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Le ultime news sull'arresto di Dani Alves

Dani Alves carcerato da un anno, la sua vita in prigione: ha fatto una sola richiesta speciale

Il 20 gennaio di un anno fa Dani Alves è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale. Inizialmente detenuto nel carcere di Brians 1, è stato successivamente trasferito in quello di Brians 2. Lo shock è stato fortissimo, come trascorre le giornate in attesa del 5 febbraio: inizierà il processo, rischia una condanna fino a 15 anni. E ha cambiato ancora una volta versione sui fatti.
A cura di Maurizio De Santis
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Dani Alves è detenuto da un anno nel carcere catalano di Brians 2 ed è stato rinviato a giudizio per il reato di violenza sessuale dalla Procura di Barcellona. Il processo per stupro che lo vede imputato inizierà il 5 febbraio prossimo: in base alla legge spagnola rischia una condanna fino a un massimo di 15 anni. Ad accusarlo è una donna 23enne spagnola, incontrata una sera nella discoteca Sutton della capitale catalana. L’aggressione e gli abusi sarebbero avvenuti il 30 dicembre 2022 in un bagno del locale.

Il calciatore brasiliano, oggi 40enne, è in condizione di custodia cautelare dal 20 gennaio scorso: i giudici hanno sempre respinto ogni istanza di liberazione su cauzione da parte dei suoi legali ritenendo alto il pericolo di fuga sia per la capacità economica, sia per la residenza in Messico (conservata nonostante il club Pumas abbia sciolto il contratto), sia per la doppia nazionalità brasiliana e spagnola, sia per la mancanza di accordi di estradizione tra i due Paesi. Particolare quest’ultimo che, secondo il magistrato, aumentava il rischio che il giocatore provasse a rifugiarsi nella terra natia senza alcuna possibilità che fosse rispedito in Spagna.

Nemmeno sono bastate le rassicurazioni fornite dai suoi avvocati: l’ex Barça s’era detto pronto a pagare la cauzione fissata (150 mila euro), a consegnare tutti i suoi documenti e a indossare anche un braccialetto elettronico per la localizzazione della sua persona. Il magistrato, però, non ha mai ritenuto vi fossero le condizioni per concedere la scarcerazione in attesa del dibattimento.

Lo scorso 7 novembre la difesa di Dani Alves ha fatto anche un estremo (e vano) tentativo per chiedere l’archiviazione del caso citando la “violazione continua in materia di riservatezza del procedimento” a causa di fughe di notizie che hanno provocato una "una evidente e materiale impotenza" nei confronti del loro assistito per la gogna mediatica subita.

Il giudice che si occupa del caso ha sempre respinto l'istanza di rilascio degli avvocati.
Il giudice che si occupa del caso ha sempre respinto l'istanza di rilascio degli avvocati.

La shock della vita in carcere: trasferito da Brians 1 a Brians 2

Molto provato dalla detenzione. La privazione della libertà e il contesto hanno a messo a dura prova il brasiliano che era abituato a ben altri ambienti e a una serie di agi che lo hanno accompagnato nella vita al di là delle sbarre. Il disagio fu uno shock fortissimo, altrettanto la prima notte in quel luogo di pena. Per giorni Dani Alves a stento diceva qualcosa e soprattutto non mangiava. Il contatto con la dura realtà della prigione è stato traumatico anche per le condizioni della struttura iniziale dov'era stato condotto subito dopo l'arresto: avarie agli impianti di Brians 1 erano la causa della mancanza di acqua calda, dei guasti ai rubinetti e agli ambienti delle docce collettive.

Un suo compagno di prigionia – secondo la versione proposta da un programma sudamericano – ha parlato di lui come una persona persa, smarrita, a tratti spaventata, che si sente braccata e con poca speranza ancora sul futuro, preso di mira anche dai ‘compagni di detenzione' al momento del pranzo. "Gli hanno urlato di tutto… lo hanno perfino chiamato fr…o, gli hanno gridato che è uno stupratore", è il tam tam di radio carcere filtrato all'esterno. Qualcun altro ha fatto sapere che, superata la fase dell'angoscia, ha cercato di adattarsi alla nuova realtà dopo il trasferimento a Brians 2. "Si offre d'aiuto per quel che può. Compra cose da mangiare per la gente. Cerca di passare inosservato ed è molto amichevole con le persone".

Danin Alves è attualmente detenuto nel carcere catalano di Brians 2.
Danin Alves è attualmente detenuto nel carcere catalano di Brians 2.

