Davide Ancelotti svela l’esame nascosto cui lo sottopose Casillas: “Andiamo in palestra”
Davide Ancelotti a Madrid non è "il figlio di", ma l'apprezzato viceallenatore di Carlo Ancelotti, tecnico che quest'anno ha portato il Real a centrare una doppietta da sogno nella Liga e in Champions. Il 32enne parmense in passato è rimasto scottato da qualche battutina che alludeva proprio ad un presunto ‘nepotismo' che ne avrebbe favorito la carriera, fino a farlo arrivare giovanissimo a ricoprire il ruolo di allenatore in seconda di top club come Bayern Monaco e Real Madrid, con Napoli ed Everton in mezzo.
E proprio a Napoli quelle voci fastidiose si sono fatte sentire maggiormente: "Ho sentito parlare di nepotismo. All'inizio un po' ho patito poi ho fatto una riflessione – spiega Ancelotti Jr a Il Giornale – Se così fosse dovrebbero parlarne sempre, sia quando si vince che quando si perde. E invece, soprattutto a Napoli, il primo anno, coinciso con un campionato di ottimo valore, nessuno ha aperto bocca. I primi veleni sono spuntati durante il secondo in coincidenza di risultati deludenti. E qui mi son fatto una ragione: se funziona così, vuol dire che è solo un pretesto".
Prima del Bayern c'è stata la prima avventura al Real, nel biennio 2013-15, con la vittoria della storica ‘Decima' Champions League. Fu lì che Davide Ancelotti, già nello staff del padre poco più che ventenne, conobbe il battesimo del fuoco, con un momento in particolare che non può dimenticare: "Lì ho cominciato a salire il primo grande scalino. C'erano da gestire grandi e titolati campioni come Sergio Ramos, Cristiano Ronaldo, avevo soltanto 23 anni e bisognava risultare convincente per ottenere il loro gradimento. Ricordo un episodio che considero l'inizio di tutto. Dopo qualche giorno di lavoro, mi prende da parte Casillas, il portiere, e mi fa: Davide a fine allenamento andiamo in palestra a fare un supplemento di lavoro. Ho capito che mi stava sottoponendo a un test, un vero e proprio esame. All'inizio ero un po' agitato, poi mi sono sciolto. Gli ho spiegato quali esercizi erano utili per la sua struttura fisica e per il suo ruolo di portiere e lui ha eseguito senza battere ciglio. È stata la promozione sul campo!".
Il figlio di Re Carlo ha un'ammirazione smisurata per l'allenatore di Reggiolo: "Nei nostri successi ha inciso l'attaccamento morboso a Carlo. Sì, perché lui è in grado di esercitare tutto questo, un attaccamento morboso non al risultato ma alla sua persona da parte del gruppo perché è capace di far vivere loro in pace, con serenità, chiedendo a tutti lo stesso, e togliendo pressione. E pensare che la squadra era praticamente la stessa del precedente torneo: via due come Sergio Ramos e Varane, dentro Alaba e Camavinga".
Davide Ancelotti dopo il trionfo in Champions ha provato ad accennare al padre che ora forse potrebbe ritirarsi felice ed appagato, ma se n'è pentito subito: "Gli ho detto: questo sarebbe il momento giusto per smettere, hai vinto i 5 campionati, hai collezionato la quarta Champions, non hai altri record da centrare. Ma come glielo dicevo, capivo che era tutto sbagliato. Perché, e questo è forse il suo unico segreto, a lui piace questo mestiere. E allora mi son detto: perché fermarlo?".