costato anche tanta fatica e qualche sacrificio che forse non tutti conoscono ma che gli ha permesso di arrivare fino in cima. Il giocatore si è raccontato nel podcast BSMT di Gianluca Gazzoli, ripercorrendo tutto il cammino che lo ha portato a diventare uno dei terzini più apprezzati in Italia, con il club e anche con la Nazionale.

Ma non ha risparmiato neanche aneddoti sulla sua carriera, partita proprio dalle giovanili dell'Inter: da lì ha toccato varie tappe prima di tornare a casa in pianta stabile e diventare uno dei titolarissimi con Conte, vivendo da protagonista esperienze fantastiche come la finale di Champions League contro il Manchester City e la vittoria dello Scudetto della seconda stella nell'ultima stagione. Ma prima di toccare la vetta ha dovuto faticare, come ad esempio nel Sion dove ha ricevuto una lezione che non dimenticherà più.

Dimarco e l'esperienza da militare al Sion

È uno degli aneddoti più divertenti all'interno del podcast, dove il calcio si mischia a situazioni che possono sembrare molto lontane da noi. Dimarco in Svizzera non ha vissuto un periodo semplice: ha accettato di mettersi in gioco in una realtà inusuale per poter trovare spazio da titolare, ma dopo la prima partita si è rotto il metatarso e durante la permanenza lì ha vissuto la brutta esperienza della perdita del figlio che aspettava insieme alla fidanzata.

Anche sul campo le soddisfazioni tardavano ad arrivare e il rendimento della squadra era pessimo. Per questo al nuovo allenatore venne un'idea apparentemente brillante: "Avevo 19 anni, il momento era importante e da lì rientro dopo 4 mesi dove era cambiato l'allenatore. Ora riderete, a gennaio eravamo ultimi o penultimi e il presidente della squadra si è inventato che dovevamo andare a fare una settimana di militare con le forze armate francesi per punizione".

Un vero allenamento militare con le forze armate, con tanto di prove fisiche, con tanto di razioni dell'esercito a pranzo e a cena e utilizzo di armi (ovviamente non vere per l'incolumità di tutti): "Abbiamo fatto il training, magari in caserma, nei campi. Dormivamo col sacco a pelo in mezzo ai campi, alle 6 svegli a camminare per 5/6 chilometri fino a che mangiavamo dentro le scatolette riscaldate col fuoco, ci facevano sparare, non con armi vere, ma è stato una sorta di addestramento militare. A me quando l'han detto non volevo andare, se non andavi però non ti pagava. Eravamo più carichi e ha funzionato, ma poi ho discusso con l'allenatore e non ho più giocato".

L'esperienza per lui è stata davvero provante, al punto che al ritorno in Italia ha pensato addirittura di smettere: "In Italia non mi voleva nessuno, neanche in Serie B credo. Alla fine è arrivato il Parma e, dopo tre o quattro partite e un goal, ho subìto il distacco del tendine dell'adduttore: altri quattro mesi di stop. Dopo Sion volevo smettere, mi dicevo: "A me chi me lo fa fare di soffrire così"A volte si dice ciò che si pensa". Ma per fortuna alla fine non ha gettato la spugna ed è andato a prendersi quel posto nella sua Inter che tanto sognava da ragazzino.

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