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Davide Santon: “Balotelli per me era un fratello, non ci sentiamo da anni”. Cosa è successo

A tre anni dal precoce ritiro, Davide Santon conduce una nuova vita, lontanissima dal calcio. Per l’ex terzino Mario Balotelli “era un fratello” dai tempi dell’Inter di Mourinho con cui vinsero il Triplete, ma oggi i rapporti tra i due sono interrotti.
A cura di Paolo Fiorenza
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Davide Santon ha detto basta col pallone nel 2022 a soli 31 anni, piegato dagli infortuni che ne hanno flagellato quasi tutta la carriera: da quando nel 2015 fece ritorno all'Inter dal Newcastle, il terzino emiliano non è mai più stato titolare, sia in nerazzurro che alla Roma dove si trasferì nel 2018 e dove ha appeso gli scarpini al chiodo quattro anni dopo a scadenza di contratto. Solo 11 presenze nella stagione 2020/21 e poi addirittura l'esclusione dalla rosa giallorossa l'anno dopo: un finale che non meritava colui che José Mourinho definì "il bambino" dopo averlo fatto esordire in Serie A. "È una frase speciale, come chi l'ha pronunciata – racconta oggi Santon – Il soprannome mi è rimasto appeso per la vita: ero davvero un bambino felice in mezzo a tanti giganti".

In quell'Inter che avrebbe vinto il Triplete nel 2010, c'era anche un altro ragazzo che prometteva di fare una grande carriera, promesse poi solo in parte mantenute: Mario Balotelli. I due sono separati solo da pochi mesi di età: Mario – tuttora stipendiato dal Genoa senza essere neanche convocato da oltre due mesi – è più grande, essendo nato nell'agosto del 1990, Davide è del gennaio del 1991. Il rapporto tra i due era oltre l'amicizia, poi le loro strade si sono divise, senza che ci sia stato un evento di rottura. Succede di perdersi di vista nella vita e forse quello del ragazzo di Portomaggiore è un appello al vecchio amico a farsi vivo.

Davide Santon e Mario Balotelli, rapporti interrotti da anni: "Cambia spesso cellulare…"

"Amici nel calcio se ne fanno pochi, ma lui lo era. Anzi, un fratello – racconta Santon alla Gazzetta dello Sport – Abbiamo passato momenti bellissimi insieme, ma poi la vita prende traiettorie diverse: siamo spariti entrambi, non ci sentiamo da anni, anche perché lui cambia spesso cellulare ed è difficile stargli dietro… Ci hanno sempre visti come la stessa cosa, ma siamo diversissimi: a me non è mai piaciuto apparire o diventare un personaggio. Posso dire solo che Mario è un bravissimo ragazzo e un fenomeno unico: anche lui ha fatto molto meno di ciò che meritava. Se avessi avuto il suo fisico e lui la mia voglia di provarci, saremmo stati felici entrambi".

Davide Santon con la maglia dell'Inter nel 2015: era appena tornato in nerazzurro dopo 4 anni al Newcastle
Davide Santon con la maglia dell'Inter nel 2015: era appena tornato in nerazzurro dopo 4 anni al Newcastle

Inevitabile aprire il libro dei rimpianti per Santon: "Quando sei lì a 17 anni, non sai quanto sia difficile gestire le aspettative della gente: se stai sotto l'asticella, vieni preso di mira. Dopo il primo anno avevo raccolto tutto, dallo scudetto alla Nazionale, poi mi ruppi il ginocchio: le conseguenze dell'infortunio mi hanno accompagnato fino all'ultimo giorno. Non è stato gestito bene dal punto di vista medico: io, sbagliando, ho seguito le pressioni per tornare il prima possibile. Ma il mio fisico non sarebbe mai stato più come prima… Dopo il primo ritorno, ho iniziato a giocare male e, dopo 4 mesi, nuova operazione e fuori altri 8. Da quel momento in poi posso dire di aver giocato spesso con una gamba e mezza. Anche solo per allenarmi dovevo tenere il ghiaccio per ore: una zavorra dal punto di vista mentale".

Cosa fa oggi Davide Santon, il calcio è fuori dalla sua vita

Quanto al Santon di oggi, il calcio è lontano: "Avrei potuto fare il commentatore o prendere il patentino, ma basta calcio. Vivo a Roma con la famiglia e ho il mio centro sportivo sui Lidi Ferraresi, dove sono nato. Si gioca a calcio, padel, tennis e l'effetto Sinner spinge tanti ragazzi. Io stesso, quando vedo Jannik, sono estasiato. Lì, tra i campi di padel, cerco l'essenza più genuina dello sport: voglio giocare senza pressione. Questa parola, ‘pressione', è quella che mi ha fatto più male, però ora mi sento libero. Come vorrei essere ricordato? Come il bambino. Il bambino che raggiunge i sogni, anche se troppo difficili da sostenere".

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