Dani Alves a processo per l’accusa di violenza sessuale: la prima foto dopo 13 mesi di carcere
Sono i giorni della verità per Dani Alves. Il secondo calciatore più titolato della storia, che ha giocato anche nella Juventus oltre che nel Barcellona e nel PSG, sta affrontando il processo per il presunto reato di violenza sessuale che gli è costato finora un anno di detenzione preventiva dopo l'arresto ad inizio 2022.
L'ex esterno brasiliano dovrà testimoniare davanti al giudice della sezione 21 del Tribunale provinciale di Barcellona. La sua posizione è molto complicata anche perché come evidenziato dall'accusa: "L'esistenza del mancato consenso è evidente. Ecco perché siamo qui". Il calciatore dal canto suo spera in un alleggerimento della pena per le modalità dell'indagine sui fatti e per il suo stato di ubriachezza.
L'accusa nei suoi confronti è pesantissima: violenza sessuale con accesso carnale. In pratica, Dani Alves si sarebbe reso protagonista di un atto sessuale non consensuale, comprensivo anche di penetrazione. La vittima è una ragazza 23enne che ha raccontato di aver subito abusi da parte del brasiliano nel bagno di una celebre discoteca. A conferma della sua tesi sono state raccolte numerose prove anche da parte delle autorità, dopo che la donna si sottopose alle cure del caso. Camicia bianca, jeans, sneakers ed espressione provata in tribunale per Dani Alves che ha sfoggiato un atteggiamento molto dimesso.
La 23enne è intenzionata ad avere giustizia e a quanto pare ha finora negato ogni tipo di accordo economico sul risarcimento (la procura avrebbe proposto il riconoscimento dei fatti e il pagamento di una somma "molto superiore" ai 150mila euro di risarcimento richiesti dal gip). In occasione del processo testimonierà dietro uno schermo e con voce distorta, riproponendo la sua versione dei fatti. Con lei ci saranno anche alcuni presenti di quella notte, ovvero un'amica, la cugina, il portiere e due camerieri del nightclub Sutton.
La posizione di Alves è molto complicata, con la richiesta per lui di una pena tra i 9 e i 12 anni, ovvero il massimo per questo tipo di pene. Il calciatore potrà contare sul supporto di sua madre Lucía Alves, dei fratelli e ovviamente del suo avvocato Inés Guardiola. Quest'ultima per la difesa punta sulla violazione del diritto fondamentale alla presunzione di innocenza del calciatore, sottoposto in questi mesi ad un "processo parallelo" con tanto di fuga di notizie.
Una situazione che a detta dell'avvocato avrebbe influito sulla sua posizione al punto da "presentarlo come un aggressore sessuale". Inoltre si punta sul presunto stato di ubriachezza in cui si trovava Alves al momento dei fatti. La difesa sottolinea che non gli è mai stato fatto l'etilometro. Lo stato di ebbrezza (ci sarebbero anche dei documenti a supporto di questa tesi) sarebbe un'attenuante, che comporterebbe una riduzione della pena.
Purtroppo per Dani Alves però pesa e non poco il fatto che al contrario della denunciante, sempre coerente nel racconto, lui abbia cambiato 5 volte la versione dei fatti passando dal "Non conosco affatto questa signora", alla conferma del "sesso orale" e della penetrazione negata per salvare il suo matrimonio, poi finito.