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De Zerbi censura la Fifa: “Se minacci i calciatori per una fascia di capitano è una brutta cosa”

La riflessione del tecnico italiano arriva durante la trasmissione “Il Circolo dei Mondiali” a corredo della situazione dell’Iran e dei calciatori della nazionale: “In questi Mondiali dalla Fifa non sono arrivati messaggi giusti”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il tecnico italiano del Brighton ha parlato dell'incoerenza di certi messaggi veicolati dalla Fifa.
Il tecnico italiano del Brighton ha parlato dell'incoerenza di certi messaggi veicolati dalla Fifa.
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"Quando minacci i calciatori di sanzioni sportivi se indossano una certa fascia di capitano è una cosa davvero brutta". La frase di Roberto De Zerbi fa rumore nella notte, il tecnico italiano del Brighton la scandisce per due volte. Nell'uno e nell'altro caso ribadisce il proprio pensiero puntando l'indice contro l'operato della Fifa da cui "non sono arrivati messaggi giusti".

L'ex allenatore di Sassuolo e Shakhtar lo dice senza fare giri di parole quando, durante il collegamento nella trasmissione "Il Circolo dei Mondiali", gli chiedono di parlare di libertà, diritti civili, dei messaggi che il mondo del calcio può lanciare perché su certe tematiche i riflettori non siano mai spenti. De Zerbi porta dentro di sé i ricordi della guerra scoppiata in Ucraina, del "dramma che sta ancora vivendo quel popolo orgoglioso".

I calciatori dell'Iran durante l'esecuzione degli inni nazionali prima della sfida contro gli Stati Uniti.
I calciatori dell'Iran durante l'esecuzione degli inni nazionali prima della sfida contro gli Stati Uniti.

Si dice intimamente legato a quell'esperienza e quasi gli ribolle il sangue nelle vene quando sente di parlare del ruolo che anche lo sport – il calcio nello specifico – può esercitare in situazioni del genere. L'occasione nasce dalla riflessione sull'Iran, dai volti tesi dei giocatori asiatici che alla vigilia della partita decisiva contro gli Stati Uniti cantano l'inno nazionale quasi masticando le parole.

"Dobbiamo accettare che le condizioni nel nostro paese non sono giuste e la nostra gente non è felice – ha ammesso nei giorni scorsi il capitano dell'Iran, Ehsan Hajsafi -. Siamo qui, ma ciò non significa che non dovremmo essere la loro voce o che non dovremmo rispettarli".

La disperazione dei giocatori dell'Iran dopo la sconfitta e l'eliminazione dai Mondiali contro gli Usa.
La disperazione dei giocatori dell'Iran dopo la sconfitta e l'eliminazione dai Mondiali contro gli Usa.

Sentivano addosso tutto il peso delle minacce ricevute dal loro Paese, che avrebbe incarcerato i famigliari se avessero ripetuto qualche gesto di protesta clamoroso come accaduto contro l'Inghilterra. Al debutto ai Mondiali restarono in silenzio mentre risuonava l'inno iraniano, un segnale chiaro dopo le giacche di colore nero, "a lutto", per alimentare l'attenzione sul clima di repressione del governo asiatico.

Di rimando Andrea Stramaccioni, che nel recente passato ha avuto un'esperienza da allenatore proprio in Iran ha offerto un'altra lettura. "Ho visto una squadra non serena. Stamattina uno di loro mi ha detto che ci sono state ripercussioni per non aver cantato l'inno all'esordio. Mi ha spiegato: l'abbiamo cantato nella seconda partita e ci hanno detto che non abbiamo fatto abbastanza".

Le lacrime degli iraniani. Il ct, Queiroz, prova a consolarli al termine dell'incontro.
Le lacrime degli iraniani. Il ct, Queiroz, prova a consolarli al termine dell'incontro.

"Si vedeva dai loro volti che soffrivano – ha aggiunto De Zerbi -. Concordo sul fatto che anche dal calcio debbano arrivare i giusti messaggi. Ma credo anche che in questi Mondiali da parte della Fifa messaggi giusti non ne abbia lanciati". 

Il tecnico italiano rende ancora più chiaro il proprio pensiero quando si concentra sulla situazione in cui si è venuta a trovare l'Iran. "I calciatori hanno fatto qualcosa di coraggioso, è vero che debbano fare di più… però quando minacci i giocatori di ammonirli per la fascia di capitano è una cosa brutta".

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