Cosa sappiamo sull’arresto di Dani Alves per violenza sessuale: gli sviluppi e il racconto della vittima
Dani Alves è stato arrestato il 20 gennaio scorso a Barcellona per una presunta violenza sessuale commessa nei confronti di una donna di 23 anni in una discoteca della capitale catalana. L'episodio sarebbe avvenuto il 30 dicembre scorso, a distanza di qualche giorno (2 gennaio) la giovane ha deciso di sporgere denuncia per gli abusi che avrebbe subito in un bagno del locale. Le indagini della polizia erano scattate subito, dopo la segnalazione fatta dallo stesso personale di sorveglianza del club. Il 10 gennaio il tribunale aveva dato il via all'inchiesta.
Nell'esporre la propria versione dei fatti agli inquirenti, citando anche i dettagli più umilianti a livello personale, la ragazza ha già detto no a qualsiasi ipotesi di risarcimento: vuole solo che giustizia sia fatta e il giocatore paghi per quanto le ha fatto. Il giudice che esaminato il caso del 39enne difensore brasiliano ne ha confermato il fermo e ha emesso un ordine di custodia cautelare provvisorio senza cauzione.
Cosa sappiamo sull’arresto per violenza di Dani Alves: la ricostruzione
La ricostruzione dei fatti si basa sulle dichiarazioni rese dalla donna in un'ora e mezza circa di colloquio con gli inquirenti, sulle testimonianze di chi era con lei quella sera che s'incrociano con la registrazione video di quei momenti effettuata dalle telecamere di sicurezza e con le affermazioni (riconosciute incongruenti) dello stesso Dani Alves.
La donna di 23 anni s'era recata in quel locale dopo aver ricevuto il giorno prima un braccialetto invito: le era stato dato in un bar nei pressi della discoteca e s'era recata lì assieme a una cugina e a un'amica. Invitata al tavolo di un conoscente sistemato in un'area privata, s'era imbattuta nel giocatore. Non lo aveva riconosciuto, le era stato presentato in un secondo momento – come chiarito dal giornale La Vanguardia che ha raccolto anche altri dettagli della serata messi a gli atti – e lo aveva definito "fastidioso e insistente" per l'approccio.
Dopo averle sussurrato qualcosa all'orecchio, Dani Alves avrebbe cercato di prenderle la mano con impeto un paio di volte per portarla verso il proprio inguine. In entrambe, la 23enne s'era ritratta con decisione e aveva rifiutato quel tipo di atteggiamento. Poco dopo, sarebbe stata vittima dei presunti abusi consumati all'interno di una toilette.
La testimonianza della 23enne spagnola e la rinuncia all'indennizzo
Perché s'è recata nel bagno assieme al calciatore? È la domanda che gli investigatori hanno fatto alla donna, ritenendola fondamentale nell'analisi del caso e degli eventuali sviluppi della situazione a livello penale. Ha spiegato che non immaginava quale ambiente ci fosse al di là della porta.
Il difensore le aveva fatto un cenno quando si trovava nei pressi dell'uscio: "Pensavo ci sarebbe stata un'altra zona vip – è uno degli stralci del racconto della ragazza -. Una volta entrata, gli ho detto che volevo andarmene, e lui mi ha detto che non potevo".
La narrazione dei fatti si articola soprattutto sui particolari più inquietanti accaduti in quei 17 minuti: Dani Alves l'avrebbe prima insultata dicendole "sei la mia p*****a", poi avrebbe provato con la forza a sottometterla perché gli praticasse sesso orale. La resistenza della donna aveva evitato quell'atto ma non dissuase il giocatore, come si evince dalle parole della 23enne che sulle gambe e sulle ginocchia ha riportato graffi vistosi. C'è ancora un altro dettaglio a cui la giovane ha fatto riferimento: un tatuaggio sul pube descritto agli inquirenti che ha reso debole la deposizione del sudamericano dinanzi al magistrato.
"Gli ho detto che volevo andare, ci ho provato ma lui era più forte di me. Ho sentito il mio vestito alzarsi – ha aggiunto la ragazza – e ha cominciato a strofinare il suo pene contro di me. Mi ha messo contro il gabinetto e mi ha penetrato violentemente". A uscire dal bagno dopo la presunta violenza fu prima il calciatore. "Mi sono girata per aprire la porta ma lui mi disse: Non te ne vai, vado io fuori prima".
Nell'esposizione della vicenda la donna ha chiarito che se aveva effettuato la denuncia con qualche giorno di ritardo era solo per la vergogna e per il timore che nessuno le avrebbe creduto. Ha precisato anche di aver rinunciato a un eventuale forma di indennizzo per la (presunta) aggressione subita e di essere mossa da un solo intento: vedere il calciatore giustamente punito per quanto le ha (avrebbe) fatto.
Alves in carcere senza possibilità di cauzione
Dopo la convalida del fermo, Dani Alves – che alla polizia aveva ammesso di non aver mai visto quella donna – è stato messo in custodia cautelare e senza possibilità di uscire su cauzione dal giudice che si è occupato del suo caso. Inizialmente detenuto nella prigione di Brians 1, il 39enne terzino sudamericano ed è stato trasferito in quella di Brians 2.
Quest'ultima è dotata di celle più piccole e permetterà a Dani Alves di usufruire di un bagno personale e di evitare contatti nelle aree comuni dove si trovano le docce. Perché questo cambio? Secondo i media iberici, si tratta di una prassi che viene applicata spesso a persone che abbiano una certa notorietà come l'ex difensore dei blaugrana.
Le diverse versioni di Alves, smentito dalle telecamere
Tre versioni differenti e la prova video raccolta con le registrazioni delle telecamere di sorveglianza. È sulla base di queste determinazioni che la posizione di Dani Alves è divenuta più complessa e lui stesso ritenuto poco credibile rispetto anche alle altre testimonianze inserite nel suo fascicolo.
Il calciatore aveva prima detto di non aver mai visto né di conoscere la donna che lo accusa di violenza sessuale. In un secondo momento aveva cambiato versione spiegando che aveva incontrato la donna ma solo in maniera molto casuale e che – a dispetto di quanto denunciato – era stata lei a lanciarsi addosso. In un terzo racconto il calciatore aveva parlato di rapporto sessuale ma consenziente e senza alcuna violenza.
Le dichiarazioni della moglie di Dani Alves
La modella Joana Sanz è la moglie di Dani Alves. La coppia si è conosciuta nel 2016 e un anno dopo ha celebrato le nozze. Non hanno figli, gli unici del calciatore sono quelli risalenti a un precedente matrimonio poi sfociato in divorzio: Victoria e Daniel sono nati dal rapporto con Dinorah Santana.
L'attuale consorte s'è detta molto provata per la situazione emotiva che sta vivendo. Nei giorni scorsi ha subito un grave lutto per la morte della madre, adesso deve affrontare la delusione, il dolore e il polverone della tempesta mediatica provocata dalla vicenda in cui è coinvolto il marito. "Ho perso i due pilastri della mia vita", le parole della donna sui social che ha chiesto rispetto della privacy, attaccando quei paparazzi appostati nei pressi della sua abitazione e che "cercano notizie sfruttando il dolore degli altri".
Il terzino ex Juve rischia fino a 12 anni di carcere
Dani Alves rischia una condanna molto pesante: da 12 mesi fino a 4 anni, qualora l'ipotesi di reato venga riconosciuta meno grave, ma nel suo caso può subire una sanzione fino a 12 anni di carcere. In base a una modifica recente della legge spagnola, nel nuovo codice penale non esiste più la distinzione tra aggressione e violenza ma viene dato un valore maggiore al consenso della vittima.