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Le ultime news sull'arresto di Dani Alves

Dani Alves inchiodato dalle telecamere: c’è un riflesso in uno specchio, lo tradiscono le scarpe

Il processo contro Dani Alves potrebbe essere arrivato alla svolta decisiva: dopo che altri 8 testimoni hanno confermato la versione della vittima, dai video di sorveglianza sarebbe emerso un particolare schiacciante.
A cura di Alessio Pediglieri
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Venerdì 3 febbraio è stata un'altra giornata chiave presso la "Ciutat de la Justícia de l'Hospitalet de Llobregat" di Barcellona dove si è continuato a dibattere per il caso Dani Alves, con il calciatore in arresto con l'infamante accusa di stupro nei confronti di una ragazza, avvenuta nella notte del 30 dicembre. Sono stati ascoltati otto testimoni, facenti parte dell'accusa, che hanno confermato ancora una volta i particolari relativi alla denuncia della giovane verso Alves ed è emerso anche un nuovo elemento che potrebbe davvero essere determinante per inchiodare il brasiliano definitivamente alle sue responsabilità.

I testimoni ammessi in tribunale sono stati la cugina e una amica della donna che ha denunciato il calciatore per la presunta violenza sessuale avvenuta nei bagni del nightclub Sutton di Barcellona, oltre a sei dipendenti del locale che avrebbero ratificato davanti al giudice quanto già dichiarato davanti ai "Mossos d'Esquadra" prima che il calciatore venisse arrestato. Le due donne che hanno testimoniato erano insieme alla denunciante la notte del 30 dicembre 2022, quando è avvenuta la presunta aggressione.

Secondo quanto riferito al magistrato, il calciatore brasiliano si era prima già avvicinato a una delle giovani e le aveva cinto la vita con le braccia, mentre all'altra arrivò a toccarle le parti intime. Fatti che, hanno precisato al giudice, le hanno fatte sentire "a disagio" a tal punto che il gip ha proposto alla giovane che aveva confermato di essere stata molestata, che aveva lei stessa la possibilità di denunciare i fatti. Alla fine, la ragazza ha rifiutato per non minimizzare la rilevanza della grave violenza sessuale che ha subito la sua amica.

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Le due testimoni hanno anche ricostruito nei particolari, che collimano con la versione della ragazza su quanto accaduto prima e dopo la presunta violenza sessuale. Mentre stavano conversando con un gruppo di giovani a un tavolo vicino al privè dove Alves stava bevendo con un amico, un cameriere si avvicinò per dire loro che alcuni "signori" volevano invitarli nell'area privata, alla quale hanno finito per acconsentire dopo aver inizialmente rifiutato l'offerta. Giunte nel privè, si sono messe a chiacchierare con Alves e il suo amico e sarebbe stato quello il primo momento delle prime molestie subite. Dopodiché Alves si recò alla porta che dava sul bagno privato e, da lì, fece un gesto alla vittima per avvicinarsi. Ma la ragazza non sospettava che al di là ci fosse un bagno privato, bensì una sala fumatori condivisa con altri.

Dopo un quarto d'ora, Alves avrebbe lasciato il bagno privato per primo e pochi istanti dopo lo ha fatto la denunciante, che si è rivolta a una delle sue amiche dicendo subito "usciamo di qui" per poi scoppiare a piangere ripetendo "mi ha violentata". In quel momento, un buttafuori della discoteca si è avvicinato alla giovane donna e ha attivato il protocollo interno contro le aggressioni sessuali, portando la ragazza in una stanza isolata e chiamando i "Mossos d' Esquadra". E davanti al giudice hanno testimoniato così anche gli altri presenti n quel momento, il cameriere che ha servito la giovane, il titolare del locale, il direttore del locale e i due camerieri che hanno servito le bevande nella saletta riservata. Tutte le testimonianze hanno supportato il racconto della vittima.

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Da parte sua, la difesa del calciatore ha sostenuto tutt'altro insistendo su alcune "incongruenze che continuano a persistere". Ma nell'inchiesta ai danni del suo assistito, la difesa adesso non dovrà limitarsi a ribattere alle testimonianze dirette di chi era presente quella notte bensì ad un'altra prova che – se confermata – diventerebbe a quel punto incontestabile e decisiva per scardinare qualsiasi tesi difensiva: l'ultimo particolare emerso nel dibattimento pronto a incastrare Dani Alves sarebbero le scarpe.

Dunque, diventano ancora una volta centrali le immagini delle telecamere interne al locale, già sequestrate dagli inquirenti e messe al vaglio frame per frame. Secondo il racconto della vittima, il brasiliano avrebbe insistito più volte per entrare nel bagno della discoteca ‘Sutton' per la difesa invece, proprio citando le immagini di sicurezza, la giovane entrerebbe nei servizi due minuti dopo e di sua spontanea volontà.

È uno dei punti centrali del processo, che racchiude la verità su quanto avvenuto immediatamente prima alla presunta violenza sessuale. Il nuovo avvocato di Alves, Cristoball Martell ha subito puntato forte sul fatto che proprio dai video forniti dalla discoteca, l'ex blaugrana non è mai inquadrato dalle telecamere ed è fuori dalla loro angolazione, rendendo impossibile vedere chiaramente se fosse presente (come sostiene la difesa) o avesse preceduto la ragazza (tesi dell'accusa). Tuttavia, come riporta La Vanguardia, ci sarebbe un particolare preciso che darebbero ulteriore validità alla versione della vittima e farebbero definitivamente saltare tutto il piano di difesa: in un riflesso di uno specchio, sarebbero visibili le calzature che Dani Alves indossava quella sera, delle snickers bianche. Un elemento che inchioderebbe forse in modo determinante il brasiliano.

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