De Laurentiis attentissimo ai conti: “Mi disse ‘è urgentissimo’, venne da me, era per mille euro…”
Aurelio De Laurentiis si appresta ad iniziare la 19sima stagione da presidente del Napoli, club tenuto stabilmente sotto la sua gestione nelle zone alte della Serie A. Sono arrivati quattro secondi posti, quattro terzi, tre Coppe Italia e una Supercoppa, ma è mancato il bersaglio grosso, quello Scudetto che i tifosi azzurri sognano dai tempi di Maradona (e Ferlaino) e che secondo i più critici – che si sono fatti sentire anche recentemente a Dimaro – non potrà mai arrivare con l'attuale proprietà.
Il Napoli di De Laurentiis del resto è attentissimo a non fare il passo più lungo della gamba: nessun salto nel buio, nessun ‘all-in'. L'obiettivo è fare il massimo sul piano sportivo entro i limiti di paletti non derogabili: l'attenzione ai bilanci, chiusi quasi sempre in positivo, va di pari passo con l'autonomia finanziaria. Il Napoli è infatti una delle sole tre società di Serie A assieme a Fiorentina e Spezia a non aver debiti bancari, laddove le big hanno esposizioni di centinaia di milioni.
Per capire quanto sia massima l'attenzione del presidente azzurro ai conti basta ascoltare l'aneddoto raccontato dall'ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris a CasaNapoli: "Io ero da poco sindaco, mi chiama il presidente De Laurentiis e mi dice ‘Sindaco, ti devo parlare con molta urgenza. C’è una cosa urgentissima'. Io gli risposi: ‘Presidente, oggi però purtroppo non posso', perché tenevo un'agenda fittissima. ‘No, no, ma è urgentissimo', insistette. Allora gli ho detto: ‘Guarda, l'ultimo appuntamento ce l'ho alle 22, vieni alle 22.30 a Palazzo San Giacomo. Se è urgentissimo, ci mancherebbe altro, anche di notte' ".
A quel punto De Laurentiis si fionda nell'ufficio del sindaco e spiega il motivo dell'urgenza: "Lui viene e comincia a dire: ‘No, c'è un problema, si è rotto il telone che copre il prato quando piove. Si tratta di poco più di mille euro che bisogna mettere e quindi secondo la convenzione questi soldi li deve mettere il Comune'. Io dissi: ‘Aurè scusami, io pensavo che era una cosa urgentissima, che se ne stesse cadendo lo stadio'. Là capii che sarebbero stati dieci anni non facili sotto il profilo dei rapporti formali, economici, giuridici, amministrativi…".