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Dietro all’Udinese da vertice c’è un segreto, lungo 36 anni: “Non siamo degli sbandati”

Dopo 7 giornate, l’Udinese è seconda in classifica ad un solo punto dalla vetta, con 5 vittorie (consecutive) un pari e una sconfitta: “L’obiettivo è dar fastidio e giocare come se si dovesse vincere lo Scudetto”
A cura di Alessio Pediglieri
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Da 36 anni a Udine la famiglia Pozzo guida le fila della società bianconera che oggi si fregia di essere tra le migliori realtà del calcio italiano, grazie ad una classifica da fare invidia alle grandi, a partire dalla Roma, dalla Juventus, dall'Inter. Da quasi 30 anni non è più retrocessa in serie cadetta con una gestione tecnica ed economica che ha permesso al club friulano di mantenere alta l'asticella in campo, anche con prestazioni da applausi, e bassa quella dei costi. Fino ai risultati attuali che spingono la gestione del "paròn", Giampaolo Pozzo raccogliere i frutti più importanti.

Quando decise di inserirsi nel panorama degli imprenditori pronti a investire nel calcio, Pozzo lo fece da neofita e a seguito di una cordata che prelevò il club friulano per poi ritrovarsi da solo alla guida di una società sportiva in un ambiente sconosciuto. Soluzione? Trattarla come qualsiasi altra azienda, in modo virtuoso e oculato. Risultato? Dal 1994 l'Udinese non è più scesa in serie B, vincendo una Coppa Intertoto, militando con costanza in Coppa Uefa e accarezzando la Champions League nei Gironi del 2005.

Nel mezzo, tantissimi campioni passati per le maglie bianconere di Udine e uno stadio di proprietà costruito grazie ad una costanza quasi compulsiva nel gestire entrate e uscite evitando qualsiasi colpo di testa o passi troppo lunghi: "Mi auguro di ritornare in Europa per poterci divertire con le Coppe e anche questo campionato, come gli altri, lo abbiamo iniziato con l'obiettivo di dare fastidio alle grandi, non per salvarci". Parole e musica del "paròn" Pozzo ai canali ufficiali di Udinese Tv, dove ha riassunto in modo magistrale il trentennio di una gestione che oggi sta toccando il suo acme.

Dopo 7 giornate, l'Udinese veleggia in seconda posizione ad un solo punto dalla vetta con ben 16 conquistati grazie a una sconfitta, un pareggio e 5 successi di fila tra cui la vittoria contro l'Inter, contro la Roma, la Fiorentina e sul Sassuolo. Un ruolino che ha sorpreso tutti, non il presidente e proprietario del club: "Io ci credo, come ogni anno ma siamo anche realisti e sappiamo le potenzialità degli altri. L'intento è dare fastidio alle grandi ma chi pensa che siamo lì per caso, ricordo che non siamo degli sbandati". Una puntualizzazione forte che evidenzia altri due elementi cardine di quanto compiuto bene fino alla prima pausa: "Noi preleviamo giocatori con potenzialità importanti e li facciamo crescere. Merito anche di Sottil e a dirlo non sono io ma i risultati: è cambiato il metodo, ma tutto parte dal condottiero".

E se si guarda al di là della semplice classifica si scopre ancora una volta la pianificazione oculata e vincente da parte della società, che vive di investimenti costanti, precisi, studiati. Il gioiellino Udogie, già ceduto al Tottenham per circa 25 milioni, ma rimasto a Udine un'altra stagione è il fiore all'occhiello di altre operazioni incanalate alla perfezione nel progetto bianconero. C'è lo sloveno Bijol e il connazionale Lovric ormai titolari fissi, con il talento di Samardzic prelevato da un frettoloso Lipsia insieme agli acquisti di Ebosse ed Ehizibue già utilizzati spesso e volentieri in Serie A con la gioventù di Abankwah, Guessand o Pafundi pronta a esplodere e – in futuro – far cassa.

Senza dimenticare lo sforzo economico verso i "big", come Beto, Deulofeu, Pereyra e Masina per i quali si è resistito a richieste anche importanti: "La natura dei giocatori è importante" conclude Pozzo quando pensa al mercato e alle scelte fatte. "Alcuni sono rimasti con la passione e la voglia che hanno sempre avuto. Due nomi? Deulofeu e Pereyra, esempi per i più giovani che scendono in campo come se ci si giocasse per vincere lo Scudetto". Un po' presto per dirlo, ma chi ben inizia…

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