Decreto crescita congelato e mercato a rischio: perché la Serie A è nelle mani di Conte
La Serie A è in attesa di un nuovo dpcm. Niente a che vedere col Covid-19, stavolta, ma con l’Agenzia delle Entrate. Il congelamento degli effetti previsti dal decreto crescita sulla tassazione agevolata ai calciatori provenienti dall’estero mette in allarme i club italiani, che avevano visto nella nuova normativa uno spiraglio per tornare ad attirare giocatori dai principali campionati europei. Da Cristiano Ronaldo a Eriksen, da Lukaku a Ibrahimovic, passando per De Ligt e Mkhitaryan: tutti i colpi del mercato degli ultimi due anni sono stati propiziati dalle detrazioni previste per i cosiddetti “impatriati”, ovvero soggetti che hanno avuto per almeno due anni la propria residenza fiscale al di fuori dei confini italiani. Colpi che, adesso, rischiano di assumere tutta un’altra valenza, soprattutto nelle casse delle società che hanno sfruttato le agevolazioni per permettersi stipendi altrimenti insostenibili.
Cosa prevede il decreto crescita per i calciatori provenienti dall’estero
L’Agenzia delle Entrate, con una circolare dello scorso 28 dicembre, ha disposto dei “chiarimenti interpretativi” in merito al regime speciale per i lavoratori impatriati. In questo modo, ha bloccato lo sconto fiscale previsto dal decreto crescita, che riduce l’imponibile sul 50% dell’ingaggio a patto che il trasferimento in Italia avvenga per almeno due anni. Come si legge nella circolare, la platea dei beneficiari del regime speciale è stata estesa anche agli sportivi professionisti, con diversi calciatori giunti in Serie A dall’estero proprio grazie a tale agevolazione fiscale. Non a caso, solamente nella sessione di mercato dell’ultima estate, tra prestiti e acquisizioni a titolo definitivo, sono state 94 le operazioni in entrata che hanno riguardato club della massima serie italiana.
L’attuazione dei vantaggi previsti dal decreto crescita, però, resta subordinata ad un decreto che ancora non c’è. E l’Agenzia delle Entrate ha voluto chiarire per l’appunto questo concetto: «Al riguardo – prosegue la circolare – su parere conforme del Ministero dell’Economia e delle finanze – Dipartimento delle Finanze (Registro Ufficiale prot. 324497 del 9 ottobre 2020), si precisa che ai richiamati soggetti non può essere, tuttavia, riconosciuto il regime agevolato previsto nell’articolo 16, comma 5-quater, in esame finché non sarà adottato il d.P.C.M. di cui al successivo comma 5-quinquies del medesimo articolo 16».
Cosa manca alla Serie A per poter sfruttare le agevolazioni
La Serie A, dunque, è nelle mani di Giuseppe Conte. Non a caso, da parte della Figc e della Lega stanno prendendo piede le prime valutazioni per cercare di risolvere nel più breve tempo possibile questa situazione di stallo. Un pressing che ancora non è formalmente iniziato, ma che possiamo immaginare come imminente, visti anche i contatti tra il presidente federale Gravina e il numero uno della Lega Serie A, Dal Pino. Un’eventuale valenza retroattiva di questo blocco, infatti, costringerebbe i club a versare al Fisco ciò che in questo anno e mezzo è stato tagliato grazie al decreto crescita. Uno scenario che può essere scongiurato da un dpcm, dato che ancora non è stato emanato un decreto attuativo, ma le tempistiche non si preannunciano brevi.
Intanto, c’è chi ha già accantonato le cifre di un eventuale rimborso da riconoscere all'Agenzia delle Entrate. La Juventus ha iscritto alla voce fondi per rischi e oneri correnti e non correnti 10,5 milioni di euro, principalmente per «gli accantonamenti effettuati nell’esercizio a seguito dell’applicazione del regime di tassazione agevolata». L’Inter, invece, ha accantonato 11 milioni in riferimento «principalmente alle ritenute IRPEF non versate in seguito all’applicazione del regime fiscale per i lavoratori cosiddetti “impatriati”», considerando l’assenza di certezze sulla permanenza in Italia per i prossimi due anni dei soggetti che usufruiscono di una tassazione ridotta.
Quali club hanno usufruito del decreto crescita nel calciomercato
Uno degli interisti in questione, non a caso, rischia di lasciare la Serie A ben prima del secondo anno di permanenza in Italia. Il danese Eriksen è uno dei calciatori per cui l’Inter ha usufruito delle agevolazioni del decreto crescita, ma il suo scarso impiego in maglia nerazzurra lo porterà con ogni probabilità a lasciare il calcio italiano già nel mercato di gennaio. In questo caso, dunque, il soggetto in questione non ha completato i due anni di permanenza in Italia previsti dal decreto, quindi il peso fiscale del suo ingaggio non sarà decurtato del 50% come per altri calciatori prelevati da campionati esteri e non residenti nel nostro Paese. Sempre l’Inter, oltre a Eriksen, ha sfruttato le agevolazioni del decreto crescita per portare in nerazzurro Lukaku e Sanchez, ma anche il tecnico Conte (che prima di tornare in Italia ha guidato per due anni il Chelsea ed è stato un anno fermo) e il difensore Godin, ora in forza al Cagliari.
A questi nomi se ne aggiungono altri. Il più noto è senza dubbio Cristiano Ronaldo, per il quale la Juventus paga annualmente circa 54 milioni di ingaggio lordo. Al netto, quello che finisce nelle casse del portoghese è pari a 31 milioni di euro. Situazione identica per De Ligt, arrivato a Torino nell’estate del 2019, oltre che per Arthur, centrocampista brasiliano prelevato nell’ultima sessione di mercato dal Barcellona, nell’ambito dello scambio con Pjanic. Hanno usufruito del decreto crescita anche il Milan, per il ritorno in Italia di Ibrahimovic, e la Roma, per gli acquisti dello svincolato Pedro, di Mkhitaryan dall’Arsenal e Smalling dal Manchester United. Tutti colpi, più o meno importanti, messi a segno dalle big della Serie A nell’ultimo biennio grazie ad un regime fiscale agevolato che oggi scricchiola e rischia di mettere a repentaglio altri possibili acquisti: Paredes del Psg, cercato dall’Inter, è uno di questi, così come Pogba, in uscita dal Manchester United e nel mirino della Juventus. Operazioni in stand-by, per una Serie A che potrebbe non avere più così tanto appeal.