Demme ridisegna la mediana del Napoli: 20 palloni recuperati e 13.1 km percorsi
In punta di piedi, senza troppe pretese ma già prezioso, imprescindibile: un esempio. È la storia, in estrema sintesi, di Diego Demme che in appena una settimana s’è preso (con discrezione) Napoli, il Napoli, la tifoseria azzurra e la regia della mediana di Gattuso. Fra i suoi idoli da piccolino e ora maestro con cui scandire i ritmi del nuovo centrocampo campano. Che corre, lotta e aggredisce l’avversario ma con intelligenza, sagacia tattica, dinamismo e piedi buoni. Che corre come contro la Lazio, partita spartiacque. Se non per la squadra, che attende ora altri esami per confermare la bontà della prestazione contro gli uomini di Inzaghi, per Demme capace, alla sua primissima da titolare, di dimostrare il suo valore e far capire anche ai più scettici perché, in questi anni, è diventato pedina fondamentale e poi capitano del miracoloso Lipsia in Germania. Qui statistiche, atletiche e tecnico-tattiche, del centrocampista tedesco di origini italiane contro la Lazio.
Di lotta e di governo, un faro a centrocampo
Che cosa preziosa la normalità. Di chi, senza fronzoli, mette insieme la giocata facile, semplice regalando tranquillità a tutti. Specie in un momento, quello partenopeo, non facile. Demme, nel suo continuo moto, garantisce questo: normalità. Distante anni luce dalla banalità del compitino. Demme è prezioso, lucido, sa quale scelta fare e la fa con estrema serenità. Del resto, lui, nella fredda Germania non ha vissuto i problemi di spogliatoio (e non solo) di questa squadra. Lui, arrivato al ‘San Paolo’ per onorare la maglia che fu di Diego, da cui prende il nome, alla sua prima da titolare, dimostra ciò che sa fare: correre con intelligenza, aggredire l’avversario e gestire sapientemente la sfera. Normal one ma già imprescindibile in entrambe le fasi.
L’una, quella di non possesso, esaltata con ben 20 (dicasi 20) recuperi, 9 contrasti tentati, 1 salvataggio, 3 falli, 3 intercetti ed appena 4 dribbling subiti. L’altra, quella di proposizione, ritmata da 94 tocchi, con l’88% di precisione nei passaggi, 1 passaggio chiave, 2 traversoni (di cui uno per la testa di Milik che trova il palo alla sinistra di Strakosha al 70’), 3 lanci lunghi e appena 13 palloni persi. Per una prestazione ai limiti della perfezione e che, nella sua normalità, minimo comune denominatore di una gara di livello, promette ancora tanto: con una maggiore intesa Demme può solo salire di colpi.
Polmoni d’acciaio, 13.1 km percorsi contro la Lazio
Dal punto di vista tattico, poi, Demme ha assunto una posizione che è leggermente variata col rosso a Hysaj senza però modificare di molto la sua presenza in mezzo al campo. Il baricentro del Napoli, fra il primo e il secondo tempo, ha subito un abbassamento di soli 4 metri, dai 46 ai 42 della ripresa, col tedesco che si è spostato di poco diventando centrale in una mediana a quattro dopo esser partito regista in un centrocampo a tre.
Una posizione esiziale per i destini campani che hanno trovato in lui un autentico schermo davanti alla difesa. Un muro alto, quasi invalicabile che è stato capace di sovrastare tutti anche sul piano atletico. L’ex Lipsia, difatti, numeri alla mano, è stato il calciatore in mezzo al campo che ha corso di più fra i 28 giocatori (sostituzioni comprese) impiegati con 13.1 Km percorsi, e che ha messo insieme un picco di velocità inarrivabile per gli altri: 33.56 Km/h rispetto ai 32.55 di Mario Rui con, in aggiunta, una media in run di 8.2 km/h nel corso di tutta la partita.
Lui regista (atipico), Lobotka mezzala. Come cambia la mediana del Napoli
Gattuso lo ha chiesto, lo ha cercato, lo ha voluto ed ora, specie dopo la sfida di Coppa Italia con la Lazio, non sembra disposto a rinunciare al tedesco. Demme gioca e, intorno a lui, ruotano gli altri. Altri che, a giudicare dal match di ieri sera, potrebbero essere Zielinski, apparso più libero di aiutare la manovra d'attacco, prima del rosso di Hysaj, e il neo arrivato Lobotka. Regista aggiunto ma capace anche di vestire i panni della mezzala in attesa del recupero fisico di Allan e quello mentale di Fabian Ruiz.
Ad oggi, l'unico sicuro di una maglia sembra proprio il tedesco di origini calabresi che regala anche altre soluzioni. Come la mediana a quattro, vista ieri con Elmas nel finale largo a destra, e un mini centrocampo a due, magari con Allan, in un ipotetico 4-2-3-1 tutto fantasia (a ridosso della punta) e muscoli.
Se continua così, gran colpo per Giuntoli. Intanto, applausi dal ‘San Paolo’
Dodici milioni di euro, compresi i bonus, potrebbe essere una cifra al ribasso per un calciatore che potrebbe rivelarsi fondamentale per i destini e il futuro del Napoli. Il ‘San Paolo’ valutazioni a parte, ieri, ha comunque apprezzato il cuore, la voglia, il dinamismo, la garra e l’anima, sì quella mancata contro la Fiorentina, del #4 del Napoli abile, con una sola gara, di far innamorare tutti. Normalità, dedizione, polmoni e corsa, al servizio della squadra. Dodici milioni? Potrebbero essere un autentico affare.