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De Ligt ha un problema con i falli di mano e la Juventus ha un problema con de Ligt

Matthijs de Ligt, in Juventus-Torino, ha causato il quarto rigore della sua stagione a causa di un fallo di mano (tre con la Juve, uno in nazionale). Un ruolino che rischia di pesare nel bilancio di una squadra che lotta ai massimi livelli. Influisce un’alta componente di casualità, ma anche un problema di postura su cui lavorare.
A cura di Sergio Chesi
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Premessa numero uno: Matthijs de Ligt, dopo le legittime difficoltà riscontrate in fase d'ambientamento, sta disputando una grande stagione con la Juventus. A 20 anni è già diventato titolare inamovibile e punto di riferimento, per di più in costante crescita. Non era scontato, nonostante il talento fosse evidente.

Premessa numero due: nella stragrande maggioranza dei falli di mano, il difensore è sempre penalizzato da un'elevatissima componente di casualità e sfortuna. Spesso il pallone schizza da pochi metri di distanza, assume traiettorie imprevedibili, impatta il braccio in modo del tutto imponderabile.

Ma la situazione di de Ligt in relazione ai falli di mano, a questo punto, inizia a diventare grottesca. Anche preoccupante, dalla prospettiva della Juventus. Sul piano statistico stiamo parlando di una casistica che inizia ad assumere un certo peso: quello contro il Torino è il terzo rigore causato da De Ligt per fallo di mano in questa Serie A (in precedenza era successo contro Inter e Lecce); nel corso della stagione, ne aveva provocato uno con le stesse modalità anche in nazionale (durante Germania-Olanda). Al di là degli episodi in cui è stato punito, si sono verificate almeno un paio di altre situazioni in cui l'olandese ha rischiato grosso (sempre nel girone d'andata, contro Bologna e Torino) ed è stato poi salvato dalle interpretazioni regolamentari degli arbitri.

In tutte queste circostanze de Ligt, evidentemente, non è stato fortunato. Ma è davvero tutta questione di fato avverso o c'è di più? La quantità di casi di falli di mano, sanzionati o al limite, dei quali si è reso protagonista il difensore olandese è ormai importante. Al punto da lasciar pensare anche ad un problema di postura, vista la facilità con cui si fa beccare a braccia larghe in area di rigore. Una tendenza su cui si può lavorare, per quanto possa sembrare bizzarro. Non è raro, anche ad altissimi livelli, assistere ad allenamenti specifici sul modo di posizionarsi con il fisico.

Proprio Maurizio Sarri, ad esempio, si soffermò sui problemi di postura di Raul Albiol nei primi mesi al Napoli: lo spagnolo tendeva ad orientarsi male in campo, in base al posizionamento dei piedi, e si esponeva al rischio di letture difensive sbagliate. Un limite corretto con il lavoro e il tempo, al punto da rendere lo spagnolo uno dei migliori difensori della Serie A. L'allenatore è lo stesso, il difetto è diverso. Il tempo per risolvere il problema, a de Ligt, non manca.

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