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De Rossi non è la Juve: “Vincere non è l’unica cosa che conta, questa frase non rispecchia sport”

Daniele De Rossi ha lasciato la Nazionale e cerca una panchina da dove far partire la propria carriera di allenatore. Il club che deciderà di puntare su di lui sa cosa attendersi dall’uomo prima che dal tecnico: le idee sul concetto di mentalità vincente sono nitide e scolpite nelle parole. A naso, è difficile che lo chiami la Juventus…
A cura di Paolo Fiorenza
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Daniele De Rossi è da qualche giorno – per sua ammissione – un allenatore su piazza: chiunque voglia far partire un progetto giovane e ambizioso scommettendo su un 38enne che scalpita per entrare nel giro delle panchine può farsi avanti con l'ex capitano della Roma, che ha lasciato lo staff di Roberto Mancini nella Nazionale italiana. Prendendosi De Rossi ci si mette in casa uno con idee chiare: non solo sul calcio, ma sullo sport e la vita in generale.

Il mestiere di allenatore richiede non solo conoscenze tecnico-tattiche, ma anche la capacità di gestire uomini prima che calciatori, ovvero riuscire a trasmettere loro professionalità e mentalità: "È molto importante, ma ci sono teste di giocatori dentro le quali non entrerai mai – spiega il campione del mondo di Berlino 2006 sulle pagine di Sportweek – Puoi spingerli, spronarli, ma non ce la faranno mai ad essere come i Bonucci e i Chiellini. Ho avuto compagni a cui ripetevano mille volte di mangiare sano, poi andavano a casa e si facevano una birra con la crepe alla nutella. O di dormire di più e invece la sera uscivano lo stesso. Non li cambi, ti seguono dieci giorni poi mollano, perché pensano di poterne fare a meno. E da tecnico devi essere bravo anche a capirlo e trovare strade alternative per trarre il meglio da tutti in base a quello che possono darti. Poi quando stanno per smettere capiscono quanto sarebbe stato importante fare diversamente. E quanto conta alla fine per vincere".

Già, vincere. Il concetto di mentalità vincente viene articolato da De Rossi in una maniera diversa dal celebre motto bonipertiano che anima la Juventus: "Vincere è l’unica cosa che conta? È una frase che non apprezzo. Non rispecchia quello che per me è lo sport. Se la Nazionale avesse perso ai rigori con l’Inghilterra avrebbe comunque lasciato un ricordo indelebile negli italiani. Il calcio è pieno di storie bellissime di chi alla fine non ha vinto. Ma di certo quello che pretenderò da tecnico è che i miei giocatori, da quando si svegliano a quando vanno a dormire, abbiano la convinzione e la voglia di vincere la domenica. Perché vincere non è l’unica cosa che conta, ma deve essere l’unico tuo obiettivo. Questa è per me la mentalità vincente".

Il centrocampista che ha legato la sua vita di calciatore ai colori della Roma non ha dubbi quando gli si chiede la cosa di cui vai più orgoglioso: "Ho sempre difeso i miei compagni di squadra. Mai una volta ho girato loro le spalle. Spero di essere bravo a fare la stessa cosa con i miei giocatori". Chi è interessato ad un tecnico con queste idee componga il suo numero: De Rossi non vede l'ora di mettersi alla prova.

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