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Dean Windass soffre di demenza a soli 55 anni, l’ex attaccante di Premier League: “Non sto morendo”

L’ex attaccante di Premier League Dean Windass soffre di demenza a soli 55 anni: “Non sto morendo. Non so cosa succederà tra cinque anni o domani. Io continuo e basta”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Una brutta notizia scuote il calcio inglese: l'ex attaccante di Premier League Dean Windass ha ricevuto una diagnosi di demenza a soli 55 anni. Lo ha rivelato in diretta un altro ex calciatore, David May. Windass ha legato il suo nome soprattutto alla squadra in cui è cresciuto e si è affermato, l'Hull City, guadagnandosi lo status di leggenda grazie al gol segnato nella finale dei playoff del 2008, quando i Tigers furono promossi nella massima serie. Era quella la seconda volta in cui Dean tornava a vestire il neroambra, in una carriera che lo ha visto giocare in Premier anche con le maglie di Bradford e Middlesbrough.

Svelata la diagnosi di demenza per Dean Windass

Il quasi coetaneo May è apparso venerdì mattina a ‘BBC Breakfast' e col permesso di Windass ha svelato la sua patologia degenerativa incurabile: "Ho parlato solo ieri con Dean Windass, ex calciatore professionista. Ho chiesto a Dean come sta: gli è stata diagnosticata una demenza allo stadio 2. Ha la mia stessa età ed è preoccupato per come sarà il suo futuro".

La demenza di stadio 2 è caratterizzata da vuoti di memoria sottili ma evidenti, come dimenticare nomi o frasi familiari e smarrire oggetti di uso quotidiano come occhiali o chiavi. Sebbene questi sintomi possano spesso essere scambiati per normale invecchiamento, indicano i primi segnali di declino cognitivo, soprattutto quando si parla di persone ancora giovani come l'ex calciatore.

La notizia su Windass è stata uno shock per tutti i tifosi Oltremanica, che hanno inondato d'affetto l'ex calciatore sui social. Dopo la diffusione della vicenda, l'ex attaccante dell'Hull, padre del centrocampista dello Sheffield Wednesday Josh Windass, ha pubblicato un video dalla sua auto in cui sorride e mima le note di una canzone: "Dobbiamo solo continuare a sorridere e cercare di aiutare le persone", ha scritto nella didascalia.

Windass ha poi aggiunto in un altro tweet: "Seriamente, sto bene, sono stato felice di scoprire di avere un cervello. Spero solo che altre famiglie ricevano l'aiuto che desiderano per le persone che hanno perso".

"Non sto morendo. Non so cosa succederà tra cinque anni o domani. Io continuo e basta"

Parlando col Mirror Windass ha aggiunto: "Sto bene. Non sto morendo. Potrei uscire dalla porta di casa ed essere investito. La gente non deve preoccuparsi per me, va bene. Non so cosa succederà tra cinque anni o domani. Io continuo e basta. Il mio telefono è impazzito perché tutti pensano che io stia morendo. Non sto morendo. Sto bene. Mio figlio mi ha mandato un messaggio per chiedermi se stavo bene".

La drammatica vicenda di Windass – che in passato ha parlato apertamente dei suoi problemi finanziari e di salute mentale dopo il ritiro dal calcio, compresi i tentativi di togliersi la vita – ripropone il rischio, superiore rispetto alla media, che corrono i calciatori professionisti di sviluppare demenza: studi scientifici dimostrano che hanno una probabilità 3,46 volte maggiore di vedersi diagnosticare questa patologia rispetto alla popolazione generale. Il motivo è nelle migliaia di colpi di testa effettuati in carriera, tantissimi traumi ripetuti per il cervello che possono presentare il conto parecchi anni dopo.

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