De Zerbi racconta l’inferno della guerra in Ucraina: “Quando sentivo le bombe scappavo nel bunker”
Si è concluso finalmente l'incubo per l'allenatore italiano Roberto De Zerbi e i suoi 8 collaboratori dello staff dello Shakhtar Donetsk che oggi sono rientrati in Italia dopo essere rimasti bloccati in Ucraina durante l'invasione della Russia che ha dato inizio alla guerra attualmente in corso. Il tecnico bresciano ha raccontato l'inferno vissuto in quei quattro giorni in cui è rimasto rintanato in un hotel di Kiev prima di lasciare il paese in cui è divampato il conflitto ma soltanto dopo essersi assicurato che i calciatori brasiliani del suo Shakhtar fossero riusciti a mettersi in salvo: "Quando ero lì non ho avuto il tempo di pensare, adesso arrivato in Italia avrò il tempo di rivedere nella mia testa quello che è stato, probabilmente avrò il ritorno emozionale di quei momenti nei quali ho pensato solo che avevo delle responsabilità. È vero che faccio l'allenatore e l'allenatore non deve per forza averne fuori dal campo, però io e il mio staff tutto compatto ci siamo messi a servizio dei calciatori che hanno l’età dei nostri figli" ha infatti spiegato Roberto De Zerbi ai microfoni della trasmissione "105 Kaos" in onda su Radio 105.
Quattro giorni a sentire, per sua fortuna in lontananza, le bombe, quattro giorni che sembrano essere durati un'eternità all'ex tecnico del Sassuolo emigrato in Ucraina proprio all'inizio di questa stagione: "Le giornate erano di 24 ore, ma passavano molto molto lentamente anche perché non dormivi, la notte si sentiva di tutto. Io dormivo in camera per avere la possibilità di capire cosa succedeva fuori dall'hotel e solo quando sentivo delle esplosioni andavo nel bunker".
Giornate lunghissime passate a pianificare meticolosamente la fuga per poter tornare in Italia, cosa avvenuta poi grazie al prezioso intervento del presidente della Uefa Ceferin: "Senza farsi prendere dall'ansia cercavamo di organizzare la fuga cercando di essere lucidi; la fuga uno poteva farla quando voleva, almeno fino a quando non è entrato in vigore il coprifuoco, però la fuga voleva dire anche stare 4, 5 giorni sulla strada senza scorte di cibo, di acqua, i benzinai erano presi di assalto e quindi non potevi fare scelte dettate solo dalla paura. Dovevi rimanere tranquillo, preparare le mappe degli itinerari che dovevi seguire. L’Ambasciata nostra ci ha aiutato per quello che poteva, eravamo oltre 2000 italiani. Siamo tornati a casa grazie all'impegno del presidente della Uefa Ceferin che è stato di un'umanità, di una sensibilità incredibile, ha organizzato tutto nei minimi dettagli e anche l'Ambasciata ci ha trattato bene" ha difatti proseguito De Zerbi nel suo racconto dell'inferno vissuto nei quattro giorni di guerra a Kiev.
Nonostante la situazione drammatica in cui si è ritrovato, Roberto De Zerbi non ha mai perso la speranza di riuscire a tornare in Italia. Piuttosto erano altre le paure con cui ha dovuto fare i conti nei giorni passati in Ucraina sotto attacco da parte della Russia: "Non ho mai avuto paura di non tornare. Paura invece che saltasse la linea internet, che staccassero la luce in città, che mancasse l'acqua calda, che finissero le scorte di acqua e di cibo, queste cose sì, queste paure le ho avute. Ho avuto paura che il treno durante il tragitto potesse fermarsi per un guasto e in Ucraina adesso fa davvero freddo. Nel nostro hotel – ha infine concluso l'allenatore bresciano – però c'erano dei giornalisti inglesi della BBC che ci dicevano di stare tranquilli perché era quasi impossibile che colpissero volontariamente i civili".