Dietro la Superlega si nasconde la vera rivoluzione: un calcio senza tifosi
Quale sarà il reale seguito della Superlega di calcio e quanto inciderà sull'immaginario dei tifosi, è qualcosa che capiremo nei prossimi mesi, forse anni. Ciò che sembra chiaro rispetto a questo riposizionamento dei più blasonati club di calcio europei – quindi del mondo – è che la nuova competizione possa rappresentare il tassello definitivo di una rivoluzione che non influirà solo sulla geopolitca del calcio, ma soprattutto sulla fisionomia del tifo. Un aspetto strettamente connesso alla nascita della Superlega europea sarà capire quanto cambierà il nostro modo di fruire del calcio, in relazione a consuetudini e strumenti attraverso i quali guarderemo le partite in futuro.
Agnelli e la vendita dei diritti Tv di 15 minuti per partita
Alcuni indizi arrivavano già dal dibattito degli ultimi mesi ai piani alti del calcio internazionale. Proprio Andrea Agnelli, fautore e attore principale della nascita della Super League, presidente ECA (oggi dimissionario) aveva aperto alcune settimane fa alla vendita diritti dei soli 15 minuti finali di ogni partita. Allora era parsa un'eresia, ma la supposizione era strettamente concatenata a un rapporto recente dell'Uefa che evidenzia un pubblico sempre più propenso a seguire il calcio per momenti salienti, facendo capire come vada riducendosi l'abitudine di guardare partite per intero, in favore dei più appetibili highlights. Esistono già realtà che si muovono in questa direzione, app che intendono proporre offerte attraverso le quali è possibile guardare quasi in tempo reali gol e migliori azioni delle partite, in una sorta di diretta gol delle occasioni più importanti. La comodità di vedere le immagini seduti sul divano da uno smartphone si somma all'immediatezza della sintesi, generando una combinazione micidiale che è, in un certo senso, il vero motore della rivoluzione copernicana da cui il calcio è investito.
Poco ancora si sa dei diritti Tv della Super Lega, con alcune voci su un coinvolgimento di DAZN prontamente smentite dall'azienda detentrice dei diritti di trasmissione di alcuni dei principali campionati continentali, tra cui la Serie A a partire dal prossimo anno. È uno scenario complesso, quello sul quale ci affacciamo, che rende difficile capire se la Super Lega sarà il segnale di un effettivo scisma tra ricchi e poveri, spartiacque tra capitali e province del calcio, o se ci si avvierà a una trattativa di mediazione con le storiche istituzioni per addolcire questo momento di passaggio.
I costi della Super Lega per un tifoso
Tuttavia è lecito chiedersi se l'avvento di una lega sovranazionale inciderà o meno sulla definitiva smaterializzazione dell'esperienza classica di visione di una partita di calcio. Un dubbio che monta se si pensa ad alcune questioni economiche che stavolta non riguardano le tasche dei club milionari, ma quelle dei tifosi. Quanto costerà, banalmente, un biglietto da stadio per una partita di Super Lega? In quanti potranno avere accesso a una possibilità del genere, sia per ragioni economiche che per mera prossimità geografica allo stadio stesso?
Lo svuotamento degli stadi, almeno in Italia, stava già avvenendo a causa dell'atavico problema di strutture poco invitanti. Una competizione europea di questo tipo, prevaricante rispetto ai campionati nazionali, potrebbe portare a questi stessi effetti, seppur con ragioni diverse. Senza contare che la pandemia ha dato una spallata definitiva alla sacralità del tifo in presenza per rendere credibile una partita di calcio. Se oggi gli appassionati "anziani" faticano ad adattarsi a uno spettacolo senza pubblico, ragazzini e ragazzine di domani potrebbero non avvertire alcun disagio a considerare il calcio come forma di spettacolo fruibile solo in video. Una liturgia può svanire in una generazione.
Il calcio virtuale, sugli spalti e in campo
Da qui alla virtualità totale del calcio, anche di chi sta in campo, il passo è brevissimo. Non è difficile intravedere tracce di questa metamorfosi anche in quei reperti archeologici del calcio di una volta che resistono strenuamente alla rivoluzione digitale. Basta sbirciare nell'album di figurine Panini di quest'anno, il cinquantesimo della storia, per notare che nelle rose delle compagini di Seria A si e menzionano anche i gamers di ogni squadra. Un giorno potrebbero essere loro gli atleti che danno vita alla competizione, visto il progressivo – e a quanto pare inesorabile – avvicinamento tra la simulazione dei videogiochi e la realtà.
Qualcuno leggerà queste righe con il sorriso, ritenendo impossibile un calcio senza i tifosi e senza calciatori reali. Un pensiero oggi plausibile e legittimato dalla generale indignazione verso una svolta in cui molti vedono una potenziale minaccia per il futuro del calcio così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Tocca tuttavia ricordare come totem imprescindibili di questo sport siano stati dimenticati in un tempo relativamente breve, senza che per questo il calcio smettesse di esistere e influenzare milioni di persone: chi si ricorda delle partite della domenica alle 3 del pomeriggio? L'ipotesi distopica di un calcio virtuale è suffragata a maggior ragione da questo ultimo anno e mezzo che, senza chiedere il permesso, ha accelerato certi processi e normalizzato pratiche da film di fantascienza con una velocità disarmante.
In un quadro di questo tipo, la Superlega – chissà se la chiameremo Superleague all'inglese – non sarebbe che un passaggio intermedio di una rivoluzione totale ed è chiaro che le televisioni (dove per televisione si intende la trasmissione di partite in video, per via digitale, satellitare o online che sia) svolgeranno un ruolo fondamentale nel raccontarci in che modo guarderemo le partite di calcio tra qualche anno: se saranno ancora un'alternativa all'esperienza fisica, o monopolizzeranno definitivamente questo sport.