Di Maria disegna calcio e nasconde i suoi 34 anni all’Italia: chi lo prende fa un affare
L'Argentina mette fine al ciclo azzurro che era esploso con l'entusiasmante vittoria all'Europeo. Da Wembley a Wembley il cerchio si è compiuto purtroppo nel peggiore dei modi con una sconfitta bruciante nella Finalissima, il trofeo rieditato dall'Uefa e che ha visto trionfare gli uomini di Scaloni, perfetti sia nella mentalità sia nella qualità davanti ad una Italia finita nel tritacarne, troppo piccola e brutta per essere vera. A suon di gol e spettacolo, trascinata da un Leo Messi d'autore e un Angel Di Maria in grande spolvero.
Loro due sono stati i migliori in assoluto, insieme a Donnarumma tra gli Azzurri che ha salvato il salvabile evitando un tracollo ancora peggiore. Il tutto nella cornice che solamente un anno fa esaltava la nostra nazionale e che oggi applaude un'Argentina capolavoro, infarcita oltremodo di fosforo e qualità. Trascinata in principal modo da due giocatori che per quasi 90 minuti hanno fatto tutto ciò che hanno voluto in campo: Messi e Di Maria.
Se per la Pulga era quasi scontata una gara da protagonista chi ha stupito più di tutti è stato el Fideo, oramai ex compagno di squadra di Messi al PSG e in cerca di gloria futura. In attesa di capire dove andrà a giocare, Di Maria ha deliziato tutti per intensità, giocate e un gol strepitoso frutto di intuizione e classe: il tocco sotto con cui scavalca Donnarumma indeciso sul da farsi è di quelli da scuola calcio. Poi, tante altre giocate, sia in velocità sia balistiche con tocchi di prima e movimenti senza palla facendosi trovare sempre pronto all'uno-due o a concludere in porta.
A vederlo in campo con questa tenuta atletica è difficile pensare che abbia sulle spalle 34 primavere e una carriera lunghissima. Altrettanto difficile pensare che passino ancora molti giorni prima che si concluda il nuovo passaggio dal PSG ad un altro club perché un Di Maria così servirà a tantissimi e la Juventus – che fino ad oggi era in pole position – dovrà assolutamente accorciare i tempi e non attendere più ulteriore tempo. L'intesa di massima c'è, l'interesse dell'esterno anche ma serve concludere. Come ha fatto Di Maria a Wembley nella Finalissima strapazzando l'Italia: in modo chirurgico e senza indugio.