Vive in un cella di 6 metri e ha la doccia in stanza

Ha fatto solo una richiesta: non avere la tv così da isolarsi del tutto rispetto a quanto si dice sul suo conto. Durante le ore di ‘aria' può usufruire di una palestra ma preferisce trascorrere il tempo cimentandosi a Parcheesi (un gioco da tavolo ideato in Pakistan), firmando autografi oppure facendo l'allenatore di calcio per i suoi compagni di squadra.

L'istituto di pena dove si trova attualmente accoglie detenuti condannati in via definitiva e anche alcuni in custodia cautelare come Alves, è dotato di celle individuali della grandezza di sei metri quadrati e ci sono docce in ogni stanza. Più che una comodità, è una scelta fatta per questioni di opportunità e di sicurezza così da evitare bagni comuni, che qualche altro detenuto possa fotografare il calciatore o lasciar trapelare informazioni sulla sua vita quotidiana all'interno del carcere.

Il compagno di detenzione speciale: si chiama Coutinho

A Dani Alves è stato assegnato un compagno di cella speciale: ironia della sorte, si chiama Coutinho (come il calciatore brasiliano) e ha il compito di fargli da ‘guida' e stargli accanto in quella dimensione. Non è l'unico trattamento di favore di cui ha beneficiato in virtù della sua fama: un testimone in visita a un altro detenuto ha spiegato che è accompagnato da ben quattro agenti che lo isolerebbero dal resto dei prigionieri.

L'aspetto fisico, per quanto cerchi di tenersi in forma in palestra, è irriconoscibile pensando all'atleta visto in campo fino a poche settimane prima dell'episodio in discoteca. "È molto più magro ed emaciato. Lo vedi e ti dà l'impressione di una persona distrutta, sconfortata. A tutti ripete la stessa cosa… che non ha commesso violenza ed è stato un rapporto consensuale". La sua notorietà è un fardello ma lì, nei corridoi di Brians 2, c'è chi ha pensato di sfruttare la popolarità di quel detenuto speciale per avviare addirittura una specie di traffico di magliette. Non t-shirt comuni ma divise del Barcellona che i detenuti ricevono dai parenti, fanno firmare dall'ex campione e poi riconsegnano perché finiscano fuori dal carcere. In cambio di cosa? Anche soldi, prevalentemente favori, attenzione e quant'altro possa far comodo.

La strategia difensiva: negare tutto, il rapporto è stato consensuale

La strategia difensiva di Dani Alves ha avuto come fulcro sempre la stessa narrazione: ovvero che il rapporto sessuale avvenuto all’interno di un bagno del night è stato consensuale e non estorto con la violenza e che i dettagli – anche quelli più scabrosi enunciati dalla vittima, che descrisse con dovizia di particolari il tentativo di sottomissione e cosa accadde in quei 17 minuti durante i quali fu consumata la violenza – erano fasulli.

Le testimonianze raccolte, i riscontri forensi sul materiale probatorio, l’esame dei video registrati dalle telecamere di sicurezza all’interno della discoteca incrociati con la deposizione della donna – che ha sempre rinunciato a qualsiasi forma di conciliazione e risarcimento propostole perché solo desiderosa di giustizia – hanno convinto gli inquirenti che ci fossero tutti gli estremi per mandare a processo il giocatore.

Le versioni contrastanti, inchiodato dai riscontri sui dettagli raccontati dalla vittima

A penalizzare Dani Alves c’è stato anche un altro fattore: le versioni dei fatti cambiate di continuo e rivelatesi incongruenti. Nessuna delle quali è mai stata ritenuta abbastanza credibile al punto da alimentare ogni ragionevole dubbio sulla vicenda. Inizialmente Dani Alves negò di aver mai conosciuto la giovane. Successivamente ammise di averla vista e incontrata ma che non era successo niente.

Infine, sostenne che la ragazza non si era mai sottratta a quella situazione e che nel bagno, la cui porta era rimasta sempre aperta, s’era recata volontariamente. “Se avesse voluto, sarebbe potuta andar via in qualsiasi momento”, ha dichiarato l’ex difensore smentendo la ricostruzione della donna (“mi diceva che ero la sua piccola p…..a, ho opposto resistenza e l’ho anche implorato di smettere ma lui era più forte di me”). Adesso sarebbe pronto a fornire un'altra spiegazione: ovvero che quella sera era ubriaco e quindi inconsapevole delle sue azioni.

