De Ketelaere racconta i giorni prima del sì all’Atalanta: “Anche il Milan mi suggeriva di andarmene”
Charles De Ketelaere è stato il grande acquisto del Milan nell’estate 2022 rossonera. Maldini si spinse fino a 31 milioni più bonus pur di andarselo a prendere fino in Belgio dopo una trattativa-maratona con il Bruges. Il risultato però non è stato dei più soddisfacenti e forse anche a seguito di questo affare a dir poco negativo la società ha deciso poi di sollevare dall'incarico sia lui che Massara prima della sessione di mercato 2023. De Ketelaere non segnerà mai in rossonero trovando spesso difficoltà nel riuscirsi ad adattare al gioco di mister Pioli. Alle difficoltà di ambientamento si sono aggiunte anche quelle tattiche che hanno visto il giocatore uscire lentamente dai radar dello stesso allenatore.
Finito infatti ben presto nel dimenticatoio, di De Ketelaere al Milan è rimasto meno che un ricordo. Ecco perché l'Atalanta, confermando le sue grandi ambizioni, ha deciso di credere in lui prendendolo dai rossoneri. Prestito oneroso a 3 milioni di euro con diritto di riscatto fissato a 22 più 4 di bonus (prevista anche una percentuale sulla futura rivendita intorno al 10%). Si tratta di un'operazione potenziale da 29 milioni, tra le più costose della storia della Dea. Un investimento importante che ha visto il belga ragionare molto su questa scelta prima del sì. De Ketelaere ha raccontato quei giorni tormentati nel corso di un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. "Le critiche hanno fatto il resto…".
Il belga ha spiegato le difficoltà di adattamento al nostro calcio prima ancora di quelle tattiche con Pioli. "Quando arrivi in un posto nuovo c’è molto da fare – ha spiegato – Adattarti al paese, al sistema di gioco, alla lingua. Ma naturalmente, se al Milan non ha funzionato, è stata anche in parte colpa mia: non è stata la stagione che mi aspettavo, ma non me ne pento". Il belga ha spiegato che la condizione generale in cui si era venuto a trovare non sempre l'ha aiutato: "Non sempre ho raggiunto un alto livello, e entrare a partita in corso come spesso mi è successo non ha aiutato – spiega – Non sono un tipo esplosivo, mi sento meglio quando sono in campo per un periodo di tempo più lungo e posso entrare davvero nel flusso di una gara". Chiaramente, vista anche la giovane età, non è di certo rimasto indifferente alle critiche che gli sono state mosse: "Hanno fatto il resto: non leggo sempre i giornali, cerco di isolarmi – ha aggiunto – Ma comunque le senti e non resti indifferente. Non aver mai segnato è stato un problema: la gente chiede gol e assist, non guarda soltanto alla prestazione".
Sulla scelta di rilanciarsi all'Atalanta ha poi espresso il suo punto di vista spiegando di essere stato anche spinto dal Milan a cambiare aria: "Se il Milan mi ha suggerito di andarmene? In parte sì. Ma anche io sapevo che avrei avuto poco spazio – ha detto ancora – Per tutta l’estate ci sono state trattative di mercato. Mi sono chiesto: aspetto la mia occasione, resto anche giocando un po’ meno? O vado in un’altra squadra per mettermi alla prova? La seconda ipotesi mi faceva sentire meglio. L’Atalanta ancora di più". Non voleva altre destinazioni il belga ma provare solamente a rilanciarsi con Gasperini: "Voglio mettermi in mostra nel club – ha detto in conclusione – Non è che non volessi andare al Psv o in altre squadre, semplicemente volevo l’Atalanta. Qui sto giocando più alto, più vicino alla porta: in questo modo posso diventare di nuovo la migliore versione di me stesso. L’anno scorso invece ero un centrocampista offensivo". L'esperienza al Milan comunque sarà sempre da ricordare: "Ho imparato molto e in assoluto so di essere diventato un giocatore migliore".