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Dal ritorno al 4-3-3 alla fiducia di Gattuso, ecco perché Insigne è tornato leader azzurro

Ecco le ragioni della positiva metamorfosi del capitano azzurro tornato leader e uomo in più della formazione campana: dal cambio tattico operato dal nuovo tecnico Gattuso, con Insigne nuovamente esterno alto nel 4-3-3 totale, passando per il diverso linguaggio del corpo mostrato in campo fino all’organizzazione corale del nuovo Napoli di Ringhio.
A cura di Salvatore Parente
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Fra i migliori in campo domenica sera contro la Juventus figura quel Lorenzo Insigne che non meno di qualche settimana fa veniva giudicato come uno dei principali responsabili del disastro azzurro. Reo, secondo la pubblica accusa, di esser il leader di una formazione allo sbaraglio, senza riferimenti, priva di unità di intenti ed in totale balia di eventi ed avversari. Oggi, con la cura Gattuso, che sta portando benefici all’intera squadra, Insigne è letteralmente rinato divenendo il simbolo, l’emblema del riscatto partenopeo con il numero #24 nuovamente decisivo, in entrambe le fasi e collante fra ambiente e squadra. Un capitano, in sostanza, che trascina i suoi dopo le enormi difficoltà della prima parte di stagione e punta a riportare in alto il Napoli. Qui, i motivi della sua metamorfosi sotto il segno tecnico-tattico di Ringhio.

la posizione di Insigne nel 4-4-2 di Ancelotti: molto più defilato rispetto all'attuale sistema di gioco
la posizione di Insigne nel 4-4-2 di Ancelotti: molto più defilato rispetto all'attuale sistema di gioco

Dal 4-4-2 al 4-3-3, Insigne più lucido sotto porta

Una delle chiavi che hanno permesso a Insigne di svoltare e racimolare 4 gol in 8 partite con Gattuso è il suo ritorno alle origini. A quel ruolo di ala sinistra, di esterno alto mancino che già nel Pescara di Zeman e poi nel Napoli di Sarri pose idealmente Lorenzo sulla mappa dei migliori talenti nostrani.

La posizione di Insigne nella sconfitta interna contro il Cagliari
La posizione di Insigne nella sconfitta interna contro il Cagliari

Un #10 atipico capace di creare pericoli dal nulla e fare molto male all’avversario rientrando sul piede forte. Col duplice colpo sempre in canna: tiro a giro o cross per l’altro esterno – il più delle volte – Callejon. Tatticamente, la rivoluzione è minima, quasi impercettibile. Ma evidente nei fatti. Il capitano dei campani s’è spostato un po’ più avanti sul terreno di gioco e dalla linea di centrocampo ha trovato posto in quella d’attacco, nel 4-3-3 globale.

il "nuovo" ruolo di Insigne con Gattuso: più dentro il campo, più vicino alla porta avversaria
il "nuovo" ruolo di Insigne con Gattuso: più dentro il campo, più vicino alla porta avversaria

Con l’aggiunta, in mediana, di una mezzala utilissima in entrambe le fasi: a spingersi in mezzo e proporsi al centro, aprendo varchi sulla corsia, e a coprire in fase passiva insieme a Insigne. Che da questo punto di vista non ha cambiato di molto il suo approccio. Pur spostato più in alto, il talento di Frattamaggiore scende ugualmente a rincorrere il terzino avversario con alcune sgroppate all’indietro con recupero, come quella su Lazzari contro la Lazio in Coppa Italia, salutate come un gol nel sette.

L'azione della rete di Insigne contro la Lazio in Coppa Italia
L'azione della rete di Insigne contro la Lazio in Coppa Italia

Insomma, Insigne è più nel vivo dell’azione, è meno ingabbiato da oneri di difesa, come nel precedente 4-4-2, e soprattutto pare molto più lucido nell’ultimo terzo di gioco dove può mostrare tutto il suo estro, il suo talento.

a sinistra, l'heatmap di Insigne contro la Lazio. a destra quella contro la Roma nel corso della gestione Ancelotti (sofascore.com)
a sinistra, l'heatmap di Insigne contro la Lazio. a destra quella contro la Roma nel corso della gestione Ancelotti (sofascore.com)

Upgrade mentale: Insigne torna leader con "ringhio"

Dall’arrivo di Ringhio, Insigne è riuscito a resettare le tante incomprensioni, tattiche e non solo, vissute con Ancelotti. Maestro, allenatore vincente ma spesso con idee e visioni differenti dal #24 azzurro. I diversi vertici, con la presenza di Raiola, sono storia nota. Come quando la scorsa estate, in uno di questi meeting, Insigne chiese espressamente di lasciare il ruolo di seconda punta per tornare lungo l’asse mancino. Accontentato ma nel 4-4-2 complessivo con le criticità sopra descritte. Oggi, Insigne mette da parte le scorie di un rapporto fra alti e bassi e riparte con un Gattuso che gli concede pieni poteri e quella libertà tattica che poi libera anche la mente.

Una mente giusta, un linguaggio del corpo intelligente fatto di applausi verso i compagni anche quando sbagliano una giocata, di incitamento costante, di leadership, di appartenenza e di spirito di sacrificio. È il primo a dare l’esempio in fase di non possesso, è il primo a non risparmiarsi. E il suo diverso atteggiamento, al di là dei soliti marchi di fabbrica, è apprezzato dal pubblico che dalla sfida col Perugia passando per i successi da underdog contro Lazio e Juventus ha dimenticato i fischi, i rimbrotti, le accuse sostituendoli con scroscianti standing ovation e iperbolici elogi. Insigne è tornato, anche nei panni di leader e di emblema dei suoi tifosi. E lo deve anche a Gattuso e alla fiducia smisurata di Ringhio nei suoi confronti con l’ex allenatore del Milan deciso, subito, a puntare su di lui: (nuovamente) calciatore chiave partenopeo.

l'organizzazione difensiva del Napoli contro la Juventus. Ben otto uomini sotto la linea della palla
l'organizzazione difensiva del Napoli contro la Juventus. Ben otto uomini sotto la linea della palla

L’organizzazione di gioco aiuta Insigne

Un altro elemento importante, che sembra aver influito in questa redenzione azzurra che ha coinvolto Insigne, è l’organizzazione di gioco che il Napoli, pian piano, sta cominciando a mettere in piedi. Il 4-4-2 di Ancelotti, in precedenza, era un elogio dell’improvvisazione, dell’estro dei singoli che, oltre ai concetti di base, avevano l’onere di estrarre dal cilindro la giocata, l’intuizione giusta nel corso di ogni partita. Un concetto di difficile applicazione, alla lunga, quando il gruppo non è composto da tanti, troppi campioni.

E così, dopo un anno di derivazione sarriana, una volta disimparati quei formidabili meccanismi, la manovra campana ristagna e i suoi calciatori non riescono a trovare la quadra. È la storia del recente passato rimpiazzato da un lavoro tattico certosino, da movimenti ripetuti alla nausea, da metodologie "didattiche" differenti capaci di restituire certezze e fondamenta ad un gruppo spaesato, disorientato. E anche in questo senso Insigne, ritrovatosi all’interno di uno spartito più dettagliato, recupera i suoi spazi, le sue giocate, la sua verve tornando fondamentale, vista campionato, vista europeo 2020.

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