Dentro gli scontri di Spezia-Napoli: coro ignobile su Maradona, tentativo disperato di Koulibaly
Vecchie ruggini, una rivalità esasperata (anche) dal gioco delle alleanze e dei gemellaggi tra gli amici/nemici di Genoa e Marsiglia, frizioni che sono deflagrate già prima della gara fino a sfociare negli incidenti che hanno portato alla sospensione di Spezia–Napoli per circa un quarto d'ora. Nessuno immaginava che sarebbe scoppiato l'inferno all'ultima giornata di campionato, tra due formazioni con la classifica al riparo da tutto (azzurri in Champions, liguri già salvi), in un match fissato all'ora di pranzo e avulso rispetto alle gare clou per scudetto e salvezza. Nessuno credeva che ci fosse addirittura un regolamento di conti ulteriore: altri tafferugli sono stati registrati all'esterno dell'impianto e nella stazione ferroviaria, con un tifoso del Napoli ferito alla mano per la detonazione di un grosso petardo.
Lo spettacolo peggiore, "indegno" (come lo ha definito all'Ansa il presidente della Figc, Gabriele Gravina) macchia il finale di stagione. Vi sono rimasti coinvolti, loro malgrado e nel tentativo di indurre gli animi più esagitati a tenere a freno gli istinti, anche i calciatori. Emblematica la scena di Kalidou Koulibaly che, nei pressi del settore riservato ai sostenitori partenopei, quasi rischia di prendere un colpo in testa perché troppo vicino a quella porzione di stadio "Picco" dove la cronaca nera ha prevalso su quella sportiva.
Quanto accaduto sul terreno di gioco è stato solo il "secondo tempo" di tafferugli che erano iniziati prima dell'incontro, quando gruppi di opposte fazioni si stavano recando verso l'impianto. Un contatto c'era già stato quando un convoglio di ultrà campani, non scortati dalle forze dell'ordine, era finito in una sorta di agguato da parte degli spezzini, giungendo a destinazione con i vetri del bus frantumati. I tifosi ospiti, però, non erano certo restati a guardare e a subire considerata la reazione e la volontà di farsi giustizia da soli.
Voglia di vendetta. Le tensioni sono proseguite anche sugli spalti e si sono acuite in seguito a sfotto' reciproci subito dopo la rete del vantaggio segnata da Matteo Politano. "Vincerete, vincerete… il tricolore", il primo coro ironico dei tifosi spezzini fino a scandirne altri decisamente gravi come "Vesuvio lavali col fuoco", "odio Napoli" e una rivisitazione macabra della canzone dedicata all'ex Pibe de Oro. "… sai perché mi batte il corazon? È morto Maradona, è morto Maradona…", urlavano i padroni di casa ed è stato allora che è iniziato (anche) il lancio reciproco di fumogeni e altri oggetti, minacce verbali, altre mimate.
La zona più calda è alle spalle della porta di Meret, dove c'è il settore riservato agli ospiti accanto allo spicchio di gradinata occupata dai liguri. L'arbitro Marchetti si accorge di cosa sta accadendo e interrompe l'incontro. È stato allora che la situazione ha rischiato di degenerare. C'è voluto poco davvero perché passassero alle vie di fatto: ultrà dell'una e dell'altra parte si sono ritrovati sul terreno di gioco per affrontarsi muso a muso. Spalletti, Mertens e Insigne si sono alzati dalla panchina e sono corsi verso i tifosi napoletani. Identico gesto anche da parte dei calciatori dello Spezia, rivolti verso i loro sostenitori.
L'intervento delle forze dell'ordine schierate a mo' di cordone e un lungo conciliabolo è riuscito a raffreddare anche quelli dal sangue più caldo. "Il calcio non può essere ostaggio di incivili e violenti – ha aggiunto il numero uno della Federazione, Gravina -. La risposta delle istituzioni deve essere forte e coordinata, mi auguro che vengano accertate quanto prima tutte le responsabilità". Finisce 0-3 per il Napoli (con Zielinski e Demme che arrotondano il parziale) ma il risultato passa in secondo piano a margine di una domenica di ordinaria follia.