De Laurentiis con Agnelli: “Creiamo un nuovo torneo togliendolo all’Uefa, ma non la Superlega”
Aurelio De Laurentis è un fiume in piena: il presidente del Napoli ha espresso la propria opinione su diversi temi del momento, alcuni controversi che hanno spaccato in due l'opinione pubblica e i tifosi. Come le riforme del calcio, attuale, attuabili e mancate: dalla Superlega ai diritti televisivi, a rapporti da rivedere tra club, federazioni e Uefa, fino alle leggi da rivedere per il calciomercato, gli stadi e tutto ciò che riguarda la crescita e il benessere di una società sportiva. Facendo, nomi cognomi ed entrando nel merito senza mezzi termini.
Cavallo di battaglia è stata, ovviamente, la questione ‘Superlega' su cui De Laurentiis è entrato sia nei particolari che in un discorso a più ampio respiro, coinvolgendo le istituzioni calcistiche e il loro rapporto attuale con le società, definitivo a dir poco impari e a sfavore dei club e dei presidenti che investono, per ricevere il minimo. Un disequilibrio sul quale De Laurentiis ha manifestato tutta la propria amarezza, anche ritornando sul discorso SuperLeague che ha visto diversi club (ora ridotti a tre società) fare muso duro con l'Uefa.
Ad Andrea Agnelli ho detto che con la Superlega stavano sbagliando una sola cosa: volevano diventare gli attori principali di questo sistema, mentre democraticamente si deve lasciare la porta aperta a tutti. Noi dobbiamo creare una nuova competizione togliendola dalle mani dell’Uefa, tenendola come segretariato e dandole una percentuale sui ricavi. Hanno sbagliato, ma non a dichiarare che il calcio è diventato fallimentare per colpa delle istituzioni.
Dopotutto, De Laurentiis è stato un antesignano della lotta alle istituzioni e il numero uno del Napoli lo ricorda con orgoglio: "Diedi battaglia a Blatter e lo smascherai nella Fifa, andai contro Platini all'Uefa oggi non mi sono ancora dedicato a fondo…" sottolinea, puntando però il dito indice all'Uefa e alle istituzioni ‘retrograde'. "Sono loro che stanno affossando il calcio, sulle spalle dei club. Noi andiamo a fare la Champions per ricavare 70-80-90 milioni ma ne andiamo a spendere 200 e più. L'Uefa? Fattura 3 miliardi in 15 giorni e noi dobbiamo prestare giocatori alle loro competizioni senza reali garanzie. C'è da sedersi attorno ad un tavolo e rivedere tutto".
Dunque, non una Superlega com'è stata impostata e soprattutto impostata, aspetti che De Laurentiis ha bocciato, ma una ‘Superlega' come concetto di riforma sì: "Serve qualcosa fuori dalla gestione Uefa" insiste "mettiamo l'Uefa come segretario generale ma i proventi devono andare ai club, non gli spiccioli". Una riforma che dovrebbe coinvolgere anche le singole federazioni, come la Figc presieduta da un Gravina al quale De Laurentiis non risparmia qualche punta velenosa.
Non ha fatto nulla perché potesse venire abolita la legge 91 vecchia di 40 anni, non si è riformata la Bossi-Fini, nemmeno la legge Melandri è stata messa in discussione: il calcio cambia di anno in anno, ci si deve riformare, i burocrati invece rispondono vediamo, valutiamo, ci pensiamo.