Dall’Italia alla Stella Rossa, Falcinelli a Fanpage: “Abbiamo tanto da imparare dai serbi”
A 29 anni non è affatto tardi per conoscere una nuova cultura e un altro calcio. Diego Falcinelli, attaccante della Stella Rossa di Belgrado, ha lasciato l'Italia dopo averla girato in lungo e in largo: tra le tante, Sassuolo, Perugia, Crotone, Fiorentina e Bologna. A Fanpage.it parla del suo apprendimento calcistico ma soprattutto umano in Serbia, in occasione dello scontro con il Milan in Europa League.
Come arriva a questa sfida?
"Bene, mi sono ripreso dal piccolo fastidio che avevo. L'ultima partita non l'ho giocata per precauzione, ma mi sto allenando regolarmente".
Sono duri i ritmi di allenamento di Mr. Stankovic?
"Dejan non è un allenatore ‘classico'. Pretende tantissimo da noi non solo in partita ma soprattutto in allenamento, quando ci chiede di non abbassare l'intensità e la concentrazione. È un allenatore che ci chiede tanto da ogni punto di vista, e questa è una cosa che ci fa migliorare costantemente perché facciamo di tutto per non deluderlo. Sono sicuro che come allenatore farà tantissima strada!".
Fate qualche sfida sui calci piazzati con lui in allenamento?
(Ride) "Sulle punizioni, no, ma ogni tanto, se manca qualche calciatore, partecipa alle nostre partitelle e ama calciare dalla lunga distanza. Nonostante abbia qualche chiletto in più si nota ancora il piede da campione".
Come ha vissuto l'accoppiamento con il Milan ai sedicesimi di Europa League?
"Fino a tre giorni fa non ci ha mai parlato del Milan perché avevamo tante partite ravvicinate. La sua mentalità è di un tecnico che vive partita per partita, con l'obiettivo di non farci perdere punti per strada. Ma ora ci siamo ed è chiaro che per lui è un derby, il suo passato parla da sé. Lui ha fatto la storia dell’Inter e affrontare il Milan da allenatore sarà per lui una grande emozione".
Sarebbe mai andato a giocare a Belgrado senza di lui?
"Francamente, credo proprio di no. Il mister è stato fondamentale nel mio arrivo a Belgrado. Certo, io conoscevo la storia della Stella Rossa, una società prestigiosa, ma senza uno staff italiano e un mister come lui probabilmente non avrei accettato. Quando sono arrivato qui parlavo poco inglese, quindi per me è stato importante avere una guida tecnica che parlasse la mia lingua".
Com'è stato il suo adattamento?
"All'inizio non è stato facile. Ma credimi se ti dico che l’ambiente e la città ti danno tutto. L'affabilità della gente è assoluta. In Italia non ho percepito la stessa disponibilità ad aiutare lo straniero che c'è qui, dove ho trovato persone eccezionali che hanno aiutato direttamente sia me sia la mia famiglia".
Certo, comunicare sarà stato complicato…
"Devo ammettere che quando sono arrivato mi sono lasciato condizionare da dei pregiudizi. Poi i fatti mi hanno smentito, anzi mi verrebbe da dire che siamo molto più ignoranti in Italia in fatto di lingue. Qui in squadra tutti parlano bene l'inglese e alcuni anche il francese, mentre in città tutti conoscono l'inglese, cosa che non accade in Italia. Io adesso mi sono ambientato e ho imparato l'inglese, ma credo che noi italiani abbiamo molto da imparare dai serbi da questo punto di vista".
Tuttavia, per via della pandemia non ha potuto godere al massimo della città e soprattutto dello stadio.
"La pandemia ci ha impedito di godere del nostro strepitoso tifo. Non lo sto vivendo in carne propria ma mi hanno parlato di uno stadio che, quando è pieno, sembra avere 120 mila tifosi e non 60 mila. Nonostante tutto i tifosi ci hanno sempre fatto sentire il loro sostegno al ritorno da ogni trasferta di campionato e dopo aver passato il girone di Europa League. Qui il calcio si vive con una passione travolgente".
Racconti l'ingresso allo stadio attraverso il famoso tunnel.
"Avevo già giocato qui con il Sassuolo in Europa League. Quando iniziammo a percorrerlo tutti avevamo un po’ di timore, ma quando siamo usciti, arrivando sotto la curva, ci siamo accorti che tremava tutto. Quando esci dal tunnel ti sembra di entrare all'inferno".
Giocare senza pubblico è più penalizzante per voi che per il Milan, dunque.
"Senza dubbio. Ci perdiamo più noi sicuramente, perché venire a giocare qui con lo stadio pieno è qualcosa di impressionante, il tifo è veramente l'arma in più al Marakaná. Ma per fortuna noi abbiamo il mister ci tiene sulla corda".
Il Milan viene dalla sconfitta di campionato con lo Spezia.
"L’ho vista, l’abbiamo vista tutti qui. Sicuramente è una sconfitta che pesa perché l’Inter viaggia ad alti livelli. Inoltre il Milan si gioca veramente tanto perché poi avrà il derby e dovrà vivere due settimane importanti per il suo futuro, nelle quali dovranno essere bravi a gestire tutti gli impegni".
Voi avete il dovere di provarci.
"Prima di una partita, sullo 0-0, le percentuali sono sempre di 50 e 50 per cento, ma il Milan è veramente forte, sta viaggiando a grandi ritmi in campionato. Se pensano di venire qui a fare una passeggiata di salute si sbagliano, ma sono sicuro che non ci sottovaluteranno, anche perché conosco bene come lavora mister Pioli".
Al Milan ha già segnato quando giocava al Crotone, anche se era un altro Milan…
"Sì, anche se stasera sarà diverso. Ma noi teniamo tanto a questa partita. Negli ultimi anni la Stella Rossa ha giocato sempre le competizioni europee e sa come approcciare i match importanti. Due anni fa qui si è vinto 2-0 col Liverpool e si è fatto 0-0 con il Napoli".
Dovrà vedersela con Kjaer, Romagnoli, e soprattutto con un Donnarumma ormai maturo.
"Credo che Donnarumma sia tra i primi tre portieri del mondo in questo momento. Anche i difensori rossoneri sono molto forti, ma credo che al di là delle individualità il Milan è molto più squadra rispetto a prima. E in questo si vede la mano del mister, una persona molto capace nel gestire il gruppo, proprio come fece con noi a Firenze".
Stankovic conosce Ibrahimovic. Vi ha suggerito come tenerlo a bada?
"Il mister non ci ha parlato di nessun singolo degli avversari. Per lui è fondamentale il concetto di squadra, tiene molto al gruppo e sa che alla fine conta molto più del singolo. E soprattutto crede molto in noi".
A 29 anni, quella contro il Milan potrebbe essere la partita più importante della sua vita?
"Mi verrebbe di dirti di sì. Ho giocato al San Paolo di Napoli con 60mila persone, ho segnato una doppietta a San Siro contro l’Inter. Ho giocato partite importanti ma che venivano diluite nella stagione. In questo caso, nel breve, ci giochiamo tutto in due partite, contro una squadra storica come il Milan".