Dani Alves ha perso tutto: il suo club lo cita per un risarcimento milionario, gli sponsor lo scaricano
La vita di Dani Alves è stata risucchiata in un gorgo per quella brutta storia avvenuta in una discoteca di Barcellona e l'accusa di violenza sessuale per la quale è finito dietro le sbarre. La vicenda giudiziaria nella quale è rimasto coinvolto è aggravata dalle conseguenze a livello familiare e professionale. Gli sta crollando il mondo addosso e, per quanto abbia spalle larghe abbastanza, è dura anche per lui sopportare una situazione del genere.
Arrestato senza possibilità di cauzione. In carcere e con il rischio di essere condannato fino a 12 anni di detenzione. Scaricato dalla moglie, Joana Sanz (che ha annunciato di voler chiedere il divorzio), dagli sponsor e perseguito anche dall'ex società (Club Pumas) che adesso pretende un indennizzo per il discredito ricevuto di riflesso per il coinvolgimento del calciatore.
Il suo avvocato ha presentato richiesta di scarcerazione sostenendo che le difficoltà economiche in cui versa adesso sarebbero un fardello troppo pesante per pensare a una fuga (fu anche per questa ragione che il giudice optò per il provvedimento restrittivo) e ha proposto un'istanza nella quale assicura che il proprio assistito si atterrà a una serie di prescrizioni molto ferree affinché i suoi movimenti siano sempre tracciati. Indosserà un braccialetto localizzatore e consegnerà il suo passaporto così da non lasciare la Spagna. Avrà un obbligo di firma quotidiano e, soprattutto, starà almeno a 500 metri di distanza dalla giovane che lo ha accusato di averla stuprata nel bagno del locale.
Questa è solo una parte della strategia difensiva dei suoi legali, il resto lo farà la documentazione che verrà sostenuta in aula partendo proprio da quel video che avrebbe inchiodato il calciatore per aver reso dichiarazioni contraddittorie nel raccontare cosa è accaduto quella sera.
Secondo i media brasiliani la versione che verrà perorata come contro-deduzione delle immagini è la seguente: non è vero che la donna avesse paura di Dani Alves e temesse per la propria incolumità, la sequenza filmata dalle telecamere di sicurezza mostrerebbero lei, i suoi amici in una situazione molto rilassata e festosa; non è vero che la 23enne è stata costretta con la forza a entrare nella toilette come si evincerebbe dal video, anzi la donna denunciante entra senza che Dani Alves le faccia strada o le apra la porta. Tutte obiezioni che mirano a scardinare il castello accusatorio fino a "dubitare ragionevolmente" della veridicità del racconto.
Smussare l'imputazione molto grave, ribaltare la narrazione della vittima (che ha rifiutato qualsiasi forma di indennizzo) reputata plausibile dagli inquirenti anche per il dettaglio del tatuaggio sul pube e tornare in libertà (sia pure condizionata) è la necessità impellente per l'ex Barça. Ma c'è dell'altro dal quale guardarsi e attiene all'aspetto finanziario.
In Brasile ha preso piede la notizia della mail che il Club Pumas ha inviato al 39enne difensore sia per comunicargli al rescissione unilaterale, sia per chiedere un risarcimento netto di 5 milioni di dollari (poco più di 4,5 milioni in euro) per il danno d'immagine, che la società avrebbe ricevuto in quanto fino al 20 gennaio scorso risultava ancora tesserato, e per la violazione dei termini di regolamento che Dani Alves aveva accettato firmando il contratto a luglio 2022.
La condizione risolutiva di alcuna clausole a corredo dell'accordo tra club e calciatore s'è attivata non appena è scoppiato lo scandalo. È il giornale uol.com.br a spiegare quali erano queste postille che, oltre ad aver provocato il licenziamento del tesserato adesso diventano fondamento della causa che verrà intentata nei suoi confronti: coinvolgimento in casi di doping, in qualsiasi scandalo che diventa pubblico oppure in qualsiasi atto che viene reputato un crimine secondo la legge del Paese in cui s'è verificato.
Per gravissimo inadempimento del calciatore – è il testo della mail ricevuta dal giocatore -, nei termini previsti dal quattordicesimo e quindicesimo comma del contratto, il calciatore è irrimediabilmente obbligato a rimborsare alla società il pagamento dell'indennità prevista dal quindicesimo comma del contratto, in l'importo di US $ 5.000.000 (5 milioni di dollari USA) al netto di tutte le tasse o ritenute d'acconto.
Quattro assist, 1 gol in 13 partite giocate coi messicani (l'ultima risalente all'8 gennaio scorso) sono cadute nell'oblio: il nome di Dani Alves è sulla bocca dei tifosi solo per vicende extra-calcistiche. Tra queste ce n'è ancora un'altra che rende più pesante la sua posizione a livello economico: 3 società hanno risolto i contratti di sponsorizzazione ed è solo l'inizio di quella reazione a catena che – secondo gli avvocati – nelle prossime settimane vedrà il calciatore depauperato per la rottura di altre intese pubblicitarie.
Una marchio di scommesse sportive (1xPartner), una società brasiliana che opera nell'ambito dei sevizi assicurativi e finanziati (Hygia Saúde) e un'azienda di abbigliamento (Ethika) hanno annullato i contratti a pochi giorni di distanza dall'arresto. Il rapporto con l'Adidas, alla quale era legato fino al 18 gennaio scorso, non è stato rinnovato. Tutte cose sulle quali Dani Alves medita in carcere.