Il difensore brasiliano provato dalla detenzione: ha sempre negato di aver abusato della donna che lo accusa.
Il difensore brasiliano provato dalla detenzione: ha sempre negato di aver abusato della donna che lo accusa.

Il matrimonio compromesso con la moglie Joana Sanz

Dani Alves ha fornito anche una spiegazione ulteriore sull’incongruenza del suo resoconto. Qui entra in gioco la figura della moglie, Joana Sanz. “Se ha mentito è stato per un motivo: cercare di proteggere il rapporto con la consorte. Le ho chiesto perdono. Avevo paura di perderla e se mio mentito è solo perché volevo salvare il nostro matrimonio dall’infedeltà”. Le dedicò anche una lettera struggente dove, oltre a ribadire la propria innocenza, le parlò a cuore aperto: "Spero che la vita mi conceda un'altra possibilità per amarti di nuovo". Ma servì a poco.

Modella 31enne, originaria di Tenerife, la donna ha conosciuto il brasiliano nel 2016 grazie ad amici comuni. Un anno dopo hanno celebrato le nozze con una cerimonia privata. La coppia non ha figli. Tutto è finito in frantumi col divorzio. Ne ha invece due (Victoria e Daniel) Alves, arrivati dal precedente matrimonio con Dinorah Santana.

Dani Alves accanto alla moglie, Joana Sanz, che ha chiesto il divorzio.
Dani Alves accanto alla moglie, Joana Sanz, che ha chiesto il divorzio.

Il 2023 è stato un anno durissimo per Joana Sanz: alla morte della madre s’è aggiunta la grave vicenda giudiziaria nella quale è coinvolto il marito. Il lutto familiare, il tradimento subito e le circostanze le hanno provocato un disagio emotivo così forte da meditare perfino il suicidio. “Ho perso i pilastri della mia vita”, scrisse in un messaggio condiviso sui social. Fu lei stessa a raccontarlo in una diretta su Instagram durante la quale non s’è sottratta alle domande dei suoi follower sulla richiesta di divorzio né sulla vita privata. “Mio marito mi ha deluso nel momento più difficile della mia vita, l'ho già detto. Ho pensato di farla finita perché non ne potevo più”.

L'aiuto dell'amico Neymar: gli ha pagato le spese legali

La frattura con la moglie appare insanabile ma nel periodo più complicato della sua vita Dani Alves ha trovato una mano tesa, è quella di Neymar: ha pagato finora tutte le spese legali e versato i 150.000 euro del fondo di garanzia per il risarcimento del danno causato. Lo ha aiutato assoldando un studio legale altamente specializzato che ha sostituito il team iniziale di avvocati. Adesso il caso è nelle mani di una sorta di super esperto di diritto penale. L’amicizia di O Ney è il salvagente finanziario al quale s’è aggrappato l’ex di Psg e Juventus che ha perso tutto per la vicenda che lo vede coinvolto, è in ristrettezze dal punto di vista economico a causa del blocco totale del patrimonio – a cominciare dai conti bancari – imposto dalla giustizia brasiliana per la mancata corresponsione degli alimenti alla ex consorte (circa 2,5 milioni di euro).

Neymar è corso in aiuto dell'ex compagno di nazionale offrendosi si pagare le spese legali.
Neymar è corso in aiuto dell'ex compagno di nazionale offrendosi si pagare le spese legali.

Il 5 febbraio inizia il processo: rischia fino a un massimo di 15 anni

L'ora del giudizio. Il 5 febbraio prossimo Dani Alves comparirà in tribunale per affrontare il processo a suo carico. In Spagna la normativa sul consenso sessuale prevede, in caso di aggressione, un ventaglio di reati che va dall'abuso online al palpeggiamento fino allo stupro, ognuno con una differente gradualità di sanzioni. Un'accusa di stupro può portare anche a una condanna fino a 15 anni. E non è escluso, confidando in una sentenza meno severa, che possa alla fine dichiararsi colpevole sperando in uno sconto di pena.

Una sanzione del genere sarebbe devastante per il difensore brasiliano che è uno dei calciatori ad aver vinto il maggior numero di trofei in carriera, tra i quali spiccano 2 Champions League con il Barcellona, 2 Coppe America col Brasile. Con la maglia della selezione verde-oro ha disputato anche il suo terzo Mondiale nell'ultima edizione disputata in Qatar. Dani Alves ha giocato per un anno anche nel campionato italiano: in Serie A ha vestito la maglia della Juve conquistando un filotto di successi (scudetto, Coppa Italia, Supercoppa italiana).

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