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Dal tentato suicidio al ritorno al calcio: la rinascita dell’ex portiere dell’Atletico Madrid

“Ero vicino al suicidio, ma fortunatamente con il sostegno della mia famiglia e soprattutto di due miei amici sono riuscito ad andare avanti”: il viaggio dall’Atletico Madrid di Simeone ad un abisso che stava per inghiottirlo per sempre.
A cura di Paolo Fiorenza
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Un lieto fine per una storia che poteva diventare tragica, anzi era esattamente sul punto di farlo. Fortunatamente Alvaro Peral è riuscito ad aggrapparsi all'ultimo filo che lo teneva aggrappato alla vita, invece di farsi inghiottire definitivamente dal lato oscuro che lo stava divorando da tempo. Il 26enne spagnolo è un portiere la cui carriera prometteva ben altro al suo inizio: a 18 anni aveva fatto il ritiro prestagionale con l'Atletico Madrid, dopo essere cresciuto nel mito di Iker Casillas.

Peral sembrava lanciato verso un percorso importante all'interno di uno dei più forti club europei sotto la guida del Cholo Simeone, ma poi la classica decisione sbagliata ha stravolto la sua vita, senza che lui potesse far nulla per recuperare l'errore. Una mossa non sua, ma del suo agente, che gli ha consigliato di non accettare l'offerta contrattuale dell'Atletico, firmando invece per la squadra inglese del Charlton che aveva messo sul piatto una cifra decisamente superiore. Peccato che poi l'operazione sia saltata quando tutto sembrava fatto, per un'altra mossa – davvero improvvida – del medesimo agente.

"Mi hanno contattato e hanno detto che il mio rappresentante aveva chiesto 10mila sterline, mi hanno fatto capire che dubitavano della mia professionalità e del mio entourage. Mi hanno detto non avrebbero accettato di avere un giocatore che potesse ingannare il club e quindi hanno deciso di rescindere il contratto, anche se non avevo colpa in quella faccenda", ha raccontato il giocatore nato ad Albacete.

Da quel momento per Peral è cominciata una discesa rovinosa verso gli inferi del calcio, e di riflesso della vita. Rimasto senza squadra, il portiere iberico ha vagato per le serie inferiori, col morale completamente distrutto. Il suo precipitare nell'abisso è arrivato al punto di volerla fare finita: "Ero vicino al suicidio, ma fortunatamente con il sostegno della mia famiglia e soprattutto di due miei amici sono riuscito ad andare avanti, ho un disturbo borderline di personalità e conduco una vita assolutamente normale giocando al calcio".

Già, il calcio non è affatto uscito dalla sua vita ed anzi è parte importante di questa rinascita. Adesso Peral si diverte tra i pali dell'UD Almansa, una squadra che gioca in Tercera División. Il pallone decisivo già lo ha tolto dal sette, la partita è vinta.

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