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De Rossi difende gli inglesi: “Non so fingere, la polemica italiana è stata patetica”

Daniele De Rossi non accetta che noi italiani facciamo la morale agli inglesi, accusandoli di antisportività: “Non è nel nostro DNA, visto che non siamo degli stinchi di santo. Sono stato un buon giocatore, ma se serviva anche un figlio di p…. Chiellini lo ami se sta nella tua squadra, altrimenti lo odi”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Una copiosa narrativa post vittoria Europei è stata dedicata in Italia all'antisportività dei nostri avversari nella finale: dalle accuse a Chiellini per il fallo su Saka che sarebbe stato da espulsione – con conseguente petizione per rigiocare la partita – al pubblico sfollato da Wembley senza rendere onore al trionfo azzurro, dopo che peraltro aveva fischiato il nostro inno ad inizio partita, fino ai giocatori inglesi che si sono tolti la medaglia durante la premiazione.

Su quest'ultimo punto entra a gamba tesa – senza peli sulla lingua come sua abitudine – Daniele De Rossi, la cui opinione è contro corrente: "Non so fingere, ho trovato questa polemica alimentata da noi italiani patetica – spiega a Sportweek – Ho visto decine di finali in cui chi ha perso si è levato la medaglia. Sono rimasti lì 20 minuti, hanno visto noi alzare la coppa a casa loro, qualcuno ha pure applaudito. Che dovevano fare di più? Abbiamo vinto, siamo stati i più belli, gli abbiamo urlato in faccia il nostro orgoglio, non facciamogli pure la morale. Che non è nel nostro DNA, visto che non siamo degli stinchi di santo".

"Hanno fischiato il nostro inno? Brutto, certo. Ma quante volte i nostri tifosi hanno fischiato quello altrui e Buffon doveva chiamare l’applauso? – è la domanda di De Rossi – Sono stato un buon giocatore, ma se serviva anche un figlio di p…. Chiellini lo ami se sta nella tua squadra, altrimenti lo odi. Io da avversario in certe partite gli ho fatto pure qualche entrata dura. Noi siamo questi: azzurri, non principi azzurri".

L'ex capitano della Roma ha deciso di lasciare lo staff di Roberto Mancini per lanciarsi nella carriera di allenatore. L'ultimo atto della sua esperienza con la Nazionale potrebbe dunque essere stata la passerella trionfale sul pullman scoperto per le vie della capitale. Anche in questo caso la vicenda ha generato polemiche per la violazione della norme anti Covid: "Il problema dell’innalzamento dei contagi non credo sia dipeso da quel tratto di strada, dopo aver visto giorni di feste nelle piazze e migliaia di persone davanti ai maxischermi durante tutto l’Europeo – replica De Rossi – Se polso fermo doveva esserci, era giusto mostrarlo anche prima. Gli enti preposti dovevano organizzare meglio il nostro rientro e l’inevitabile accoglienza. Detto questo, non è neanche normale che se il ministero dice di no, poi cambi idea perché i calciatori chiedono un’altra cosa".

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