Dall’incubo del tumore alla rinascita, Gianluca Vialli in Nazionale è uno spot per la vita
Non si è mai arreso anche quando la vita l'ha messo dinanzi a una delle prove più dure. Peggio che tirare un calcio di rigore in una finale oppure prendere un calcio negli stinchi da un avversario. L'immagine di Gianluca Vialli che canta l'inno Nazionale accanto a Roberto Mancini, incoraggia la squadra poco prima del fischio d'inizio contro l'Olanda è (anche) un esempio di forza e di coraggio. Non chiamatelo eroe, ha sempre reagito con un sorriso imbarazzato a definizioni del genere. L'ex attaccante di Juve e Samp non ha mai nascosto paure, emozioni anche se quel tumore che lo aveva aggredito al pancreas non c'è più. "Gli ultimi esami hanno evidenziato che non ci sono più segni della malattia – disse ad aprile scorso nell'intervista a Repubblica -. Anche per uno tosto come è stato difficile".
Un anno fa, a novembre del 2019, faceva il suo debutto da capo delegazione degli Azzurri. Allora non era ancora scoppiata la pandemia. Allora l'Italia aveva già messo in tasca la qualificazione a Euro 2020 e nessuno avrebbe mai immaginato quali sarebbero stati la portata e gli effetti devastanti della diffusione dei contagi. A giugno – quando si giocherà il campionato rinviato proprio a causa dell'emergenza sanitaria – sarà fianco a fianco, ancora una volta, a Roberto Mancini, ricostituendo quella coppia che aveva fatto sognare i tifosi blucerchiati e aveva segnato un'epoca del calcio italiano, in Serie A come in Europa.
"Non devo più disegnarmi le sopracciglia a matita". E poi ancora "vorrei che la frase ‘la salute conta più di ogni cosa' divenisse centrale e importante per tutti". Quando scoprì cosa aveva si sentì scosso fin dentro l'anima. Indossava più maglie per nascondere la magrezza del fisico, provato dalle cure e dall'incedere del cancro. Ora sta bene, il peggio è passato ma qualche segno sul cuore di leone lo ha lasciato nonostante la forma fisica sia invidiabile. "Adesso mostro le mie paure con orgoglio, sono il simbolo di quello che ho passato. Adesso capisco che quando voglio piangere posso farlo senza vergogna". Nulla di più sincero, per l'uomo e per il calciaore.