Dialogo tra arbitri e Var, niente più segreti: “Non abbiamo nulla da nascondere”
Ascoltare i dialoghi tra l'arbitro in campo e la sala Var. Fosse stato possibile nel 2018, in occasione di Inter-Juventus, con ogni probabilità sarebbero state chiare subito le ragioni della mancata espulsione di Pjanic e, più ancora, cosa era successo in cabina di regia, cosa avevano visto i colleghi davanti al monitor, cosa avevano segnalato al direttore di gara, cosa si dissero in quei momenti più caldi dell'incontro. I particolari della catena decisionale, che portò il fischietto a considerare l'entrata del bosniaco su Rafinha un intervento regolare, avrebbero soffiato via veleno e sospetti.
Quell'episodio, passato alla storia anche per il mistero del file della traccia audio sparita, oggi non accadrebbe (forse) a giudicare dalle parole del designatore, Gianluca Rocchi. Nel match di Coppa Italia tra Verona ed Empoli c'è un esperimento che va nella direzione esattamente opposta al "riserbo" che ha dominato finora: si è deciso che ad ascoltare le conversazioni tra campo e sala Var fosse, per adesso, solo una ristretta cerchia di persone. Un test in diretta che è un passo in avanti verso la linea della trasparenza invocata da più parti.
Al termine dell'incontro al centro di Lissone ne ha parlato lo stesso Rocchi che ha fissato alcuni punti chiave su soggettività interpretativa e potere decisionale dell'arbitro, sul ruolo e sulle possibilità d'intervento della tecnologia. "Se l’arbitro vede male, il Var interviene e corregge l’errore", dice l'ex fischietto che rispetto alla classica domanda sollevata nei casi più dubbi emersi in campo ("perché il Var non è intervenuto?") replica con un concetto molto preciso: "Non è facile spiegare e capire l'interpretazione soggettiva se non si accetta che dietro il monitor ci sia una persona che decide o un arbitro in campo che decide a prescindere da quello che si può pensare".
Un modo per uscire dal cono d'ombra c'è: rendere pubblici i colloqui tra direttori di gara e colleghi al Var. Non si ancora quando potrà accadere ma l'intenzione è farlo. "Cercheremo di far ascoltare i nostri dialoghi anche pubblicamente in futuro – ha aggiunto Rocchi -, perché non abbiamo niente da nascondere".