De Zerbi sta per tornare in Italia: “Non saremo felici fino a quando l’Ucraina non sarà libera”
"Non saremo felici fino a quando il popolo ucraino non sarà libero". Roberto De Zerbi scandisce queste parole sulla via del ritorno. Presto sarà in Italia, potrà abbracciare di nuovo i suoi familiari. Il tecnico italiano dello Shakhtar Donetsk e lo staff di collaboratori hanno lasciato Kiev, sotto le bombe e cinta d'assedio dall'esercito russo, sono passati attraverso la Romania per raggiungere la capitale ungherese, Budapest. Da lì prenderanno il volo che li riporterà a casa. Sono stati evacuati nelle ultime ore grazie alla mediazione di Federcalcio e Uefa che si sono occupati di tessere la rete diplomatica e organizzare il viaggio.
Un viaggio di quasi 30 ore iniziato nella giornata di domenica in treno da Kiev con direzione Lviv (Leopoli). Giunti a destinazione sono saliti a bordo di un minibus fino ad arrivare a Uzgorod dove hanno cambiato mezzo di trasporto: in pullman hanno varcato il confine verso la città magiara. "Gravina (presidente della Figc, ndr) ha chiamato De Zerbi, ed era in contatto con Ceferin, che dietro suggerimento di Srna, con l'aiuto del club e della federcalcio ucraina, ha organizzato il tutto", ha spiegato a Lapresse Carlo Nicolini, dirigente dello Shakhtar.
L'ex allenatore, rimasto bloccato in Ucraina per l'attacco sferrato dall'esercito russo, spende ancora qualche parola per il Paese che lo ha accolto. È al sicuro e con lui lo sono il vice Davide Possanzini, e i collaboratori Michele Cavalli e Giorgio Bianchi. E, cosa più importante, potrà esserlo in Italia e a casa ma un pensiero lo tormenta: "Siamo contenti perché torniamo nel nostro paese ad abbracciare le nostre famiglie – ha ammesso nel video-messaggio pubblicato sui canali social dello Shakhtar -. Ma non saremo mai felici finché i nostri giocatori e amici ucraini, come tutto il popolo sarà libero come noi. Stop alla guerra. Subito".
Lo stesso De Zerbi aveva mostrato grande senso del dovere e rispetto per il club quando, svegliato dalle bombe, aveva raccontato quei momenti di apprensione e di terrore. "Non potevo andarmene. Sono un uomo di sport e non potevo abbandonare il mio club, i tifosi, la mia squadra".