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“Dammi 3 anni e divento più forte di Ibrahimovic”. Ma per Bendtner è finita malissimo

Nicklas Bendtner ha annunciato il ritiro dal calcio a 33 anni: “Troverò altro da fare che mi regali gli stessi stimoli. Magari faccio l’allenatore”. L’ex attaccante danese ha legato la carriera all’Arsenal. In Italia ha indossato con poca gloria la maglia della Juve. I tifosi lo chiamano ‘lord’, non solo per l’abbigliamento raffinato. E fuori dal campo non è mai riuscito a stare lontano dai guai.
A cura di Maurizio De Santis
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"Dammi tre anni e divento più forte di Ibrahimovic". Nicklas Bendtner lo disse a mo' di spaccone quando arrivò nell'Arsenal. E, alla lue di come sono andate le cose, sarebbe stato meglio tacere. Il coraggio non gli è mai mancato peccato non essere riuscito a coniugare forza fisica, tecnica (che pure erano nel suo bagaglio di attaccante) e costanza di rendimento. Ma lui è fatto così: vita spericolata, poco genio e molta sregolatezza. Oggi, che a 33 anni ha annunciato il suo ritiro e senza calcio dice di non poter stare, esce di scena così: "Troverò altro da fare che mi regali gli stessi stimoli".

Rispetto allo svedese è distante anni luce: Zlatan gioca ancora ed è un punto di riferimento per il Milan e per la stessa Svezia che l'ha richiamato in nazionale. L'infortunio al ginocchio e qualche acciacco muscolare lo hanno frenato ma da quando è tornato in Italia ha trascinato la squadra di Pioli dall'anonimato alla Champions.

In Danimarca, invece, non hanno molti rimpianti per l'ex attaccante che di sé ha fatto più parlare per le ‘bomberate' lontano dal campo (i festini nei ritiri) che per le prodezze sul rettangolo verde. Risse in taxi, donne, amava (e ama tutt'ora) vestiti alla moda e che abbiano un certo stile (a Londra lo ribattezzarono lord anche per questo), non ha mai saputo dire no agli eccessi – come quando una notte, semi ubriaco, perse 450 mila euro al Casinò – né restare fuori dai guai, al punto da rischiare il sequestro della Porsche per aver fatto incetta di multe e reati stradali.

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Alla Juve lo ricordano per il modo in cui flirtò con una hostess nel giorno della premiazione per lo scudetto. Sfoderò tutto il suo fascino di uomo che non deve chiedere mai per fare la corte alla ragazza che gli aveva consegnato la medaglia. Ci provò, ma assieme al trofeo portò a casa anche un ‘due di picche'. Undici presenze, zero gol, poco spazio e prestazioni al di sotto delle attese alimentano ancora oggi il dubbio: perché la Juve ha preso uno come lui? Mai risposta fu più difficile. Wolfsburg, Nottingham Forest, Rosenborg e una fugace apparizione al Copenaghen (9 presenze) le altre tappe di una vita spericolata, sempre in bilico tra il ‘ce l'ho sulla punta della lingua ma non mi viene' e una lezione che proprio non vuol imparare.

Ho sempre sapuro che prima o poi sarebbe finita – ha ammesso durante la serie-reality Bendtner & Philine di Discovery Plus -. Penso che ci vorrà del tempo per adattarmi a questa situazione. Ora troverò qualcos'altro che mi dia ciò che il calcio mi ha dato in tutti gli anni. Cosa? Proverò a diventare allenatore.

La carriera di Bendtner è legata all'Arsenal: 171 presenze e 47 gol dal 2005 al 2011 e il giro della staffa nella stagione 2013/2014, segnando 47 gol. In nazionale tra il 2006 e il 2018 ha segnato 30 reti in 81 presenze e 30 gol. Appende le scarpette al chiodo con 116 gol in 421 partite. E tutto il resto, sono fatti suoi.

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