Danilo salvato da tre righe di regolamento e 12 centesimi di secondo: questo non è fallo di mano
Il Verona schiuma rabbia per il calcio di rigore non concesso nonostante il fallo di mano commesso da Danilo nell'area della Juventus. Quella che a molti è sembrata una ‘parata' intenzionale del difensore è stata valutata dall'arbitro e dal Var un intervento non punibile.
La spiegazione di quella decisione che ha fatto scalpore, provocato la reazione piccata della società scaligera, alimentato le perplessità del pubblico che ha assistito all'episodio attraverso la tv è inserita nel regolamento attuale che ha reso più fruibile l'interpretazione, la lettura della prescrizione ma non ha cambiato la direttiva della norma relativa a episodi critici (tra cui quello capitato allo stadio Bentegodi).
La discriminante è la cosiddetta "palla inattesa", un'espressione che non è più messa per iscritto (rispetto al 2019) ma resta come concetto di fondo delle disposizioni arbitrali. In buona sostanza, gli ufficiali di gara non hanno commesso alcun errore nella valutazione di quel frangente.
Perché? Hanno tenuto conto di alcune variabili quali posizione delle braccia, movimento del corpo e fatalità del rimpallo (ovvero, il calciatore non poteva sapere che la sfera gli sarebbe carambolata addosso), oltre alla traiettoria stessa del tiro (che non è più diretto verso la porta): tre fattori che hanno determinato la deduzione esatta del direttore di gara ribadita anche dai colleghi in cabina di regia senza ricorso alla on-field-review.
Il concetto chiave di partenza è indicato nell'incipit della norma: "non ogni contatto del pallone con una mano o un braccio di un calciatore costituisce un'infrazione" e di conseguenza non tutti sono punibili. A salvare Danilo e la Juventus sono stati poche righe di regolamento e 12 centesimi di secondo: è il calcolo fatto da DAZN nel racconto di quell'istante che passa dal tiro di Veloso, dalla sponda involontaria di Dawidowicz fino al contatto con la mano del calciatore bianconero.
È un infrazione (fallo di mano) se un calciatore – si legge nel regolamento : tocca il pallone con le proprie mani / braccia quando queste sono posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo. Si considera che un calciatore stia aumentando lo spazio occupato dal proprio corpo in modo innaturale quando la posizione delle sue mani / braccia non è conseguenza del movimento del corpo per quella specifica situazione o non è giustificabile da tale movimento. Avendo le mani / braccia in una tale posizione, il calciatore si assume il rischio che vengano colpite dal pallone e di essere quindi sanzionato.
La dinamica dell'azione, per quanto possa sembrare grottesca, ribadisce la correttezza della deduzione di Di Bello in campo, di Guida e Nasca al Var. In quel momento Danilo aumenta sì lo spazio del corpo perché ha le braccia larghe ma è in caduta, la sua postura è considerata congrua, il movimento del corpo è naturale per come si sviluppa l'azione e "per quella specifica situazione".
Il brasiliano sta per appoggiarsi a terra ed è il pallone che gli arriva addosso, non è lui ad andargli incontro. Una situazione di gioco che ha un precedente molto simile in questo campionato e vede protagonisti ancora i bianconeri. Si tratta dell'intervento di Smalling su Miretti in Juventus-Roma dello scorso 27 agosto: anche in quel caso non fu fischiato rigore.