Delneri: “Non voglio essere presuntuoso, ma il Barcellona fa il fuorigioco che facevamo al Chievo”

Gigi Delneri compirà 75 anni nel prossimo agosto, non si siede su una panchina da 5 anni: era il 2020, già non allenava da tre anni, il Brescia lo chiamò in Serie B, ma lo cacciò dopo sole due partite. Insomma il tecnico di Aquileia è quasi un ex, ma lui non si considera ancora tale: "In pensione? In teoria sì. In pratica, non lo so: studio, mi aggiorno. Se mi arrivasse la proposta giusta e importante… ho ancora un certo fuoco dentro".
L'orgoglio di Gigi Delneri: "L'altra sera, contro il Real, ho visto il Barcellona praticare il fuorigioco che noi facevamo al Chievo"
Del resto Delneri si considera attualissimo e se n'è convinto ancora di più guardando la finale di Copa del Rey vinta dal Barcellona ai supplementari sabato scorso: "Il segreto del mio Chievo? Fuorigioco, pressing, un 4-4-2 che era un 4-2-4 perché sulle ali avevamo gente molto offensiva. Abbiamo anticipato delle tendenze, per esempio le aggressioni uno contro uno di cui tanto si parla oggi. Non voglio passare per presuntuoso, ma l'altra sera, contro il Real, ho visto il Barcellona praticare il fuorigioco che noi facevamo al Chievo".

Era il mitico ‘Chievo dei miracoli', portato allo storico quinto posto in Serie A e alla qualificazione alla Coppa UEFA all'inizio degli anni 2000, risultati che sarebbero valsi a Delneri il salto nel grande calcio, dal Porto, alla Roma fino alla Juventus, tutte esperienze purtroppo fallimentari.
Alla domanda sul perché abbia invece fatto bene con Sampdoria e Atalanta, ‘bucando' le grandi piazze, l'allenatore friulano ci tiene a puntualizzare alcune cose: "Perché al Porto, alla Roma e alla Juve non hanno accettato i cambiamenti che avrei voluto imporre. Al Porto, il presidente Pinto da Costa mi esonerò dopo un mese, in sede, alle tre del mattino. La squadra aveva appena vinto la Champions con Mourinho e a da Costa non piaceva che volessi lanciare dei giovani come Pepe".

"Metto Totti davanti a Cassano e Del Piero, sapeva fare tutto, se la sarebbe cavata anche in porta"
"Alla Roma, subentrai in un'annata difficile, cominciata con la rinuncia di Prandelli – continua Delneri alla ‘Gazzetta dello Sport' – Alla Juve, ottimo girone di andata e pessimo ritorno per via degli infortuni, su tutti quello di Quagliarella, il nostro goleador. Mi infastidisce che si prenda la mia Juve come pietra di paragone del peggio, io a Torino non ho goduto di certi investimenti economici. Una cosa l'ho capita: chi va alla Juve deve porsi la vittoria come primo obiettivo, il resto viene dopo. Chi è il giocatore più forte che ho mai allenato tra Totti, Cassano e Del Piero? Parliamo di tre fuoriclasse. Ribadito che sono stati tre fenomeni, metto Totti davanti: sapeva fare tutto, avrebbe potuto ricoprire qualunque ruolo, se la sarebbe cavata anche in porta. Era completo, strutturato al meglio".