Dani Alves a processo per violenza sessuale entro il 2023: perché la sua posizione si aggrava
Non c'è una data specifica ma in Spagna sono convinti che entro la fine del 2023 Dani Alves andrà a processo e conoscerà anche l'entità della condanna. Le ultime notizie sulla vicenda arrivano dopo oltre un mese di detenzione, culminato con la decisione del Tribunale di non accordargli la libertà condizionata, e spiegano perché il difensore brasiliano saprà presto qual è la piega che prenderà la vicenda giudiziaria.
Quando inizierà il processo? Viene dato come prossimo allo svolgimento poiché tutta la fase istruttoria è praticamente terminata. Quanti anni di carcere rischia per l'accusa di violenza sessuale?
La deduzione (e il timore) è devastante, quasi il massimo della pena (sono 12, secondo l'articolo 179 del codice penale iberico): tra gli 8 e i 10 anni, considerate le aggravanti che sono a suo carico (rileva il quotidiano El Mundo) come aver attirato la vittima con l'inganno per aggredirla e abusare di lei, per aver esercitato un presunto abuso di superiorità e per i danni psicologici procurati alla vittima. Il tutto in attesa di ulteriori perizie e di una nuova testimonianza da parte dell'ex blaugrana che inizia ad avere paura.
La strategia della difesa punta tutto su un fattore: dimostrare che il rapporto nel bagno della discoteca fosse consensuale, ribaltando la versione della donna che aveva raccontato nei dettagli (soprattutto quelli più dolorosi e umilianti per lei) cosa era successo in quei diciassette minuti trascorsi nella toilette della discoteca di Barcellona.
Almeno finora, ogni tentativo di fare breccia nel castello d'imputazioni è fallito. La riprova è stata nelle due motivazioni che hanno spinto il giudice catalano a lasciare che il giocatore restasse in custodia cautelare (senza possibilità di cauzione). La prima faceva riferimento al rischio di fuga, la seconda più decisiva legata alla certezza che il suo caso non andrà per le lunghe e che entro l'anno si concluderà in un modo o nell'altro.
C'è una frase contenuta nell'atto con il quale il giudice ha rigettato l'istanza di scarcerazione che è chiara al riguardo: "A tutte le argomentazioni bisogna aggiungere che l'indagine è praticamente conclusa quando è trascorso un mese dall'arresto del signor Alves". La notorietà del personaggio e la rapidità che con la quale sono state raccolte le prove (quelle testimoniali e altre ricavate da ulteriore materiale probatorio come i video di quella sera e riscontri forensi) hanno dato impulso alla parte investigativa così da individuare in prima di giugno il periodo durante il quale chiudere le indagini.
È anche per questa ragione che il Tribunale ha deciso che la detenzione provvisoria "potesse continuare per un lasso di tempo ragionevole". Gli inquirenti ritengono di avere acquisito materiale sufficiente per mandare avanti il caso e arrivare a processo. La discriminante? I risultati del DNA per effetto dei quali le impronte digitali, tracce di sperma trovate sul pavimento e sui vestiti della donna erano riconducibili a Dani Alves.