De Laurentiis ha mortificato Garcia nello spogliatoio davanti a tutto il Napoli: squadra incredula
Aurelio De Laurentiis ha di fatto esonerato Rudi Garcia già alla fine del primo tempo, quando è sceso negli spogliatoi per censurare quel primo tempo orribile (la ripresa sarebbe stata anche peggiore per l'esito) contro l'Empoli. Il gesto compiuto dal presidente del Napoli è stato emblematico, i toni esasperati. La squadra, già confusa, è rimasta allibita ed è implosa. Quell'atto di esautorazione molto duro è giunto all'apice di un periodo commissariale (durato circa un mese) nel corso del quale il massimo dirigente ha provato a salvare il salvabile, tenere assieme le varie anime e tutte le componenti della squadra apparsa la brutta copia di quella ammirata nella scorsa stagione.
Non Campioni d'Italia che hanno l'onore e l'onere di difendere il titolo ma una formazione con poco nerbo, che vive di fiammate d'orgoglio e di spunti individuali, smarrita e senza più un'identità tattica, svuotata delle proprie emozioni e dalla consapevolezza della propria forza, che non riesce più a trovare brillantezza nemmeno al Maradona (divenuto terra di conquista), appare sfilacciata e fa una fatica tremenda a risalire il campo, a compattarsi e proteggersi.
La sconfitta contro i toscani è stata la più classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un mese fa la reticenza di Antonio Conte ad accettare l'incarico in corsa gelò ogni tentativo di ribaltone in panchina, l'evoluzione degli eventi non dà adito a soluzioni alternative che non sia un esonero e l'assegnazione dell'incarico a un nuovo allenatore.
Il pareggio striminzito, beffardo e amaro in Champions contro l'Union Berlino aveva già turbato (e innervosito) il patron, che con una vittoria avrebbe voluto chiudere il discorso qualificazione agli ottavi e intascare anche un premio sostanzioso: non solo i milioni per il successo ma soprattutto quel bonus per il superamento del girone che è vitale per gli investimenti.
La prestazione della squadra e il gol di Kovalenko l'hanno toccato su un nervo scoperto e ha reagito d'impulso, stufo per la dissoluzione della creatura sotto i suoi occhi. Non è certo esente da responsabilità per le scelte fatte e prese da uomo solo al comando (dal casting per il tecnico al mercato fino alla situazione dei rinnovi importanti rimasta in sospeso), ma non immaginava che Garcia lo avrebbe portato sull'orlo del baratro.
Si spiega anche così, alla luce di una presenza costante al fianco del gruppo a Castel Volturno come allo stadio, la discesa nello spogliatoio di De Laurentiis: ha parlato direttamente ai calciatori, lo ha fatto passando sulla testa (ma aveva già deciso che gliel'avrebbe tagliata… licenziandolo) di Garcia, mortificandolo per l'ennesima volta dopo averlo messo sotto tutela e depotenziato già un po' di temo fa. È stato il colpo di coda, il tentativo estremo, la mossa della disperazione per far sì che con l'Empoli non si facesse naufragio. E invece il ‘suo' Napoli è colato a picco.
A fine incontro il presidente non aveva altro da dire, né alla squadra né all'allenatore che è tale sulla carta ancora per poche ore. La convocazione dei suoi più stretti collaboratori Chiavelli, Meluso, Micheli e Sinicropi è il summit dal quale scaturirà il nome del prossimo tecnico del Napoli.
Chi prenderà de Laurentiis? L'ex Walter Mazzarri è candidatura molto forte, così come quella di Igor Tudor. Quella di Fabio Cannavaro, seduto in tribuna nei pressi del presidente, è una suggestione anche Mondiale. Sullo sfondo c'è Antonio Conte, che resta lì sulle sue posizioni già comunicate de visu al patron e poi ribadite pubblicamente. Le prossime ore saranno dirimenti, la certezza (come spiegato dalla Gazzetta dello Sport) è che mercoledì prossimo, alla ripresa degli allenamenti a Castel Volturno, non si udirà più l'accento francese.